Leonardo Colucci
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Calcio

Leonardo Colucci, ex giocatore e tecnico: “E’ sempre emozionante vedere giocare il mio Cerignola”

L’allenatore della Primavera del Bologna traccia un bilancio del Campionato con gli occhi puntati sui gialloblù

Ci sono legami forti che resistono al tempo e alla distanza perchè sono puri, genuini, nati quando da bambini si palleggiava per strada sognando di calpestare un campo da gioco. Leonardo Colucci, ex giocatore e tecnico della Primavera del Bologna, parla del "suo" Cerignola come di una persona cara che, nonostante sia lontana fisicamente, è sempre presente nella mente e nel cuore.

A lui abbiamo chiesto un'opinione sull'attuale Campionato di serie C e sulla "galoppata" dell'Audace Cerignola verso l'ambiziosa vetta della serie B.

L'Audace Cerignola è in lotta per la promozione in serie B, un'intera città sogna ad occhi aperti. Che effetto fa tutto questo a Leo Colucci, cerignolano purosangue? Come vive l'emozione delle partite quando la squadra della sua città natale scende in campo?

"Provo un grande piacere nel vedere la mia squadra del cuore lottare per la conquista della serie B. Seguo il Cerignola da sempre, con un pathos particolare perché è la squadra in cui ho cominciato a giocare e a cui sono legato da un rapporto particolare, direi viscerale"

Svestendo per un attimo i panni di cerignolano e di tecnico professionista, qual è il suo giudizio sul Campionato di serie C in corso? Secondo Lei il Cerignola può farcela a compiere il grande salto di categoria?

"Secondo me il girone C è il più difficile dei tre. Ci sono squadre importanti, ma soprattutto città con un blasone altisonante e con più di 200 mila abitanti come Foggia, Avellino, Benevento, Messina, Crotone, Catania. Non è certo facile lottare contro queste squadre blasonate, ma il Cerignola può ambire al grande salto perché ha cominciato a costruire questa stagione da molto tempo, con una struttura societaria e di squadra importante. La speranza è che possa quindi avverarsi il sogno di riuscire a conquistare la serie B, sarebbe un orgoglio per tutta la comunità cerignolana"

Più volte, nel ruolo di allenatore, il suo nome è stato accostato al Cerignola. Ad un certo punto i rumors avevano dato per scontato il suo arrivo sulla panchina gialloblù. Quanto avrebbe gradito questa esperienza?

"Sì è verissimo, avevo parlato con il patron Michele Grieco, con il Presidente Nicola e con il Direttore sportivo Elio Di Toro. La voglia di tornare a vestire i colori gialloblù e di lottare insieme alla mia gente per i nostri colori mi riempiva e mi riempie tutt'ora di emozioni. Ma in quel periodo ero impossibilitato a spostarmi da Bologna, dalla mia famiglia. Quindi ho ringraziato per la proposta e a malincuore ho rinunciato. Sono e sarò sempre grato alla famiglia Grieco anche solo per avermi interpellato con l'intenzione di farmi guidare la nostra squadra. Aldilà di questo, sono legato alla realtà gialloblù da un cordone ombelicale che mai si staccherà".

Dopo le numerose esperienze in panchina di prima squadra Lei ha scelto di allenare la Primavera del Bologna. Si tratta comunque di una scelta/chiamata di altissimo livello. Può rappresentare, a suo parere, un nuovo trampolino per allenare in serie A?

"Sì, quest'anno ho ricevuto tante proposte da squadre di Lega Pro, tante le ho declinate, con altre non ho trovato l'accordo. Poi mi ha chiamato il direttore sportivo, nonché amico Di Vaio, per allenare e rientrare nel settore giovanile del Bologna, e non potevo dirgli di no perché vivo a Bologna, sono qui da otto anni, e inoltre mi piace molto allenare i giovani. Sono contento di far capire loro che per arrivare a certi livelli bisogna sempre lottare, perché nessuno regala niente, e poi che se un ragazzo non dovesse diventare un giocatore ci sono tante altre strade nella vita. Comunque volevo sottolineare che io non ho l'ossessione di allenare in serie A. Per quanto mi riguarda, essere in un rettangolo di gioco mi regala da sempre una grande soddisfazione, aldilà della categoria. La passione per questo sport mi ha sempre portato oltre ogni categoria"

19 Dicembre 2022: cosa le ricorda questa data? Cerignola affronta la Juve Stabia, è la prima volta di Colucci al Monterisi da avversario. Cosa ha provato durante quella gara storica, avendo compreso di essere molto amato e stimato da tutti i cerignolani?

"Quella data per me rappresenta un ricordo bellissimo. Sono tornato a Cerignola, "abbasc au camp", che per me, sin dai 5-6 anni, vivendo nei pressi del campo sportivo, era diventata la mia seconda casa. Ho provato una forte emozione trovandomi difronte alla mia gente, la porterò sempre nel mio cuore. Io ho giocato nella squadra della mia città coronando un sogno accarezzato sin da bambino. Infatti non nascondo che provo più grande piacere e soddisfazione nel ricordare le mie 116 presenze con la maglia dell'Audace Cerignola che le più di 400 presenze nei professionisti. Il mio sogno è stato sempre sempre quello di giocare nel Cerignola, i miei idoli (con cui ho avuto anche l'onore e la fortuna di giocare) sono stati: Rino Lombardo, Nardino Virgilio, il mio omonimo Gino Colucci, Matteo Vigilia, il compianto Matteo Dimmito, Mastroserio, Stellardi. Sono cresciuto con la voglia di giocare con loro e soprattutto di vestire la maglia gialloblù"

Quale esperienza calcistica, tra quelle avute nella sua carriera, Le è rimasta più impressa e perché?

"Per quanto riguarda le esperienze calcistiche, sono state tutte belle e positive. Ma Verona e Bologna sono le due città che mi hanno dato tanto sotto tutti i punti di vista. A Verona per cinque anni in sei anni sono stato il Capitano, è stato motivo di orgoglio rappresentare in qualità di capitano un'intera città dal blasone dell'Hellas. Poi c'è Bologna, ci vivo, da nove anni indosso i colori rossoblù, qui è nata mia figlia, quindi l'emozione e il senso di appartenenza per questa città sono notevoli"

A chiusura dell'intervista, Leo Colucci saluta i cerignolani con un caloroso "Forza Audace Cerignola".

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