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Calcio
Giovanni Volpe, Audace Cerignola: “Qui ho trovato dei veri combattenti, io sono come loro”
Entusiasta e determinato, l’attaccante napoletano racconta la sua esperienza gialloblù
Cerignola - sabato 22 febbraio 2025
13.53
Arrivato a Cerignola lo scorso Gennaio, Giovanni Volpe, napoletano classe 2002, si è subito fatto notare per il piglio decisivo e la concretezza delle azioni in campo. E' un ragazzo solare, con lo sguardo attento e vivace, un calciatore professionista che ammette con umiltà di avere ogni giorno qualcosa di nuovo da imparare. E' anche un trascinatore, che vive ogni partita come se fosse la prima o l'ultima, e che in panchina o in campo non si risparmia mai.
"Da tempo osservavo la squadra del Cerignola durante il Campionato, mi piaceva e avevo già intenzione di venire qui (anche perché conosco molti ragazzi della squadra). L'anno scorso però ho voluto giocarmi la carta della serie B con il Catanzaro, anche se non è andata come mi aspettavo. Poi il mio procuratore e il direttore sportivo Di Toro si sono incontrati e hanno pensato alla soluzione migliore per farmi entrare in squadra. A Gennaio ho avuto altre chiamate, ma le ho rifiutate tutte e ho preferito invece la chiamata del Cerignola", spiega Giovanni.
Vincere il campionato con la maglia dell'Audace Cerignola avrebbe un sapore diverso, anche per Giovanni. "Sarebbe una vittoria esaltante, anche perché inaspettata, rispetto a squadre blasonate come Avellino e Benevento", ammette.
Ciao Giovanni. Cosa hai pensato quando sei arrivato a Cerignola e hai conosciuto la squadra?
"Appena sono arrivato a Cerignola mi sono reso conto che è una squadra forte. Ho subito pensato: questi ragazzi hanno una fame, una voglia di vincere, una determinazione che ho anche io, come persona e come calciatore. Mi sono immediatamente trovato a mio agio, perché condivido con i compagni questo atteggiamento. Con Luca Russo e Mattia Tascone, che sono napoletani come me, condivido la rabbia, la voglia di rivalsa, apprezzo molto la loro carriera e quello che hanno fatto, si sono fatti da soli partendo dal basso, come la maggior parte dei ragazzi che sono in squadra".
Sei capace di ricoprire ben tre ruoli in campo: cosa pensi al riguardo?
"Quando ero più piccolo, ho sempre pensato che il mio ruolo fosse esterno d'attacco. Nella mia carriera però non ho mai svolto questo ruolo, con il tempo ho imparato che dovevo mettermi a disposizione, e con attenzione e umiltà mi sono impegnato a ricoprire nella maniera migliore i ruoli che servivano in campo. Altrimenti rischiavo di non giocare mai!"
Come arriva l'Audace alla partita contro il Sorrento?
"Andremo a Sorrento con lo stesso spirito con cui abbiamo affrontato le altre partite sino ad ora: con equilibrio, intensità, a viso aperto, senza programmi specifici ma con la voglia di dare il meglio".
Ti va di parlarci della tua famiglia e di qualche aneddoto della tua infanzia?
"Io ho una sorella più grande di un anno. In famiglia non ci sono calciatori, solo mio nonno ha giocato a calcio, ma poi si è infortunato il ginocchio e ha smesso subito. Mio padre non è proprio sportivo, mentre mia madre ha praticato atletica leggera. I miei genitori mi stanno seguendo di più adesso, vengono spesso allo stadio a vedermi giocare. Da piccolo invece mi hanno sempre consentito di decidere con la mia testa (ovviamente dandomi consigli e con la loro supervisione), ma non sono mai stati genitori troppo presenti o pressanti. E infatti mi sento di ringraziarli per questo, perché grazie a loro sono cresciuto e maturato più in fretta rispetto ai miei coetanei. Abbiamo vissuto sei anni a Torino, e durante questo periodo ho fatto diversi provini alla Juventus. Una volta ricordo di essermi presentato lì con la maglia del Napoli che mi aveva messo mio padre. Ovviamente non mi hanno preso. A tredici anni sono andato alla Pro Vercelli, ero in un convitto con altri ragazzi, ma sono rimasto solo otto mesi perché non riuscivo a stare lontano da Napoli, dove nel frattempo i miei genitori erano tornati."
Hai un sogno da realizzare?
"Io vivo di tanti piccoli obiettivi. Una volta raggiunto uno, me ne prefiggo un altro, in modo da poter arrivare ad obiettivi più grandi in modo graduale. Mi piace avere i piedi per terra, sono sempre stato realista"
E' arrivato il momento di sognare insieme: Giovanni Volpe è uno dei protagonisti della favola gialloblù.
"Da tempo osservavo la squadra del Cerignola durante il Campionato, mi piaceva e avevo già intenzione di venire qui (anche perché conosco molti ragazzi della squadra). L'anno scorso però ho voluto giocarmi la carta della serie B con il Catanzaro, anche se non è andata come mi aspettavo. Poi il mio procuratore e il direttore sportivo Di Toro si sono incontrati e hanno pensato alla soluzione migliore per farmi entrare in squadra. A Gennaio ho avuto altre chiamate, ma le ho rifiutate tutte e ho preferito invece la chiamata del Cerignola", spiega Giovanni.
Vincere il campionato con la maglia dell'Audace Cerignola avrebbe un sapore diverso, anche per Giovanni. "Sarebbe una vittoria esaltante, anche perché inaspettata, rispetto a squadre blasonate come Avellino e Benevento", ammette.
Ciao Giovanni. Cosa hai pensato quando sei arrivato a Cerignola e hai conosciuto la squadra?
"Appena sono arrivato a Cerignola mi sono reso conto che è una squadra forte. Ho subito pensato: questi ragazzi hanno una fame, una voglia di vincere, una determinazione che ho anche io, come persona e come calciatore. Mi sono immediatamente trovato a mio agio, perché condivido con i compagni questo atteggiamento. Con Luca Russo e Mattia Tascone, che sono napoletani come me, condivido la rabbia, la voglia di rivalsa, apprezzo molto la loro carriera e quello che hanno fatto, si sono fatti da soli partendo dal basso, come la maggior parte dei ragazzi che sono in squadra".
Sei capace di ricoprire ben tre ruoli in campo: cosa pensi al riguardo?
"Quando ero più piccolo, ho sempre pensato che il mio ruolo fosse esterno d'attacco. Nella mia carriera però non ho mai svolto questo ruolo, con il tempo ho imparato che dovevo mettermi a disposizione, e con attenzione e umiltà mi sono impegnato a ricoprire nella maniera migliore i ruoli che servivano in campo. Altrimenti rischiavo di non giocare mai!"
Come arriva l'Audace alla partita contro il Sorrento?
"Andremo a Sorrento con lo stesso spirito con cui abbiamo affrontato le altre partite sino ad ora: con equilibrio, intensità, a viso aperto, senza programmi specifici ma con la voglia di dare il meglio".
Ti va di parlarci della tua famiglia e di qualche aneddoto della tua infanzia?
"Io ho una sorella più grande di un anno. In famiglia non ci sono calciatori, solo mio nonno ha giocato a calcio, ma poi si è infortunato il ginocchio e ha smesso subito. Mio padre non è proprio sportivo, mentre mia madre ha praticato atletica leggera. I miei genitori mi stanno seguendo di più adesso, vengono spesso allo stadio a vedermi giocare. Da piccolo invece mi hanno sempre consentito di decidere con la mia testa (ovviamente dandomi consigli e con la loro supervisione), ma non sono mai stati genitori troppo presenti o pressanti. E infatti mi sento di ringraziarli per questo, perché grazie a loro sono cresciuto e maturato più in fretta rispetto ai miei coetanei. Abbiamo vissuto sei anni a Torino, e durante questo periodo ho fatto diversi provini alla Juventus. Una volta ricordo di essermi presentato lì con la maglia del Napoli che mi aveva messo mio padre. Ovviamente non mi hanno preso. A tredici anni sono andato alla Pro Vercelli, ero in un convitto con altri ragazzi, ma sono rimasto solo otto mesi perché non riuscivo a stare lontano da Napoli, dove nel frattempo i miei genitori erano tornati."
Hai un sogno da realizzare?
"Io vivo di tanti piccoli obiettivi. Una volta raggiunto uno, me ne prefiggo un altro, in modo da poter arrivare ad obiettivi più grandi in modo graduale. Mi piace avere i piedi per terra, sono sempre stato realista"
E' arrivato il momento di sognare insieme: Giovanni Volpe è uno dei protagonisti della favola gialloblù.