Calcio
Gallo al Massimo
Il mister ofantino è tornato ad allenare. C’è una D da conquistare con il Lavello: l’intervista.
Cerignola - venerdì 15 febbraio 2019
9.41
Lo ha fatto nel suo perfetto stile: quasi in silenzio, in punta di piedi. Per uno che non ha mai amato stare al centro dell'attenzione (figurarsi sui media) è normale consuetudine. C'è tanta rinnovata carica in Massimo. La panchina gli è mancata (eccome se non gli è mancata): "Non mi aspettavo di restare tutto questo tempo senza allenare – confessa il mister - Il calcio, fin da piccolo, è la mia vita e starne lontano per due anni, per di più dopo i tanti successi raggiunti con l'Audace Cerignola, è stato inaspettato. Con calma però siamo rientrati in corsa". Esordisce così Gallo in una lunga e piacevole intervista concessaci in esclusiva. Quella corsa in cui dare sempre il 'massimo'. Eccola la parolina più usata durante la 'chiacchierata', quella che più gli sta a cuore (e non perché ricorda il suo nome). Casualità o meno, Massimo Gallo va di corsa. Si percepisce che vuole recuperare il tempo senza panchina per rivivere quelle emozioni che tanto gli mancavano.
Ecco allora che quella del Lavello diventa davvero l'occasione per ricominciare (si) ma anche per rilanciarsi. "A Lavello ci ho giocato per due anni (in serie D con mister Caprioli e il presidente Robbe ndr). Conosco bene città e ambiente e ritornarci da allenatore non può che farmi piacere. Sicuramente sarà un'occasione per rilanciarmi e raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato". Ma cosa gli ha spinto ad accettare la proposta gialloverde? "Beh in primis devo ringraziare il direttore Angelo Angiolino (ex DG dell'Audace Cerignola, e ufficialmente da ieri nuovo direttore generale del Lavello) che mi ha fortemente voluto. E poi, ho visto una società genuina, fatta da persone splendide, che mi dava la possibilità di lavorare secondo le mie idee e il mio concetto di far calcio". Sotto con gli allenamenti quindi e confermato il 4-2-3-1 anche se Gallo prima ancora dei principi di gioco ha cercato di far leva ed allenare i sentimenti umani come il coraggio, l'ambizione, il desiderio. "Sinceramente fin dal primo istante ho avuto la percezione di trovare una squadra che mi seguisse. Il Lavello è stato costruito per vincere il campionato e devo dire di aver ereditato una buona squadra, fatta da elementi abbastanza validi. Per questo, colgo l'occasione, per ringraziare l'ex allenatore Giuseppe Alberti che ha comunque fatto un buon lavoro". La partenza è stata di quelle lanciate: 4 partite e 12 punti con 11 gol fatti e solo due incassati. "E' la conseguenza dell'applicazione e della voglia di cambiare pagina, abitudini e modo di approccio alla partita fin dal pre gara. Siamo sulla buona strada ma c'è ancora tanto da lavorare". Anche perché in classifica il Grumentum fa da battistrada a più sei ma con una gara in più. E poi c'è il Melfi a più uno sulla squadra del tecnico ofantino. "Siamo terzi è vero ma noi dobbiamo pensare solo a noi stessi e a fare bene il nostro lavoro, cercando di entrare in campo per dare il massimo. E quando questo viene fatto nessun ti potrà dire nulla anche se il risultato poi sarà negativo. La nostra mentalità è di vincere le partite e dare il massimo fino alla fine". Il massimo appunto. Senza, la promozione in D diventa davvero difficile. E infatti, il tecnico rincarna la dose: "La promozione si conquista solo dando il massimo. Non voglio ne sognarla, ne prometterla. Dobbiamo lavorarci giorno dopo giorno aggiungendoci sempre qualcosa in più".
Dall'Eccellenza Pugliese, toccata per una sola vittoriosa partita contro l'Hellas Taranto, a quella lucana: "Sono due tipi di calcio diversi – ammette il tecnico - In Puglia il campionato è sicuramente più competitivo, dove fa la differenza anche il fattore ambientale. La Basilicata non è da meno anche se ad esempio qui
l'ultima in classifica è realmente l'ultima in Puglia invece anche il fanalino di coda può darti fastidio e toglierti punti". A Lavello adesso c'è un sogno da inseguire con Massimo Gallo nuovo timoniere. Quel sogno che per lui ha rappresentato la panchina dell'Audace. "Chi non vorrebbe allenare la squadra della sua città? E' stata un'esperienza che di certo mi ha arricchito. In passato sono sempre subentrato come giocatore/allenatore, a Cerignola invece ho avuto la possibilità di cominciare un certo lavoro, fin dal ritiro, circondato da persone che hanno sposato la mia causa. Posso affermare di essere cresciuto sia umanamente che professionalmente".
Senza rancori e senza rammarichi. Cerignola è la sua città, ed è stata la sua ultima squadra. Ora però c'è il Lavello. E allora, vai Massimo: vai a gonfie vele.