Calcio
Audace Cerignola, Sansone: «L'Audace una società tra le più solide in Italia, merita il professionismo»
«Cerignola, per quello che ha subito lo scorso anno, meriterebbe a prescindere la serie C»
Cerignola - domenica 10 maggio 2020
10.11
È di sicuro uno dei giocatori più rappresentativi della rosa gialloblù ofantina, uno dei protagonisti della rimonta che il Cerignola stava mettendo in atto prima dello stop ai campionati dettato dall'emergenza legata al Coronavirus: Gianluca Sansone, esperto calciatore classe 1987, racconta ai nostri microfoni le sue sensazioni da giocatore dell'Audace Cerignola in merito agli ultimi accadimenti e, soprattutto, ad una difficile ripresa in queste settimane dei tornei dilettantistici e non.
Come si vive ai tempi del Coronavirus?
«Beh, fino al 4 Maggio l'ho vissuta come tutto il resto del paese a casa, allenandomi e tenendomi impegnato per far passare il tempo senza annoiarmi. Ho la fortuna di avere il cane, quindi durante la giornata una boccata d'aria la prendevo sempre».
Cosa ti manca della tua quotidianità?
«Parlavo con i miei compagni extra calcio e la cosa che lamentavano tutti era il non poter lavorare. Anche per me è la stessa cosa, perché per me il calcio è un lavoro ed è ovvio che mi manchino gli allenamenti, i compagni, il campo e le partite della domenica. Quando viviamo le cose nella normalità, molte volte le diamo per scontate, ma quando ci vengono tolte ci rendiamo conto di quanto davvero siano importanti. Spero che tutti possano riflettere adesso, perché abbiamo la possibilità di poter uscire, ma la gente continua a morire e di sicuro non ne siamo ancora totalmente fuori».
Lo stop dei campionati è arrivato proprio nel vostro momento migliore. Quanto credevate nella rimonta?
«Ci credevamo tantissimo. In questi mesi ho notato che non c'era molto equilibrio, nel senso che con un paio di vittorie tutti si esaltavano e con una sconfitta o un pareggio ci davano tutti addosso, ma noi ci abbiamo sempre creduto. Ad ogni partita abbiamo fatto di tutto per recuperare dei punti e avvicinarci alla vetta. Avevamo anche affrontato le prime della classe e tutti i presupposti per potercela fare. Poi è arrivato questo stop inaspettato».
Si parla tanto di riforme ai campionati e ripescaggi: il Cerignola quanto è vicino alla C secondo Sansone?
«Molto probabilmente avranno dei motivi validi per farle, ma sarà difficile. Cerignola, per quello che ha subìto lo scorso anno, meriterebbe a prescindere la serie C. È importante anche per la solidità della società e sappiamo bene che nel calcio ce ne sono molte che fanno fatica a pagare gli stipendi».
In caso di un altro anno in D resterà a Cerignola? Come si sta trovando?
«Per me la categoria arriva fino ad un certo punto. Avendo avuto la fortuna di giocarle tutte, ad oggi, pensare di giocare in serie D piuttosto che in B o in C, non è quello che mi fa la differenza. A Cerignola ho riscoperto dei valori umani che nel calcio non vedevo da tanto, perché più sali di categoria e più questi valori vengono a mancare. Personalmente sono contentissimo dell'esperienza fatta con l'Audace, al momento giusto ne riparleremo e valuteremo il da farsi».
Il suo numero di maglia è il 12, ha un significato particolare?
«È il mio numero fortunato. Dove ho potuto l'ho sempre preso, altrimenti ho giocato con altri numeri importanti, ma il 12 è il numero che mi ha portato sempre fortuna e che non cambierei mai. Spesso ho dovuto combattere per averlo (ride, ndr). In B non si poteva scegliere, a Torino invece non l'ho potuto prendere perché era il numero dei tifosi. Insomma, non l'ho potuto avere sempre, ma è quello è il mio numero».
Il gol più bello della sua carriera?
«Bella domanda. Sono sincero, non saprei cosa risponderle perché ce ne sono tanti che ricordo con piacere, ma tra questi ci metto anche quello contro il Sorrento realizzato quest'anno in una delle migliori partite da noi disputate in questa stagione».
Come si vive ai tempi del Coronavirus?
«Beh, fino al 4 Maggio l'ho vissuta come tutto il resto del paese a casa, allenandomi e tenendomi impegnato per far passare il tempo senza annoiarmi. Ho la fortuna di avere il cane, quindi durante la giornata una boccata d'aria la prendevo sempre».
Cosa ti manca della tua quotidianità?
«Parlavo con i miei compagni extra calcio e la cosa che lamentavano tutti era il non poter lavorare. Anche per me è la stessa cosa, perché per me il calcio è un lavoro ed è ovvio che mi manchino gli allenamenti, i compagni, il campo e le partite della domenica. Quando viviamo le cose nella normalità, molte volte le diamo per scontate, ma quando ci vengono tolte ci rendiamo conto di quanto davvero siano importanti. Spero che tutti possano riflettere adesso, perché abbiamo la possibilità di poter uscire, ma la gente continua a morire e di sicuro non ne siamo ancora totalmente fuori».
Lo stop dei campionati è arrivato proprio nel vostro momento migliore. Quanto credevate nella rimonta?
«Ci credevamo tantissimo. In questi mesi ho notato che non c'era molto equilibrio, nel senso che con un paio di vittorie tutti si esaltavano e con una sconfitta o un pareggio ci davano tutti addosso, ma noi ci abbiamo sempre creduto. Ad ogni partita abbiamo fatto di tutto per recuperare dei punti e avvicinarci alla vetta. Avevamo anche affrontato le prime della classe e tutti i presupposti per potercela fare. Poi è arrivato questo stop inaspettato».
Si parla tanto di riforme ai campionati e ripescaggi: il Cerignola quanto è vicino alla C secondo Sansone?
«Molto probabilmente avranno dei motivi validi per farle, ma sarà difficile. Cerignola, per quello che ha subìto lo scorso anno, meriterebbe a prescindere la serie C. È importante anche per la solidità della società e sappiamo bene che nel calcio ce ne sono molte che fanno fatica a pagare gli stipendi».
In caso di un altro anno in D resterà a Cerignola? Come si sta trovando?
«Per me la categoria arriva fino ad un certo punto. Avendo avuto la fortuna di giocarle tutte, ad oggi, pensare di giocare in serie D piuttosto che in B o in C, non è quello che mi fa la differenza. A Cerignola ho riscoperto dei valori umani che nel calcio non vedevo da tanto, perché più sali di categoria e più questi valori vengono a mancare. Personalmente sono contentissimo dell'esperienza fatta con l'Audace, al momento giusto ne riparleremo e valuteremo il da farsi».
Il suo numero di maglia è il 12, ha un significato particolare?
«È il mio numero fortunato. Dove ho potuto l'ho sempre preso, altrimenti ho giocato con altri numeri importanti, ma il 12 è il numero che mi ha portato sempre fortuna e che non cambierei mai. Spesso ho dovuto combattere per averlo (ride, ndr). In B non si poteva scegliere, a Torino invece non l'ho potuto prendere perché era il numero dei tifosi. Insomma, non l'ho potuto avere sempre, ma è quello è il mio numero».
Il gol più bello della sua carriera?
«Bella domanda. Sono sincero, non saprei cosa risponderle perché ce ne sono tanti che ricordo con piacere, ma tra questi ci metto anche quello contro il Sorrento realizzato quest'anno in una delle migliori partite da noi disputate in questa stagione».