Calcio
Alla scoperta di Domenico Cannone
Il guardalinee fresco d’esordio in Eccellenza dopo soli 15 gettoni in Promozione."La strada è ancora lunga”
Cerignola - martedì 5 gennaio 2016
10.20
Inizia così l'intervista: è un Cannone sorridente ed entusiasta per il traguardo raggiunto. 25 anni ed una lunga probabile carriera davanti a se; tanto deciso quanto ambizioso, amante del calcio e della musica (dei Coldplay in particolare). C'è ancora tanta strada da percorrere ma una buona fetta è stata già attraversata. E se proviamo a voltarci e a guardarci alle spalle? La bandierina della partenza è fissata sul lontano 3 marzo 2013, giorno dell'esordio come arbitro: "Ho un ricordo nitido di quella partita. Era una gara di giovanissimi provinciali (partono tutti da lì ndr) e in campo c'erano Audace Cerignola - United Foggia. Finì 1-1". Parte da qui la nuova carriera d'arbitro di Cannone "l'idea mi è sempre piaciuta ma poi è stato il caso a renderla concreta, quando un mio collega universitario mi invitò a partecipare ai corsi". Il caso per cominciare ok, ma poi Domenico ci mette il suo per proseguire. Tanta passione e determinazione; tante gare di giovanissimi, allievi, juniores, terza e seconda categoria dirette, prima dell'obbligato passaggio ad assistente nel 2014-2015. "Quella è stata una stagione tenuta su buoni ritmi in cui ho fatto il mio esordio in Promozione". Tappe bruciate, quel percorso che avanza e arriva fino all'esordio in Eccellenza "Era il 19 novembre e giocavano Altamura – Grottaglie. Risultato? 1-1". Ha quel punteggio nel destino, lui che poi tanto scaramantico non è. Non usa, infatti, riti particolari prima di ogni gara "Ogni partita va preparata in maniera diversa. E' importante conoscere le squadre, i giocatori. Credo sia decisivo arrivare tranquilli e sereni alla domenica in modo da poter fare una buona prestazione". Ma come è stato vissuto il giorno dell'esordio in Eccellenza? "E' stato particolare. L'ho vissuto con molta gioia e soddisfazione perché in cuor mio ho sempre sperato di esordire in Eccellenza quanto prima".
Bene(!) desiderio esaudito. Proviamo quindi ad entrare nello specifico del mestiere dell'assistente. Mestiere facile, poca pressione con poche responsabilità/errori. Lui ride, scherza e afferma: "Essere arbitro non è facile. C'è bisogno di tanta pazienza per sopportare la pressione che ti trasmettono giocatori, dirigenti e tifosi. Bisogna essere molto concentrati, avere tanta personalità e determinazione perché prendere decisioni in pochi secondi non è mai facile". Eccola la parolina chiave che Cannone ripeterà più volte: la concentrazione. Elemento imprescindibile per qualsiasi arbitro, fondamentale anche per gestire la tensione: "La Promozione e l'Eccellenza pugliese sono campionati che, a livello regionale, sono tra i più seguiti. Il pubblico è sempre presente. Credo che riesci a gestire la pressione con la massima concentrazione, pensando solo a quello che succede in campo e lasciandoti alle spalle quello che può dirti un tifoso". Quei tifosi pronti a contestarti, a lanciarti "raffinate" (per usare un eufemismo) parole non solo quando si sbaglia: "L'errore per un arbitro è sempre dietro l'angolo. E' difficile il più delle volte accorgersene nell'immediato, in partita non hai il tempo di percepirlo. Anche perché poi, fossilizzarti su quell'errore, può portarti a commetterne altri". Allora proviamo ad incalzare: quanto è difficile giudicare un fuorigioco? Cannone ci pensa e afferma: "E' una questione di millesimi di secondo. Essere non perfettamente allineati, vedere o sentire partire il pallone in ritardo può farti prendere una decisione sbagliata. Quindi serve concentrazione e un perfetto posizionamento per farti prendere la giusta decisione". Eccolo il segreto, nemmeno troppo velato. Quella continua ricerca di concertazione (e cosa sennò?) e posizionamento per non incappare nell'errore.
L'intervista non può concludersi con i "classici" sogni e la gara che porta nel cuore. "Immancabili" il commento dell'assistente che comincia: "Non ho un gara particolare che porto nel cuore ma sono affezionato a quelle partite in cui sugli spalti c'era qualcuno d'importante per la mia vita a vedermi". Dietro la divisa nera (oggi giorno gialla fluo) c'è anche del sentimentale e una forte ambizione in vista del futuro: "Ho il sogno, che poi è anche il mio obiettivo, di arrivare il più lontano possibile, accettando i propri limiti e salendo di categoria passo dopo passo. Credo che solo così si possono raggiungere i più alti traguardi".
E' buio fuori, si è fatto un po' tardi e ora si può uscire. Macchè (!), si resta in casa: c'è un partita da dover arbitrare il giorno dopo. Sveglia presto e via verso una nuova destinazione. La strada da percorrere è ancora lunga e Cannone non ha nessuna intenzione di fermarsi.