Gigi Dipasquale
Gigi Dipasquale
Calcio

A tutto Dipasquale

Il numero 9 gialloblu si racconta.“La serie A che emozione. Ora sogno di portare l’Audace in alto”

Il saluto di Gigi Dipasquale ai suoi tifosi
Il Monterisi, giardino di casa da ormai un anno e mezzo, teatro di tante vittorie, grandi prestazioni e soprattutto gol. Ci accoglie lì capitan Dipasquale per una lunga ed intensa intervista in cui ripercorrere una carriera importante fatta di aneddoti, storie, l'esordio e il gol in serie A, i tanti infortuni che ne hanno bloccato l'ascesa, prima di approdare nella squadra della sua città. Quell'Audace di cui ora è capitano e trascinatore. Dopo ogni gol il saluto, lo sguardo in tribuna e in curva sono una costante. Quei gol che, in una carriera come la sua, non sono mai mancati. Rutigliano (città dell'inizio) e poi Gallipoli, Pescina, Perugia e Brescia (solo per citarne alcune): di reti Dipasquale ne ha sempre gonfiate. Sempre con la stessa volontà, con la stessa determinazione e umiltà. Anche ora, quando si racconta per quindici minuti in maglietta, pantaloncini e scarpette. Poi il mister chiama e Gigi corre ad allenarsi: c'è la partita di San Marco da preparare.

Gigi hai iniziato nel lontano '98 a Rutigliano e ora giochi nella squadra della tua città! Ripercorrendo tutta la tua carriera, quanto sei soddisfatto di quello che hai fatto?
Soddisfatto tantissimo. Sono cresciuto nelle giovanili del Bari prima di cominciare a girare. Sono approdato in serie A con il Brescia, poi tanti anni di serie C. Credo che la mia più grande sfortuna siano stati i due infortuni al ginocchio a Perugia. Ho avuto tre operazioni e due rotture di crociati nel momento più bello e importante della mia carriera. Forse senza quei brutti infortuni la mia carriera sarebbe potuta andare diversamente.

Gallipoli è stato il trampolino di lancio per la serie A. 31 presenze e 20 gol. Che esperienza è stata?
E' stata una delle esperienze più belle che ho fatto da calciatore. C'era un grande presidente, un gran progetto. Ero amato dai tifosi, abbiamo stravinto il campionato ed io ero diventato capocannoniere dell'Eccellenza. Insomma, è stato un anno bellissimo. Come dici tu, il mio trampolino di lancio per arrivare in A.

La massima serie a 23 anni nel Brescia dei vari Adani, Caracciolo, Di Biagio. Un avventura irripetibile?
La serie A, per tutti quelli che giocano a calcio, è un sogno. Vedere prima tutti quei calciatori in tv e poi spogliarsi a loro fianco è un emozione unica. Ricordo che mister De Biasi e il presidente Corioni decisero di non darmi in prestito perché mi ritenevano all'altezza della serie A. Avevo 23 anni, ero all'apice della carriera.

Se ti dico Brescia – Fiorentina, 15 gennaio 2005, cosa ti viene in mente?
Il primo gol in serie A che resterà per sempre nel cuore. Pensa che in quella gara abbiamo segnato due pugliesi (Miccoli firmò il vantaggio viola ndr). Ero in panchina, si fece male Del Nero e il mister decise di far entrare me e non Sculli. Era l'anticipo delle 18:00, perdevamo 1-0 e a dieci minuti dal termine riuscii a segnare il gol de pari. E' stata una sensazione bellissima ed indimenticabile. Ricordo che al termine della partita io e Miccoli ci siamo prima salutati e poi scambiati la maglia. Che emozione!

Il giocatore più forte che hai sfidato in A?
Kakà mi ha impressionato tantissimo. Poi c'erano i vari Del Piero, Sheva. In più ho avuto la gioia di farmi marcare, seppur per soli 10 minuti, da Maldini a San Siro. Il massimo direi.

Ora, dopo altre avventure e maglia come Perugia, Ostuni, Casarano, con l'approdo dei Grieco sei tornato nella tua città. Che effetto ti fa essere il capitano e giocare per l'Audace?
E' stata una cosa bella che rifarei ancora una volta. Avevo smesso di giocare a calcio e avevo deciso di non tornare più. Dopo, Luca Amoruso e il presidente Grieco mi hanno trasmesso la voglia di tornare e ho subito accettato. Ho indossato tante maglie, giocato con professionisti ma indossare la maglia della tua città anche in campionati inferiori come quello di prima categoria, è un emozione diversa e unica.

Sei il numero 9 per eccellenza. Tanti movimenti, gol, fai salire la squadra. Cosa ti chiede il mister?
Sinceramente il mister non mi chiede mai nulla di particolare. Tralasciando i trascorsi calcistici, sono la persona più grande nello spogliatoio oltre ad essere il capitano e sono il primo a mettermi a disposizione della squadra. Spero, nel mio piccolo, di aiutare i più giovani come Russo, Monopoli. Magari un giorno possono arrivare nel calcio che conta.

13 punti di vantaggio sulla seconda. Campionato chiuso?
No. Abbiamo fatto un girone d'andata strepitoso. Abbiamo vinto tutte le partite pareggiandone solo due. L'importante è non aver mai perso. Penso che se ripartiamo così già da domenica a San Marco in un mese possiamo davvero chiudere il campionato a patto che nessuno abbassi la guardia e molli perché questi campionati sono sempre tosti.

C'è una squadra in particolare che, aldilà del risultato, ti ha maggiormente impressionato?
Per organizzazione e per il reparto offensivo direi l'Ordona. Secondo me è la squadra che più ci ha impensierito.

Scaramanzia e risposte di rito a parte, con quest'Audace così forte non c'è il rischio di annoiarsi?
Ride. No annoiarsi no. Quando entro in campo e vedo lo stadio è sempre una cosa emozionante. Giocare per la tua città deve essere prima un orgoglio e quello che stiamo facendo da un anno e mezzo è qualcosa di straordinario. Per cui non c'è nulla da annoiarsi, bisogna pensare solo a vincere.

21 reti lo scorso anno e campionato stravinto. 5 quelle di quest'anno. Che obiettivi ti poni?
Quest'anno ho realizzato più gol in Coppa (sei) che in campionato. Per un attaccante il gol è la cosa più bella che c'è. Ma, arrivato a questa età, spero solo di portare il Cerignola il più alto possibile. Forse quando avevo vent'anni il gol era più importante perché avevi il desiderio di metterti in mostra, ora invece è tutto diverso. Voglio finire di giocare qui. Non so ancora quanto durerò (spero almeno altri due anni). Poi quando vedrò che non avrò più voglia di allenarmi sarò il primo ad attaccare le scarpe al chiodo.

I rigori però restano un piccolo tabu…
Eh purtroppo si. Ho sempre calciato i rigori ma purtroppo quest'anno va così, vuol dire che non è il periodo giusto.

Arrivato a 35 anni pensa di aver raggiunto tutto quello che poteva raggiungere?
Mmm no! Poi ci pensa e incalza. Sono contento di quello che ho fatto, ho vinto tanto ma anche perso. Penso che avendo avuto per quattro anni i procuratori di Del Piero (D'Amico e Pasqualin) che ogni giorno mi ripetevano quanto di buono avrei potuto fare, se non fosse per gli infortuni, 10 anni in B per la mia stazza e per il giocatore che ero li avrei potuti fare. Purtroppo quel ginocchio…. Ricordo che a Perugia in C1 nelle prime cinque gare segnai 4 gol, capocannoniere della C, ero in prestito e mi voleva mezza serie A. Poi il ginocchio cedette a Massa alla sesta giornata. Campionato finito e tanti problemi fisici. Però non mi posso lamentare dai, qualcosa di bello nella mia carriera l'ho fatta.

Se non fossi diventato calciatore, che cosa avresti fatto?
Eh, questa è davvero una bella domanda… non lo so però sono sicuro che avrei fatto qualcosa.

Che 2016 ti aspetti? L'augurio di buon anno del capitano ai suoi tifosi è…
Calcisticamente parlando mi aspetto un 2016 migliore perché questa grande società merita tanto. Speriamo di chiudere quanto prima il campionato e di festeggiare insieme a tutti i nostri tifosi. Chiudo, augurando un felice anno nuovo a tutti, sperando che sia un 2016 speciale per i colori dell'Audace.
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