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A Cerignola è in corso il campionato assoluto regionale pugliese di scacchi
Giocatori provenienti da tutta la Puglia si sfidano fino a domenica a Villa Torre Quarto per conquistare il titolo di campione Pugliese di scacchi
Cerignola - sabato 19 giugno 2021
21.48
Villa Torre Quarto, una sala ricevimenti immersa nel verde a 3 Km da Cerignola, in questo periodo di inizio estate, soprattutto nei weekend, è solita essere la location di cerimonie varie, di solito matrimoni e di solito anche più di uno al giorno. Quest'anno dal 19 al 21 giugno ospita il Campionato Regionale Pugliese di scacchi. Il torneo ritorna in provincia di Foggia dopo 13 anni, un evento inedito per la città di Cerignola. La mancata disponibilità del palazzetto dello sport Nando Dileo ha costretto l'associazione sportiva dilettantistica Cerignola Scacchi, che ha organizzato il torneo, a scegliere una location abbastanza originale. «Alla fine è stato meglio così – commenta Luigi Ciavarra, uno dei soci fondatori – in questo modo possiamo godere di questa splendida location».
Nel prato che circonda la sala dove gli scacchisti sono impegnati a sfidarsi, il passeggio degli invitati è sostituito dai giocatori intenti a riflettere guardano le scacchiere e analizzando le gare di chi ha già superato il turno. I discorsi, che rivelano i diversi accenti dei partecipanti, lasciano intendere che gli sfidanti si sono mossi da tutta la regione, e non riguardano mutui da accendere, i vestiti degli invitati o le portate del pranzo, ma cavalli da muovere, torri da sacrificare e regine da difendere. Sui tavoli al posto del menù c'è il formulario, il foglietto su cui ogni giocatore annota le proprie mosse.
La sala che ospita il torneo sembra una biblioteca sorvegliata dallo sguardo severo dell'arbitro. Guai ad alzare la voce o fare un rumore qualsiasi, il silenzio che regna stride con il chiasso festoso solito di queste sale. Al posto dei classici tavoli tondi che ospitano gli invitati ci sono dei tavolini quadrati in legno con ai lati i due sfidanti rigorosamente con mascherina sul volto e separati da una barriera di plexiglass. Qualche tavolo ha un solo partecipante che sembra giochi da solo, «Dopo aver fatto la propria mossa ci si può alzare e guardare le partite degli altri mentre si attende quella dello sfidante», mi spiega Luigi.
L'associazione scacchistica a Cerignola è nata nel Novembre del 2018, e anche se causa della pandemia non ha potuto avere un regolare calendario di attività, con l'aumento degli iscritti si è spostata in una sede più grande. Grazie ad un bando del comune organizza corsi gratuiti sia per adulti che per bambini, perché negli scacchi non si gareggia per fasce d'età. «I più grandi possono giocare con i più piccoli – racconta Luigi – chi vince una gara gioca con chi ne ha vinta un'altra, nessuno viene eliminato, tutti giocano fino alla fine del torneo e il vincitore viene stabilito in base alla classifica finale, il più piccolo scacchista del torneo ha 7 anni, il più grande 60.»
Gli scacchi sono uno sport che possono praticare tutti, i più bravi diventano professionisti mentre alcuni riescono addirittura a fare gli insegnanti di professione. «Per diventare professionisti bisogna studiare molto e giocare molto - mi spiega Luigi - la cosa bella degli scacchi è che possono giocare davvero tutti, anche i ciechi con una scacchiera speciale, in un torneo a Campobasso mi è capitato di giocare contro un novantenne e durante la pandemia c'è stato uno scacchista che ha giocato intubato.»
Giuseppe è uno degli sfidanti che viene da lontano, ha guidato per 180Km da Taranto per poter partecipare al torneo. «Per me gli scacchi dovrebbero essere materia di insegnamento obbligatoria nelle scuole – mi dice – questo è uno sport che ti apre la mente e ti aiuta anche nella vita di tutti i giorni perché sviluppa il senso della strategia». Lui ha una disabilità motoria e per camminare usa un bastone a tre piedi, quando gli chiedo come mai ha deciso di dedicarsi al gioco degli scacchi mi risponde sorridendo: «Perché non posso giocare a pallone».
Nel prato che circonda la sala dove gli scacchisti sono impegnati a sfidarsi, il passeggio degli invitati è sostituito dai giocatori intenti a riflettere guardano le scacchiere e analizzando le gare di chi ha già superato il turno. I discorsi, che rivelano i diversi accenti dei partecipanti, lasciano intendere che gli sfidanti si sono mossi da tutta la regione, e non riguardano mutui da accendere, i vestiti degli invitati o le portate del pranzo, ma cavalli da muovere, torri da sacrificare e regine da difendere. Sui tavoli al posto del menù c'è il formulario, il foglietto su cui ogni giocatore annota le proprie mosse.
La sala che ospita il torneo sembra una biblioteca sorvegliata dallo sguardo severo dell'arbitro. Guai ad alzare la voce o fare un rumore qualsiasi, il silenzio che regna stride con il chiasso festoso solito di queste sale. Al posto dei classici tavoli tondi che ospitano gli invitati ci sono dei tavolini quadrati in legno con ai lati i due sfidanti rigorosamente con mascherina sul volto e separati da una barriera di plexiglass. Qualche tavolo ha un solo partecipante che sembra giochi da solo, «Dopo aver fatto la propria mossa ci si può alzare e guardare le partite degli altri mentre si attende quella dello sfidante», mi spiega Luigi.
L'associazione scacchistica a Cerignola è nata nel Novembre del 2018, e anche se causa della pandemia non ha potuto avere un regolare calendario di attività, con l'aumento degli iscritti si è spostata in una sede più grande. Grazie ad un bando del comune organizza corsi gratuiti sia per adulti che per bambini, perché negli scacchi non si gareggia per fasce d'età. «I più grandi possono giocare con i più piccoli – racconta Luigi – chi vince una gara gioca con chi ne ha vinta un'altra, nessuno viene eliminato, tutti giocano fino alla fine del torneo e il vincitore viene stabilito in base alla classifica finale, il più piccolo scacchista del torneo ha 7 anni, il più grande 60.»
Gli scacchi sono uno sport che possono praticare tutti, i più bravi diventano professionisti mentre alcuni riescono addirittura a fare gli insegnanti di professione. «Per diventare professionisti bisogna studiare molto e giocare molto - mi spiega Luigi - la cosa bella degli scacchi è che possono giocare davvero tutti, anche i ciechi con una scacchiera speciale, in un torneo a Campobasso mi è capitato di giocare contro un novantenne e durante la pandemia c'è stato uno scacchista che ha giocato intubato.»
Giuseppe è uno degli sfidanti che viene da lontano, ha guidato per 180Km da Taranto per poter partecipare al torneo. «Per me gli scacchi dovrebbero essere materia di insegnamento obbligatoria nelle scuole – mi dice – questo è uno sport che ti apre la mente e ti aiuta anche nella vita di tutti i giorni perché sviluppa il senso della strategia». Lui ha una disabilità motoria e per camminare usa un bastone a tre piedi, quando gli chiedo come mai ha deciso di dedicarsi al gioco degli scacchi mi risponde sorridendo: «Perché non posso giocare a pallone».