L'ho visto..Al Cinema
Nolan racconta la guerra nel suo “Dunkirk”
Il film narra dell’evacuazione di migliaia di soldati inglesi nel ‘40
martedì 5 settembre 2017
15.01
Non aspettatevi i viaggi nello spazio-tempo di Interstellar, i sogni su più livelli di Inception o i vuoti di memoria di Memento: Dunkirk, l'ultima fatica cinematografica di Christopher Nolan, è un lavoro assolutamente inedito nella filmografia del regista britannico. Il titolo della pellicola fa riferimento a Dunkerque, località francese a 10 km dal confine con il Belgio da cui, nella primavera del 1940, in piena Seconda Guerra Mondiale, fu condotta una spettacolare quanto rischiosa operazione di evacuazione di migliaia di soldati inglesi, circondati dalla minaccia tedesca.
Molo, mare, cielo: la storia è portata avanti seguendo tre linee narrative, a cui si associano archi temporali differenti (rispettivamente, una settimana, un giorno e un'ora). Una caratteristica innovativa del film è la presenza-assenza del nemico: i soldati tedeschi "si sentono", ma non si vedono. La musica del fido Hans Zimmer scandisce il ritmo delle sequenze; i dialoghi lasciano spesso spazio al sonoro; impressiona favorevolmente il realismo dell'incredibile manovra di evacuazione nella Manica. Winston Churchill vuole recuperare trentamila soldati. Ma questi si chiedono se, in caso di buona riuscita dell'operazione, verranno accolti come eroi o vigliacchi.
Con un cast corale di cui fanno parte, tra gli altri, Fionn Whitehead, Tom Hardy e l'idolo delle teenager Harry Styles, oltre all'assenza fisica dell'antagonista, è difficile (se non impossibile) individuare un protagonista centrale. Il tempo, variabile notoriamente impazzita nella filmografia nolaniana, scorre a tre velocità differenti, contribuendo ad avvicinare e ad allontanare volutamente il pericolo di un bombardamento. La mano di Nolan si vede tutta: cambiano le prospettive, mutano le percezioni, ma tutti i personaggi vivono gli identici drammi della guerra. La terraferma gradualmente diventa sempre più vicina, ma il nemico incombe, pronto a colpire.
Con questa pellicola, già ampiamente lodata dalla critica, Nolan si conferma regista poliedrico e di spessore. Convincente e impeccabile, un film assolutamente da vedere. Giusto attendersi diverse candidature ai prossimi Oscar.
Molo, mare, cielo: la storia è portata avanti seguendo tre linee narrative, a cui si associano archi temporali differenti (rispettivamente, una settimana, un giorno e un'ora). Una caratteristica innovativa del film è la presenza-assenza del nemico: i soldati tedeschi "si sentono", ma non si vedono. La musica del fido Hans Zimmer scandisce il ritmo delle sequenze; i dialoghi lasciano spesso spazio al sonoro; impressiona favorevolmente il realismo dell'incredibile manovra di evacuazione nella Manica. Winston Churchill vuole recuperare trentamila soldati. Ma questi si chiedono se, in caso di buona riuscita dell'operazione, verranno accolti come eroi o vigliacchi.
Con un cast corale di cui fanno parte, tra gli altri, Fionn Whitehead, Tom Hardy e l'idolo delle teenager Harry Styles, oltre all'assenza fisica dell'antagonista, è difficile (se non impossibile) individuare un protagonista centrale. Il tempo, variabile notoriamente impazzita nella filmografia nolaniana, scorre a tre velocità differenti, contribuendo ad avvicinare e ad allontanare volutamente il pericolo di un bombardamento. La mano di Nolan si vede tutta: cambiano le prospettive, mutano le percezioni, ma tutti i personaggi vivono gli identici drammi della guerra. La terraferma gradualmente diventa sempre più vicina, ma il nemico incombe, pronto a colpire.
Con questa pellicola, già ampiamente lodata dalla critica, Nolan si conferma regista poliedrico e di spessore. Convincente e impeccabile, un film assolutamente da vedere. Giusto attendersi diverse candidature ai prossimi Oscar.