L'ho visto..Al Cinema
Arrival, si può comunicare con gli alieni?
Il film con protagonista Amy Adams è candidato a otto statuette
sabato 28 gennaio 2017
10.12
La pellicola di fantascienza più attesa dell'anno apre una riflessione decisamente originale nei film di genere: è possibile per l'uomo comunicare con gli alieni? E se sì, come?
Candidato a otto Premi Oscar, "Arrival" di Denis Villeneuve ha per protagonista una grande Amy Adams nei panni di Louise Banks, un'esperta linguista, reclutata dal colonnello Weber (Forest Witakher) insieme ad altre personalità, come il fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner), per entrare in contatto con forme di vita aliene. Sulla Terra, infatti, sono approdate dodici astronavi in altrettanti luoghi del pianeta, scelti apparentemente senza una logica. Perchè sono giunti fin qui? Che cosa vogliono? Si tratta di esseri ostili o cercano un qualche tipo di accordo?
Il ritmo dell'azione scorre, almeno all'inizio, volutamente lento, ma è una lentezza che non stanca. Anzi, si tratta di una tensione che cresce inesorabile verso il primo incontro con gli alieni nell'astronave approdata in Montana (USA), per poi esplodere nel corso della narrazione con dei colpi di scena, i quali spiegheranno alcuni (ma non tutti) degli interrogativi emersi in modo naturale nella mente dello spettatore. Da un punto di vista tecnico, il film appare impeccabile: scenografia maestosa, fotografia sorprendente, musiche emozionali e a tratti inquietanti, in linea con lo stile del compositore islandese Jóhann Jóhannsson, il quale aveva già collaborato con Villeneuve in Sicario.
Tutti i paesi del mondo cercheranno inizialmente di collaborare per evitare una minaccia distruttiva del pianeta. Ma siamo sicuri che gli uomini riusciranno a rimanere uniti nel contrastare il pericolo extraterrestre? E' un punto importante della storia: mentre Louise e Ian cercheranno di stabilire un contatto comunicativo con gli alieni (rappresentati in maniera molto differente da come avviene nell'immaginario collettivo), i leader di alcuni dei paesi più importanti del mondo inizieranno ad avere dei contrasti. E' un paradosso narrativo che fa riflettere, e anche tanto.
In definitiva, un film pieno di effetti speciali, colpi a sorpresa e riflessioni filosofiche. Un ruolo importante sarà giocato dal tempo e dal suo inevitabile (?) scorrere lineare. Rappresenterà la chiave di volta dell'epilogo della storia.
Candidato a otto Premi Oscar, "Arrival" di Denis Villeneuve ha per protagonista una grande Amy Adams nei panni di Louise Banks, un'esperta linguista, reclutata dal colonnello Weber (Forest Witakher) insieme ad altre personalità, come il fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner), per entrare in contatto con forme di vita aliene. Sulla Terra, infatti, sono approdate dodici astronavi in altrettanti luoghi del pianeta, scelti apparentemente senza una logica. Perchè sono giunti fin qui? Che cosa vogliono? Si tratta di esseri ostili o cercano un qualche tipo di accordo?
Il ritmo dell'azione scorre, almeno all'inizio, volutamente lento, ma è una lentezza che non stanca. Anzi, si tratta di una tensione che cresce inesorabile verso il primo incontro con gli alieni nell'astronave approdata in Montana (USA), per poi esplodere nel corso della narrazione con dei colpi di scena, i quali spiegheranno alcuni (ma non tutti) degli interrogativi emersi in modo naturale nella mente dello spettatore. Da un punto di vista tecnico, il film appare impeccabile: scenografia maestosa, fotografia sorprendente, musiche emozionali e a tratti inquietanti, in linea con lo stile del compositore islandese Jóhann Jóhannsson, il quale aveva già collaborato con Villeneuve in Sicario.
Tutti i paesi del mondo cercheranno inizialmente di collaborare per evitare una minaccia distruttiva del pianeta. Ma siamo sicuri che gli uomini riusciranno a rimanere uniti nel contrastare il pericolo extraterrestre? E' un punto importante della storia: mentre Louise e Ian cercheranno di stabilire un contatto comunicativo con gli alieni (rappresentati in maniera molto differente da come avviene nell'immaginario collettivo), i leader di alcuni dei paesi più importanti del mondo inizieranno ad avere dei contrasti. E' un paradosso narrativo che fa riflettere, e anche tanto.
In definitiva, un film pieno di effetti speciali, colpi a sorpresa e riflessioni filosofiche. Un ruolo importante sarà giocato dal tempo e dal suo inevitabile (?) scorrere lineare. Rappresenterà la chiave di volta dell'epilogo della storia.