#Coriandoli, curiosità, aneddoti e mirabilia
Contessa Clara. Bella, appassionata e impudica.
«Sta Donna Clara (nel mio pensiere)/sul damascato letto ampio e profondo:/ splende la nudità ne l'ombra, e il biondo/ capo sorride da l'origliere»
sabato 7 ottobre 2017
16.19
«Sta Donna Clara (nel mio pensiere)/sul damascato letto ampio e profondo:/ splende la nudità ne l'ombra, e il biondo/ capo sorride da l'origliere»: questi versi, in cui è descritta una algida e sensuale creatura fanno parte di una lirica,"Donna Clara", che pare sia stata composta da Gabriele d'Annunzio per Evelina Cattermole, la scrittrice più nota con il nome di Contessa Lara.
Era nata a Firenze, il 26 ottobre 1849 da un professore scozzese, Guglielmo e da Elisa Sandusch, eccellente pianista.
A 22 anni s'innamora perdutamente di un bel tenente dei bersaglieri, Francesco Eugenio Mancini, e lo sposa, convinta di aver trovato l'Amore eterno. Ma ben presto la disillusione: il marito, più interessato al gioco d'azzardo e alle donne dei café-chantante, la trascura.
Ma Evelina è donna di carattere, passionale e anticonformista; la poesia e l'ardore le bruciano l'anima. Comincia a frequentare a Milano, dove risiedono, salotti letterari e i giovani Poeti della Scapigliatura milanese e in uno di questi pomeriggi letterari conosce il giovane veneziano Giuseppe Bennati Baylon e se ne innamora follemente.
Con la complicità della cameriera Giuseppina Dones, diviene la sua amante e gli dedica versi trepidanti:
lo t' amo, t' amo. Oh, ch' altra donna mai
Non susurri al tuo cor questa parola:
Per quanta ne incontrasti e ne vedrai
Anco nei sogni, vo' bastarti io sola.
Gli incontri clandestini fra lei e Giuseppe avvengono in una garçonnière di via dell' Unione, ma la cameriera la tradisce e rivela al maritoil luogo dell'alcova.
Lui vi si precipita e li coglie in flagrante.
A nulla servono le grida disperate di Evelina, il suo buttarsi in ginocchio a chiedergli perdono. Francesco Eugenio Mancini è irremovibile e sfida a duello (alla pistola) Giuseppe Bennati.
Il 7 giugno 1875, all'alba, l'amante cade sotto la mira precisa del marito.
Evelina, alla notizia, ha un collasso; il marito, al processo verrà assolto perché allora l'omicidio d'onore non prevedeva una pena.
Inevitabile il divorzio, plateale la cacciata di casa della "Contessa Lara" con tanto di pubblico ludibrio e della "scomunica" del padre che non vuole riaccoglierla in casa, tanto si sente disonorato dalla condotta della figlia.
Evelina va a vivere a Firenze, in una povera camera e cerca di sopravvivere scrivendo racconti e poesie.
Bellezza eterea e bionda, poetessa colta e raffinata, non passa inosservata.
Il poeta Mario Rapisardi, vedendola passeggiare per una strada di Firenze, si invaghisce di lei alla follia; l'amò tutta la vita di un sentimento devoto e tenace, che lei, sempre più irrequieta e tormentata, non ripagò mai.
Evelina, che ormai si firma con lo pseudonimo felice di "Contessa Lara", conosce d'Annunzio forse grazie ai buoni auspici del Sommaruga, editore di entrambi.
Donna fascinosa e inquieta, vuole continuare a vivere i tormenti del cuore con struggimento e ardore, sfidando i moralisti e il Fato: Gabriele ne è irretito e le riserva versi ardenti e ardimentosi.
Intrecciano una liason? Forse. Lui è rapace, lei impudica.
Scrive versi sempre più appassionati che la rendono apprezzata e famosa, ma, nel contempo, scivola in una esistenza sempre più scandalosa; a 47 anni intreccia una relazione torbida e disperata con un pittore di poche speranze e di molta arroganza, da cui si fa dominare e sfruttare, fino all'epilogo tragico: stanca delle sue vessazioni e delle sue violenze, lo caccia di casa.
Lui esce gridando e insultandola. Tornerà, con una pistola in mano.
Lei si accascerà senza un grido, i begli occhi spalancati sul mondo...
Era nata a Firenze, il 26 ottobre 1849 da un professore scozzese, Guglielmo e da Elisa Sandusch, eccellente pianista.
A 22 anni s'innamora perdutamente di un bel tenente dei bersaglieri, Francesco Eugenio Mancini, e lo sposa, convinta di aver trovato l'Amore eterno. Ma ben presto la disillusione: il marito, più interessato al gioco d'azzardo e alle donne dei café-chantante, la trascura.
Ma Evelina è donna di carattere, passionale e anticonformista; la poesia e l'ardore le bruciano l'anima. Comincia a frequentare a Milano, dove risiedono, salotti letterari e i giovani Poeti della Scapigliatura milanese e in uno di questi pomeriggi letterari conosce il giovane veneziano Giuseppe Bennati Baylon e se ne innamora follemente.
Con la complicità della cameriera Giuseppina Dones, diviene la sua amante e gli dedica versi trepidanti:
lo t' amo, t' amo. Oh, ch' altra donna mai
Non susurri al tuo cor questa parola:
Per quanta ne incontrasti e ne vedrai
Anco nei sogni, vo' bastarti io sola.
Gli incontri clandestini fra lei e Giuseppe avvengono in una garçonnière di via dell' Unione, ma la cameriera la tradisce e rivela al maritoil luogo dell'alcova.
Lui vi si precipita e li coglie in flagrante.
A nulla servono le grida disperate di Evelina, il suo buttarsi in ginocchio a chiedergli perdono. Francesco Eugenio Mancini è irremovibile e sfida a duello (alla pistola) Giuseppe Bennati.
Il 7 giugno 1875, all'alba, l'amante cade sotto la mira precisa del marito.
Evelina, alla notizia, ha un collasso; il marito, al processo verrà assolto perché allora l'omicidio d'onore non prevedeva una pena.
Inevitabile il divorzio, plateale la cacciata di casa della "Contessa Lara" con tanto di pubblico ludibrio e della "scomunica" del padre che non vuole riaccoglierla in casa, tanto si sente disonorato dalla condotta della figlia.
Evelina va a vivere a Firenze, in una povera camera e cerca di sopravvivere scrivendo racconti e poesie.
Bellezza eterea e bionda, poetessa colta e raffinata, non passa inosservata.
Il poeta Mario Rapisardi, vedendola passeggiare per una strada di Firenze, si invaghisce di lei alla follia; l'amò tutta la vita di un sentimento devoto e tenace, che lei, sempre più irrequieta e tormentata, non ripagò mai.
Evelina, che ormai si firma con lo pseudonimo felice di "Contessa Lara", conosce d'Annunzio forse grazie ai buoni auspici del Sommaruga, editore di entrambi.
Donna fascinosa e inquieta, vuole continuare a vivere i tormenti del cuore con struggimento e ardore, sfidando i moralisti e il Fato: Gabriele ne è irretito e le riserva versi ardenti e ardimentosi.
Intrecciano una liason? Forse. Lui è rapace, lei impudica.
Scrive versi sempre più appassionati che la rendono apprezzata e famosa, ma, nel contempo, scivola in una esistenza sempre più scandalosa; a 47 anni intreccia una relazione torbida e disperata con un pittore di poche speranze e di molta arroganza, da cui si fa dominare e sfruttare, fino all'epilogo tragico: stanca delle sue vessazioni e delle sue violenze, lo caccia di casa.
Lui esce gridando e insultandola. Tornerà, con una pistola in mano.
Lei si accascerà senza un grido, i begli occhi spalancati sul mondo...