Vita di città
We Want Cerignola compie tre anni. Corrado Pappagallo: «Bisogna coinvolgere attivamente i cerignolani nelle questioni cittadine»
È una delle piazze social più frequentate della città, il suo fondatore ne traccia un primo bilancio a tre anni dalla rinascita
Cerignola - sabato 13 marzo 2021
18.31
Hai letto su We Want? Questa, per i cerignolani, è diventata ormai una delle frasi di uso comune, almeno da quando è nata una delle piattaforme social più frequentate della città. Luogo di sfogo, confronto, pubblicitario, di condivisione di notizie, We Want Cerignola Official Group, con più di 11mila iscritti e circa 500 post mensili, è diventata sia la scatola nera di ciò che succede nella nostra città, che lo specchio delle nostre abitudini, pregi e debolezze. Il suo fondatore e ideatore è Corrado Pappagallo, 37 anni, vive e lavora a Roma ma è un cerignolano doc. Laureato in Editoria e giornalismo presso l'Università degli studi di Perugia, vanta prestigiose collaborazioni come addetto stampa, tra cui UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale) e Piaggio.
Corrado, come nasce l'idea di We Want?
«L'idea è nata nel 2012 e coincide con il mio rientro a Cerignola dopo un decennio di studio e lavoro in altre città italiane. Confesso che la mia prima reazione dinanzi alle criticità e alle problematiche che abbondavano in ogni dove fu di sdegno e sconforto. Macchine che quasi regolarmente ostruivano le rampe dei marciapiedi riservate alle persone con disabilità, rifiuti abbandonati in ogni angolo della strada, segnali stradali divelti e tanta, tantissima inciviltà diffusa di cui erano in molti a lamentarsi. Amo profondamente la mia città e ho pensato che tali situazioni meritassero di essere raccontate e condivise con i concittadini, all'epoca penalizzati dalla mancanza di valide occasioni mediatiche di dialogo e confronto. We Want ha semplicemente riempito questo vuoto con un unico, preciso scopo: coinvolgere attivamente i cerignolani nelle questioni cittadine e affrontare queste ultime con un approccio squisitamente civico. Ho provato a fornire loro un utile strumento informativo, di denuncia e, soprattutto, di partecipazione fattiva alle dinamiche del territorio, proprio perché reputavo (e reputo tuttora) la stragrande maggioranza dei nostri concittadini persone per bene, lavoratrici e oneste. Ho sempre nutrito una gran fiducia nella nostra città e il fatto che i cerignolani non disponessero di un adeguato luogo di confronto era una lacuna che ritenevo andasse colmata al più presto. We Want, ci tengo a ribadirlo, è patrimonio di tutti i concittadini che abbiano voglia di farne parte e di mettersi in gioco».
Come hai scelto il titolo del gruppo?
«Il titolo originario del gruppo era "We want to believe in Cerignola…and you?", ossia "Noi vogliamo credere in Cerignola…e tu?". Le parole non furono scelte in maniera casuale, ma rispondevano a una logica ben precisa. Cerignola è una città dal potenziale infinito che non ha nulla da invidiare ad altre realtà di pari dimensioni e che, anzi, dispone delle risorse umane e materiali necessarie per ergersi a modello da emulare. Purtroppo, il crescente fenomeno della microcriminalità, i teppismi quotidiani e l'inciviltà di taluni vanno a incidere in maniera drammatica sulla credibilità del nostro territorio e sul coraggio di "credere" in ciò che potremmo essere ma che ancora non siamo. Il titolo scelto incarnava una sorta di "provocazione" indirizzata a tutti i nostri concittadini: Cerignola non è soltanto delinquenza, vandalismo e illegalità. Al contrario, ritengo che queste componenti rispecchino una percentuale trascurabile e residuale che non può e non deve rappresentarci. Noi dobbiamo "credere" di essere anche e soprattutto tanto altro. Soltanto credendoci e adottando comportamenti consoni a tale mentalità potremo crescere e compiere quel salto di qualità da tutti ancora atteso.»
Ad oggi ritieni che il gruppo rispecchi l'intenzione che avevi quando l'hai immaginato?
«Piccola premessa doverosa: We want nasce 9 anni fa e "rinasce" come un'Araba Fenice nel 2018, a seguito degli incresciosi fatti avvenuti nel mese di marzo (furto del profilo facebook di Corrado, ndr). Tornando nel merito della domanda, credo sia difficile dare una risposta ben delineata. Diciamo che We Want ha compiuto un percorso a fasi, costellato di liberi incontri tra cittadini, dibattiti aperti con le autorità amministrative comunali, iniziative di pubblica utilità quali la raccolta dei beni da destinare alla casa di riposo o all'orfanotrofio cittadino e la pulizia della strada di San Marco, ed eventi socialmente più "spensierati" quali, ad esempio, la festa della Pentolaccia nella Villa Comunale e altro ancora. Con il passare del tempo, la community ha assunto una connotazione più informativa, dialogica e di denuncia, diventando una vera e propria "piazza virtuale" in cui l'impegno civico ha assunto sfumature più variegate e la solidarietà tra i cittadini si è palesata in tutta la propria forza.»
Sul gruppo c'è un po' di tutto: notizie, pubblicità di attività commerciali, annunci di ricerca di lavoro, è una cosa che ti fa piacere o preferiresti che i contenuti fossero più specifici?
«Non parlerei di preferenze, quanto piuttosto della naturale evoluzione di uno spazio in continuo divenire che si adegua ai tempi e alle circostanze pur mantenendo ben salda la propria identità. Prendiamo il caso delle réclame commerciali: prima dello scoppio della pandemia da covid-19 erano tassativamente vietate per non incorrere nel rischio di trasformare la bacheca del gruppo in una mera vetrina pubblicitaria. L'avvento del coronavirus e delle conseguenti restrizioni e chiusure che hanno messo in ginocchio i diversi comparti produttivi hanno inevitabilmente condotto a un cambio di paradigma e di prospettiva. Consentire agli esercenti cerignolani di pubblicizzare i propri prodotti e servizi e di godere della visibilità di un gruppo che conta oltre 11.000 iscritti è stato un passo doveroso e necessario per dare loro un seppur minimo e modesto supporto. Per quel che concerne gli annunci di ricerca, i post relativi a offerte e domande di lavoro e le denunce di natura sociale e civica, altro non sono che ulteriori opportunità accordate dalla piattaforma ai cerignolani in difficoltà. Il fatto che i nostri concittadini si fidino di questo strumento è emblematico della credibilità che We Want ha progressivamente acquisito nel tempo. E questo non può che farmi piacere dal momento che qualche risultato positivo per i cerignolani, negli anni, è stato "portato a casa".
Secondo te qual è il profilo del cerignolano che emerge dai post che vengono pubblicati?
«Non esiste un profilo univoco del cittadino cerignolano e qualunque velleità di incasellarlo rigidamente in un modello ben definito è assurda e irrealistica. La pluralità di personalità, comportamenti e reazioni che quotidianamente emergono in We Want fa sì che non si possa parlare di "cerignolano medio". C'è chi eccede nei toni, chi si pone in maniera più garbata, chi cerca di argomentare e chi pretende di imporre i propri pensieri e le proprie opinioni senza accettare alcun tipo di contraddittorio. Una cosa che mi fa sorridere è leggere o sentire frasi del tipo: «in quel gruppo si lamentano e basta». "Quel gruppo", in realtà, è lo specchio della popolazione cerignolana e ne riflette ogni sfumatura, positiva o negativa che sia. Per quanto mi riguarda, alla sterile lamentela di circostanza ho sempre preferito il dialogo, il confronto e la ricerca della comprensione reciproca, anche con chi sembra esclusivamente propenso alla polemica fine a sé stessa. Ho sempre accettato il confronto e, in più occasioni, ho messo in discussione anche me stesso e i miei punti di vista. C'è sempre qualcosa da imparare dagli altri, e questo vale per chiunque.
C'è qualche post che hai dovuto cancellare a malincuore?
«I post rimossi in 9 anni di gestione di questo spazio virtuale si contano sulle dita di una mano. È una pratica che detesto in quanto antidemocratica e meschina, ma alla quale sono stato costretto a ricorrere a tutela di situazioni o persone. Quando un post diventa lesivo delle une o delle altre eccede il carattere democratico di un pacifico e civile argomento di discussione e assume una connotazione puramente deleteria per il gruppo. Per rispondere alla domanda nello specifico: no, non mi pento di aver rimosso quei pochissimi post che hanno richiesto un tale provvedimento.»
In conclusione, We Want è più un luogo di sfogo o un luogo di confronto?
«Entrambe le cose. Il confronto, spesso e volentieri, parte proprio da uno sfogo incentrato su qualcosa che non va. Un cittadino scontento è un cittadino che cerca conferma o conforto nell'altrui opinione. Penso che lo sfogo isolato e fine a sé stesso sia inutile e sterile se non evolve in un dialogo costruttivo. L'auspicio è che tutti, prima o poi, possano comprendere un concetto semplice, ma fondamentale: costruire è meglio che distruggere. Soprattutto in una città che sogna in grande e che avrebbe i mezzi e le risorse per coltivare al meglio le proprie ambizioni. Io ci "credo" e continuerò a farlo.»
Corrado, come nasce l'idea di We Want?
«L'idea è nata nel 2012 e coincide con il mio rientro a Cerignola dopo un decennio di studio e lavoro in altre città italiane. Confesso che la mia prima reazione dinanzi alle criticità e alle problematiche che abbondavano in ogni dove fu di sdegno e sconforto. Macchine che quasi regolarmente ostruivano le rampe dei marciapiedi riservate alle persone con disabilità, rifiuti abbandonati in ogni angolo della strada, segnali stradali divelti e tanta, tantissima inciviltà diffusa di cui erano in molti a lamentarsi. Amo profondamente la mia città e ho pensato che tali situazioni meritassero di essere raccontate e condivise con i concittadini, all'epoca penalizzati dalla mancanza di valide occasioni mediatiche di dialogo e confronto. We Want ha semplicemente riempito questo vuoto con un unico, preciso scopo: coinvolgere attivamente i cerignolani nelle questioni cittadine e affrontare queste ultime con un approccio squisitamente civico. Ho provato a fornire loro un utile strumento informativo, di denuncia e, soprattutto, di partecipazione fattiva alle dinamiche del territorio, proprio perché reputavo (e reputo tuttora) la stragrande maggioranza dei nostri concittadini persone per bene, lavoratrici e oneste. Ho sempre nutrito una gran fiducia nella nostra città e il fatto che i cerignolani non disponessero di un adeguato luogo di confronto era una lacuna che ritenevo andasse colmata al più presto. We Want, ci tengo a ribadirlo, è patrimonio di tutti i concittadini che abbiano voglia di farne parte e di mettersi in gioco».
Come hai scelto il titolo del gruppo?
«Il titolo originario del gruppo era "We want to believe in Cerignola…and you?", ossia "Noi vogliamo credere in Cerignola…e tu?". Le parole non furono scelte in maniera casuale, ma rispondevano a una logica ben precisa. Cerignola è una città dal potenziale infinito che non ha nulla da invidiare ad altre realtà di pari dimensioni e che, anzi, dispone delle risorse umane e materiali necessarie per ergersi a modello da emulare. Purtroppo, il crescente fenomeno della microcriminalità, i teppismi quotidiani e l'inciviltà di taluni vanno a incidere in maniera drammatica sulla credibilità del nostro territorio e sul coraggio di "credere" in ciò che potremmo essere ma che ancora non siamo. Il titolo scelto incarnava una sorta di "provocazione" indirizzata a tutti i nostri concittadini: Cerignola non è soltanto delinquenza, vandalismo e illegalità. Al contrario, ritengo che queste componenti rispecchino una percentuale trascurabile e residuale che non può e non deve rappresentarci. Noi dobbiamo "credere" di essere anche e soprattutto tanto altro. Soltanto credendoci e adottando comportamenti consoni a tale mentalità potremo crescere e compiere quel salto di qualità da tutti ancora atteso.»
Ad oggi ritieni che il gruppo rispecchi l'intenzione che avevi quando l'hai immaginato?
«Piccola premessa doverosa: We want nasce 9 anni fa e "rinasce" come un'Araba Fenice nel 2018, a seguito degli incresciosi fatti avvenuti nel mese di marzo (furto del profilo facebook di Corrado, ndr). Tornando nel merito della domanda, credo sia difficile dare una risposta ben delineata. Diciamo che We Want ha compiuto un percorso a fasi, costellato di liberi incontri tra cittadini, dibattiti aperti con le autorità amministrative comunali, iniziative di pubblica utilità quali la raccolta dei beni da destinare alla casa di riposo o all'orfanotrofio cittadino e la pulizia della strada di San Marco, ed eventi socialmente più "spensierati" quali, ad esempio, la festa della Pentolaccia nella Villa Comunale e altro ancora. Con il passare del tempo, la community ha assunto una connotazione più informativa, dialogica e di denuncia, diventando una vera e propria "piazza virtuale" in cui l'impegno civico ha assunto sfumature più variegate e la solidarietà tra i cittadini si è palesata in tutta la propria forza.»
Sul gruppo c'è un po' di tutto: notizie, pubblicità di attività commerciali, annunci di ricerca di lavoro, è una cosa che ti fa piacere o preferiresti che i contenuti fossero più specifici?
«Non parlerei di preferenze, quanto piuttosto della naturale evoluzione di uno spazio in continuo divenire che si adegua ai tempi e alle circostanze pur mantenendo ben salda la propria identità. Prendiamo il caso delle réclame commerciali: prima dello scoppio della pandemia da covid-19 erano tassativamente vietate per non incorrere nel rischio di trasformare la bacheca del gruppo in una mera vetrina pubblicitaria. L'avvento del coronavirus e delle conseguenti restrizioni e chiusure che hanno messo in ginocchio i diversi comparti produttivi hanno inevitabilmente condotto a un cambio di paradigma e di prospettiva. Consentire agli esercenti cerignolani di pubblicizzare i propri prodotti e servizi e di godere della visibilità di un gruppo che conta oltre 11.000 iscritti è stato un passo doveroso e necessario per dare loro un seppur minimo e modesto supporto. Per quel che concerne gli annunci di ricerca, i post relativi a offerte e domande di lavoro e le denunce di natura sociale e civica, altro non sono che ulteriori opportunità accordate dalla piattaforma ai cerignolani in difficoltà. Il fatto che i nostri concittadini si fidino di questo strumento è emblematico della credibilità che We Want ha progressivamente acquisito nel tempo. E questo non può che farmi piacere dal momento che qualche risultato positivo per i cerignolani, negli anni, è stato "portato a casa".
Secondo te qual è il profilo del cerignolano che emerge dai post che vengono pubblicati?
«Non esiste un profilo univoco del cittadino cerignolano e qualunque velleità di incasellarlo rigidamente in un modello ben definito è assurda e irrealistica. La pluralità di personalità, comportamenti e reazioni che quotidianamente emergono in We Want fa sì che non si possa parlare di "cerignolano medio". C'è chi eccede nei toni, chi si pone in maniera più garbata, chi cerca di argomentare e chi pretende di imporre i propri pensieri e le proprie opinioni senza accettare alcun tipo di contraddittorio. Una cosa che mi fa sorridere è leggere o sentire frasi del tipo: «in quel gruppo si lamentano e basta». "Quel gruppo", in realtà, è lo specchio della popolazione cerignolana e ne riflette ogni sfumatura, positiva o negativa che sia. Per quanto mi riguarda, alla sterile lamentela di circostanza ho sempre preferito il dialogo, il confronto e la ricerca della comprensione reciproca, anche con chi sembra esclusivamente propenso alla polemica fine a sé stessa. Ho sempre accettato il confronto e, in più occasioni, ho messo in discussione anche me stesso e i miei punti di vista. C'è sempre qualcosa da imparare dagli altri, e questo vale per chiunque.
C'è qualche post che hai dovuto cancellare a malincuore?
«I post rimossi in 9 anni di gestione di questo spazio virtuale si contano sulle dita di una mano. È una pratica che detesto in quanto antidemocratica e meschina, ma alla quale sono stato costretto a ricorrere a tutela di situazioni o persone. Quando un post diventa lesivo delle une o delle altre eccede il carattere democratico di un pacifico e civile argomento di discussione e assume una connotazione puramente deleteria per il gruppo. Per rispondere alla domanda nello specifico: no, non mi pento di aver rimosso quei pochissimi post che hanno richiesto un tale provvedimento.»
In conclusione, We Want è più un luogo di sfogo o un luogo di confronto?
«Entrambe le cose. Il confronto, spesso e volentieri, parte proprio da uno sfogo incentrato su qualcosa che non va. Un cittadino scontento è un cittadino che cerca conferma o conforto nell'altrui opinione. Penso che lo sfogo isolato e fine a sé stesso sia inutile e sterile se non evolve in un dialogo costruttivo. L'auspicio è che tutti, prima o poi, possano comprendere un concetto semplice, ma fondamentale: costruire è meglio che distruggere. Soprattutto in una città che sogna in grande e che avrebbe i mezzi e le risorse per coltivare al meglio le proprie ambizioni. Io ci "credo" e continuerò a farlo.»