Lucia Catucci durante la decorazione di un piatto. <span>Foto Vito Monopoli</span>
Lucia Catucci durante la decorazione di un piatto. Foto Vito Monopoli
Vita di città

Un dialogo tra artista e argilla. Così nascono i manufatti di Verderamina

Dal 2012 a Cerignola opera un laboratorio di ceramica dove riscoprire un antico mestiere e conoscere sé stessi

Realizzare piatti e soprammobili in ceramica come pratica meditativa? Difficile credere che si possa raggiungere questo scopo usando argilla, tornio e forno. Eppure, l'associazione Verderamina, che opera a Cerignola dal 2012, ha fatto di questa pratica quello che potremmo definire il suo core business. Con le attività del suo laboratorio ArteArtì, si propone l'obbiettivo di riscoprire quello che era un antico mestiere della città ma anche, come recita il loro pieghevole, di "rafforzare l'identità personale sotto il profilo corporeo, intellettuale e psicodinamico". Una bella sfida della quale abbiamo chiesto spiegazioni a Lucia Catucci la sua presidente.

Lucia, ci racconti come è nata l'associazione?

Verderamina è nata nel 2014. È un'associazione di promozione sociale che punta alla valorizzazione di quello che è un antico mestiere locale e a far conoscere le ceramiche tipiche di questa terra, che a Cerignola sono conservate nel museo di Torre Alemanna a Borgo Libertà (frazione di Cerignola, ndr). Il nome ricorda uno dei colori tipici di queste ceramiche. Nel 2015 sono partite le prime attività. Lavoriamo nelle scuole di ogni grado qui a Cerignola partecipando ai percorsi di alternanza scuola lavoro, facciamo arte terapia con bambini, anziani e disabili. L'associazione conta su 15 soci che contribuiscono alla realizzazione dei vari progetti, di questi Tina e Barbara sono due risorse che ritengo indispensabili per la concretizzazione delle attività laboratoriali.

Ci spieghi cos'è la ceramica e come ti sei avvicinata a quest'arte?

Tutto ciò che è fatto d'argilla, forgiato a freddo e consolidato a caldo si può chiamare ceramica. Nel 2000 grazie al progetto tra sovrintendenza e università di Bari, Cultura 2000, con studenti francesi e tedeschi ho partecipato al restauro delle ceramiche di Torre Alemanna. Da lì è nata la passione per la ceramica. Ho cominciato a volerne sapere di più. Volevo sapere da cosa fosse fatta, quali potevano essere le sue patologie e come modellarla. Poi mi sono laureata in Scienze e tecnologia per la diagnostica dei beni culturali con una tesi sulle ceramiche di Torre Alemanna, e grazie al comune di Cerignola e all'allora assessore alla cultura Rossella Rinaldi, sono stata in Germania per uno stage di studio presso l'università di Bamberga sulle tecniche e metodologie innovative applicate al recupero dei Beni Culturali.

Hai un bel curriculum di studi teorici, ma come hai acquisito la pratica?

Dopo la laurea ho frequentato un corso di formazione a Ruvo di Puglia per imparare a usare il tornio, questo mi ha permesso di partecipare a uno stage a Montelupo Fiorentino dove c'è una buona scuola per tornianti. Il mestiere poi l'ho imparato a bottega da una nota ceramista di Faenza, Mirta Morigi, e mi sono perfezionata seguendo un corso di due anni sempre lì a Faenza. Nel frattempo, l'associazione aveva vinto un bando regionale e abbiamo potuto iniziare le attività, pagare le prime spese e comprare l'attrezzatura, soprattutto il tornio e il forno.

Dove trovi l'ispirazione per i tuoi soggetti?

I soggetti nascono dalla mia ispirazione e dalle richieste dei committenti. Mi stimolano molto le illustrazioni dei libri per bambini e dopo l'immersione in quelle immagini, trasferisco quello che ho catturato nei manufatti. Quelli che nascono dalle richieste dei clienti partono da uno studio sulla persona che commissiona il lavoro. Cerco di capire com'è, quale è il suo gusto, quali sono i suoi colori preferiti, spesso dai clienti mi faccio anche mandare delle foto di qualsiasi soggetto che a loro piace, poi chiudo gli occhi e nasce il prodotto. Il manufatto non si crea tanto per farlo, ma esiste una responsabilità nei confronti di un oggetto che andrà a decorare la casa di qualcuno, quella forma rimarrà per sempre e quindi è meglio creare cose belle.

Perché proprio le illustrazioni dei libri per bambini?

Perché gli adulti si emozionano difficilmente. Verderamina è molto legata al mondo dei bambini, tutti i manufatti che nascono nel nostro laboratorio cercano di creare un oggetto secondo quello che potrebbe essere lo sguardo che avrebbe un bambino nel pensare a quel manufatto. Presto molta attenzione a quello che è l'occhio del bambino. Ricerco un po' quella dolcezza e spontaneità che ho trovato negli anziani e nei bambini e che manca agli adulti che si trovano nella fascia d'età tra gli uni e gli altri, ma che sono convinta ci sia e vada risvegliata.

Parli della ceramica come se fosse curativa, come si realizza un manufatto e quanto tempo ci vuole?

Sì, penso che con l'argilla impari anche a conoscerti, è un po' terapeutica. È fatta da minerali e risponde alle emozioni e allo stato d'animo della persona che la plasma e che viene trasferito nella materia, il manufatto è il risultato di una sorta di dialogo tra te e l'argilla. Per realizzare un oggetto si parte dalla modellazione che può essere fatta con il tornio o con le mani, poi questo viene essiccato, decorato, viene applicato un rivestimento vetroso che serve a fissare la decorazione e infine viene cotto nel forno a più di 900 gradi. Per realizzare per esempio un piatto completo, tralasciando l'ideazione, servono all'incirca due settimane perché i tempi di essiccazione non si possono forzare. Per capire quando un oggetto si può infornare si usa un vecchio trucco del mestiere, si poggia la lingua sulla superfice dell'oggetto e se si avverte una specie di risucchio vuol dire che è pronto.

Progetti futuri?

Ce no sono tanti, per esempio fare dei corsi di ceramica, magari in un laboratorio più grande. Mi piacerebbe molto occuparmi del decoro urbano della nostra città. Si potrebbero fare molti interventi di abbellimento, per esempio con murales, mattonelle da applicare agli angoli della strade, si potrebbero decorare le basi dei lampioni, i contorni delle panchine o colorare le rampe per l'accesso dei disabili ai marciapiedi con tessere musive, e mi piacerebbe realizzare tutte queste attività coinvolgendo i più piccoli. Un altro sogno nel cassetto è aprire una scuola di ceramica che sia però soprattutto rivolta ai diversamente abili, che secondo me sono una fonte di energia inesauribile. Mi farebbe piacere anche poter collaborare con altre associazioni simili per far crescere la nostra città.
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