Sgarro: “Amministrazione di Cerignola ferma, difficile anche dare un giudizio”
Il consigliere di opposizione vede uno stallo amministrativo e un consiglio comunale che ratifica decisioni già prese
Cerignola - giovedì 2 giugno 2022
17.53
"Se Di Vittorio tornasse a Cerignola oggi? Penso che negli ultimi tempi Di Vittorio sia stato abusato in tutti i modi possibili. Se andassimo a controllare, penso che lo troveremmo rivoltato nella tomba non so quante volte".
Tommaso Sgarro è stato segretario cittadino del Partito democratico a Cerignola per quattro anni e questa considerazione fa capire perché non lo sia più, una delusione che deriva dalla perdita di identità della parte politica che ha sempre avuto come riferimento. Non più PD nella vita politica di Sgarro ma sempre sinistra. Barba e occhiali fanno più Peppino Impastato che Fidel Castro a cui lo paragonava l'ex sindaco di Cerignola Franco Metta. Sgarro ci ha provato due volte a ricoprire quel ruolo. La prima volta nel 2015 fu proprio Metta a rimontare un distacco di dodici punti e a soffiargli al ballottaggio la sedia a palazzo di città. L'ultima volta è stato nell'ottobre scorso.
Questa volta è stato Sgarro, dopo averlo combattuto in campagna elettorale, a portare in dote all'attuale primo cittadino Francesco Bonito i 5817 voti conquistati al primo turno e a consentirgli di vincere, dall'altra parte c'era ancora la coalizione capitanata da Metta in attesa del giudizio definitivo sull'incandidabilità dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose della sua amministrazione. Una scelta che però non impedisce a Sgarro di fare le pulci agli attuali amministratori ogni volta che ne ha l'occasione.
Si è pentito di aver sostenuto Bonito al ballottaggio?
"No. Qualcuno mi ha detto: 'potevi farti i fatti tuoi' ma non scegliere avrebbe voluto dire scegliere l'incertezza favorendo l'elezione di un sindaco sotto pena di incandidabilità. Come Noi, comunità in movimento abbiamo scelto di appoggiare Bonito non chiedendo niente in cambio ma solo un impegno su alcuni punti e abbiamo anche dovuto convincere il nostro elettorato che aveva fatto un'altra scelta. La lista Sgarro sindaco è stata la più votata dell'area progressista e la coalizione con il PD è riuscita ad andare al ballottaggio per soli trecento voti in più. Con la mia scelta sono convinto di aver messo in salvo la città. La speranza era che dopo il ballottaggio il fronte della sinistra si ricompattasse, purtroppo così non è stato."
Nell'ultimo comizio ha accusato l'amministrazione di superbia.
"L'impressione che abbiamo è che questa amministrazione non sia molto informata dei problemi della città. Buona parte del consiglio comunale è composta da persone che negli ultimi anni hanno vissuto poco la vita politica della città. Basti pensare che nell'ultimo consiglio comunale a parlare di Tari e rifiuti è stata chiamata Monica Abbenante, la direttrice del consorzio Foggia quattro. La stessa persona che ha vissuto tutta la vicenda che ha riguardato il tema dei rifiuti degli ultimi quindici anni a Cerignola ed è stata protagonista delle questioni più calde, dalla chiusura degli impianti, al fallimento di SIA, all'aumento del 36% della Tari. Se per questo tema si pensa che il punto di riferimento debba essere ancora Monica Abbenante significa che abbiamo un problema."
C'è qualcosa che salva di quest'amministrazione?
"Ci sono delle cose che vanno nella giusta direzione, però la sensazione più in generale, in questo momento, è che tutto sia troppo fermo, così fermo da rendere difficile anche un giudizio. Ho apprezzato la costruzione di un regolamento per una fiscalità più prossima ai cittadini, rispetto ad un fisco che negli ultimi anni ha concepito i cittadini come bancomat. Un po' poco però per una città che viene da uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, ci vorrebbero provvedimenti più incisivi. In consiglio finora abbiamo solo approvato ma mai discusso e anche gli atti prodotti dagli assessori sono veramente pochi se non assenti. Quello che molto spesso si sottovaluta è che un ruolo chiave nell'amministrazione della città ce l'hanno i dirigenti, è per questo che bisogna essere preparati. Quando un assessore senza delibera incontra un dirigente con la determina... ."
All'opposizione andate d'accordo con gli altri partiti?
"Al momento non ci pestiamo i piedi. Non esiste un fronte comune di opposizione perché proveniamo tutti da esperienze politiche molto diverse. Purtroppo, i numeri sono questi. Noi siamo in tre, poi ci sono Antonio Giannatempo e Nicola Netti per il centrodestra e i tre dell'opposizione mettiana. Non ho condiviso la decisione di Metta di cedere il suo posto di consigliere a Pasquale Morra, forse per stanchezza. Anche Giannatempo non ha più lo smalto di un tempo però è rimasto in consiglio. Io sono del parere che bisogna onorare fino in fondo il mandato degli elettori, anche perché un conto per la sua opposizione è avere Metta in consiglio, un altro è non averlo. Credo che la sua decisione sia dipesa dalla sua poca propensione al confronto. Da sindaco hai sempre l'ultima parola, da consigliere no."
La spaventa il ruolo di eterno secondo?
"Per me fare politica è fare politica. Certo mi piacerebbe anche amministrare ma al momento non ci sono le condizioni. La dimensione che vivo oggi dell'attivismo politico nella mia città è quella che preferisco. Qualcuno mi ha detto che dovrei puntare al parlamento o alla regione ma lì sei solo un numero come un altro o devi sottostare a meccanismi contorti di appartenenza. Non vivo la politica come una partita da vincere a tutti i costi. La versione cittadina della politica ti permette di rispondere ai problemi delle persone e per quello che mi riguarda questo è fare politica. Provare a incidere sulla propria comunità."
C'è qualcosa che ha imparato o ricevuto dalla politica?
"Ho imparato che si può cambiare idea. Ultimamente la politica ha assunto un'accezione negativa, invece è una cosa molto positiva. Se devo basarmi sull'esperienza dell'ultima campagna elettorale devo dire che la politica mi ha donato la conoscenza di tante persone che mi hanno accompagnato e sostenuto, anche con i fatti. Certamente non mi ha fatto arricchire. Ho rinunciato anche al gettone di presenza da consigliere e sto ancora pagando parte della campagna elettorale che ho finanziato di tasca mia e grazie all'aiuto di qualche amico. Fare il consigliere di opposizione è un ruolo ingrato, si rischia di fare la fine del cane del macellaio: sporco di sangue e digiuno."
Tommaso Sgarro è stato segretario cittadino del Partito democratico a Cerignola per quattro anni e questa considerazione fa capire perché non lo sia più, una delusione che deriva dalla perdita di identità della parte politica che ha sempre avuto come riferimento. Non più PD nella vita politica di Sgarro ma sempre sinistra. Barba e occhiali fanno più Peppino Impastato che Fidel Castro a cui lo paragonava l'ex sindaco di Cerignola Franco Metta. Sgarro ci ha provato due volte a ricoprire quel ruolo. La prima volta nel 2015 fu proprio Metta a rimontare un distacco di dodici punti e a soffiargli al ballottaggio la sedia a palazzo di città. L'ultima volta è stato nell'ottobre scorso.
Questa volta è stato Sgarro, dopo averlo combattuto in campagna elettorale, a portare in dote all'attuale primo cittadino Francesco Bonito i 5817 voti conquistati al primo turno e a consentirgli di vincere, dall'altra parte c'era ancora la coalizione capitanata da Metta in attesa del giudizio definitivo sull'incandidabilità dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose della sua amministrazione. Una scelta che però non impedisce a Sgarro di fare le pulci agli attuali amministratori ogni volta che ne ha l'occasione.
Si è pentito di aver sostenuto Bonito al ballottaggio?
"No. Qualcuno mi ha detto: 'potevi farti i fatti tuoi' ma non scegliere avrebbe voluto dire scegliere l'incertezza favorendo l'elezione di un sindaco sotto pena di incandidabilità. Come Noi, comunità in movimento abbiamo scelto di appoggiare Bonito non chiedendo niente in cambio ma solo un impegno su alcuni punti e abbiamo anche dovuto convincere il nostro elettorato che aveva fatto un'altra scelta. La lista Sgarro sindaco è stata la più votata dell'area progressista e la coalizione con il PD è riuscita ad andare al ballottaggio per soli trecento voti in più. Con la mia scelta sono convinto di aver messo in salvo la città. La speranza era che dopo il ballottaggio il fronte della sinistra si ricompattasse, purtroppo così non è stato."
Nell'ultimo comizio ha accusato l'amministrazione di superbia.
"L'impressione che abbiamo è che questa amministrazione non sia molto informata dei problemi della città. Buona parte del consiglio comunale è composta da persone che negli ultimi anni hanno vissuto poco la vita politica della città. Basti pensare che nell'ultimo consiglio comunale a parlare di Tari e rifiuti è stata chiamata Monica Abbenante, la direttrice del consorzio Foggia quattro. La stessa persona che ha vissuto tutta la vicenda che ha riguardato il tema dei rifiuti degli ultimi quindici anni a Cerignola ed è stata protagonista delle questioni più calde, dalla chiusura degli impianti, al fallimento di SIA, all'aumento del 36% della Tari. Se per questo tema si pensa che il punto di riferimento debba essere ancora Monica Abbenante significa che abbiamo un problema."
C'è qualcosa che salva di quest'amministrazione?
"Ci sono delle cose che vanno nella giusta direzione, però la sensazione più in generale, in questo momento, è che tutto sia troppo fermo, così fermo da rendere difficile anche un giudizio. Ho apprezzato la costruzione di un regolamento per una fiscalità più prossima ai cittadini, rispetto ad un fisco che negli ultimi anni ha concepito i cittadini come bancomat. Un po' poco però per una città che viene da uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, ci vorrebbero provvedimenti più incisivi. In consiglio finora abbiamo solo approvato ma mai discusso e anche gli atti prodotti dagli assessori sono veramente pochi se non assenti. Quello che molto spesso si sottovaluta è che un ruolo chiave nell'amministrazione della città ce l'hanno i dirigenti, è per questo che bisogna essere preparati. Quando un assessore senza delibera incontra un dirigente con la determina... ."
All'opposizione andate d'accordo con gli altri partiti?
"Al momento non ci pestiamo i piedi. Non esiste un fronte comune di opposizione perché proveniamo tutti da esperienze politiche molto diverse. Purtroppo, i numeri sono questi. Noi siamo in tre, poi ci sono Antonio Giannatempo e Nicola Netti per il centrodestra e i tre dell'opposizione mettiana. Non ho condiviso la decisione di Metta di cedere il suo posto di consigliere a Pasquale Morra, forse per stanchezza. Anche Giannatempo non ha più lo smalto di un tempo però è rimasto in consiglio. Io sono del parere che bisogna onorare fino in fondo il mandato degli elettori, anche perché un conto per la sua opposizione è avere Metta in consiglio, un altro è non averlo. Credo che la sua decisione sia dipesa dalla sua poca propensione al confronto. Da sindaco hai sempre l'ultima parola, da consigliere no."
La spaventa il ruolo di eterno secondo?
"Per me fare politica è fare politica. Certo mi piacerebbe anche amministrare ma al momento non ci sono le condizioni. La dimensione che vivo oggi dell'attivismo politico nella mia città è quella che preferisco. Qualcuno mi ha detto che dovrei puntare al parlamento o alla regione ma lì sei solo un numero come un altro o devi sottostare a meccanismi contorti di appartenenza. Non vivo la politica come una partita da vincere a tutti i costi. La versione cittadina della politica ti permette di rispondere ai problemi delle persone e per quello che mi riguarda questo è fare politica. Provare a incidere sulla propria comunità."
C'è qualcosa che ha imparato o ricevuto dalla politica?
"Ho imparato che si può cambiare idea. Ultimamente la politica ha assunto un'accezione negativa, invece è una cosa molto positiva. Se devo basarmi sull'esperienza dell'ultima campagna elettorale devo dire che la politica mi ha donato la conoscenza di tante persone che mi hanno accompagnato e sostenuto, anche con i fatti. Certamente non mi ha fatto arricchire. Ho rinunciato anche al gettone di presenza da consigliere e sto ancora pagando parte della campagna elettorale che ho finanziato di tasca mia e grazie all'aiuto di qualche amico. Fare il consigliere di opposizione è un ruolo ingrato, si rischia di fare la fine del cane del macellaio: sporco di sangue e digiuno."