Territorio
Se il clima cambia, cambiano le colture: in Puglia è boom di coltivazioni esotiche
La tropicalizzazione spinge l’agricoltura a diversificare le colture
Cerignola - sabato 6 agosto 2022
14.42
Li chiamano SuperFood, e sono sempre più a Km0. Sono frutti tipici dei climi tropicali, ma che negli ultimi tempi stanno facendo la loro comparsa anche sui territori pugliesi: bacche di goji, avocado e mango, ma anche bacche di aronia, banane, lime e feijoa.
Da tempo sperimentate in altre zone d'Italia, anche in serre, oggi sono sempre più gli agricoltori pugliesi, spesso di nuova generazione, che guardano al prodotto esotico.
In parte perché rappresentano la risposta dell'agricoltura ai cambiamenti climatici che si stanno vivendo, ma è anche un modo di innovare e diversificare la produzione, o addirittura provare a riconvertire interi territori mortificati dalla Xylella Fastidiosa.
I dati diffusi da Coldiretti sono molto interessanti: si è passati in pochi anni da qualche ettaro ad oltre 500h, e questo anche grazie all'aumento della richiesta da parte dei mercati, che segnano un +18% nei consumi. Una fetta di mercato interessante.
In realtà le coltivazioni di avocado in Italia sono presenti già dagli anni '50 e '60, come pure il mango, soprattutto in Sicilia. Parliamo quindi di cultivar presenti da 70 anni circa.
Sicuramente è cresciuta la consapevolezza del prodotto a Km0, sia in termini di sostenibilità ambientale che di mantenimento delle proprietà organolettiche del prodotto. Senza trascurare la sicurezza alimentare che nel nostro paese gode di leggi stringenti.
A Castellaneta (TA), ad esempio, sono state piantumate altre 32mila piante di avocado- riferisce Coldiretti-mentre in Salento si parla di 100mila piante di avocado e 8mila piante di mango e altrettante piante di lime, mentre fanno capolino timidamente le coltivazioni di banane 100% made in Puglia.
I dati riferiti da Coldiretti, collimano con quelli diffusi nella terza edizione del Tropical Fruit Congress, tenutosi a maggio, con focus sulla coltivazione dell'avocado, in particolare ascesa.
Sembra tutto facile, in realtà non tutti i terreni sono adatti a tali cultivar. L'agricoltura non è un fatto di moda, ma di dialogo costante con l'ambiente: tra clima e terra, meglio affidarsi ad un bravo agronomo.
Da tempo sperimentate in altre zone d'Italia, anche in serre, oggi sono sempre più gli agricoltori pugliesi, spesso di nuova generazione, che guardano al prodotto esotico.
In parte perché rappresentano la risposta dell'agricoltura ai cambiamenti climatici che si stanno vivendo, ma è anche un modo di innovare e diversificare la produzione, o addirittura provare a riconvertire interi territori mortificati dalla Xylella Fastidiosa.
I dati diffusi da Coldiretti sono molto interessanti: si è passati in pochi anni da qualche ettaro ad oltre 500h, e questo anche grazie all'aumento della richiesta da parte dei mercati, che segnano un +18% nei consumi. Una fetta di mercato interessante.
In realtà le coltivazioni di avocado in Italia sono presenti già dagli anni '50 e '60, come pure il mango, soprattutto in Sicilia. Parliamo quindi di cultivar presenti da 70 anni circa.
Sicuramente è cresciuta la consapevolezza del prodotto a Km0, sia in termini di sostenibilità ambientale che di mantenimento delle proprietà organolettiche del prodotto. Senza trascurare la sicurezza alimentare che nel nostro paese gode di leggi stringenti.
A Castellaneta (TA), ad esempio, sono state piantumate altre 32mila piante di avocado- riferisce Coldiretti-mentre in Salento si parla di 100mila piante di avocado e 8mila piante di mango e altrettante piante di lime, mentre fanno capolino timidamente le coltivazioni di banane 100% made in Puglia.
I dati riferiti da Coldiretti, collimano con quelli diffusi nella terza edizione del Tropical Fruit Congress, tenutosi a maggio, con focus sulla coltivazione dell'avocado, in particolare ascesa.
Sembra tutto facile, in realtà non tutti i terreni sono adatti a tali cultivar. L'agricoltura non è un fatto di moda, ma di dialogo costante con l'ambiente: tra clima e terra, meglio affidarsi ad un bravo agronomo.