Cronaca
Rubavano Iveco Daily, scattano le manette per sei foggiani
La gran parte dei furti è avvenuta nelle province di Livorno, Pisa, Lucca e Firenze
Cerignola - venerdì 27 settembre 2024
13.42 Comunicato Stampa
Su ordine dalla Procura della Repubblica labronica, i Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno, unitamente a quelli dei reparti territorialmente competenti, hanno dato esecuzione nelle province di Foggia e Pisa ad un'ordinanza applicativa di misure cautelari – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di 6 soggetti, con precedenti di polizia anche per reati dello stesso genere e specie (5 in carcere, 1 agli arresti domiciliari), ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso fra loro, di furto pluriaggravato, riciclaggio, autoriciclaggio, falsità materiale commessa dal privato ed uso di atto falso (artt. 81, 110, 624, 625 nr. 2, 5 e 7, 648 bis, 648 ter co.1, 476, 477, 482 e 489 cp).
L'indagine, avviata a seguito della segnalazione della locale "CNA – Confederazione Nazionale dell'Artigianato" circa un'anomala impennata di furti di furgoni/autocarri nel territorio di Livorno, è stata sviluppata dal dipendente Nucleo Investigativo dal luglio 2023 allo scorso febbraio.
L'intera operazione si è articolata attraverso servizi di ocp, captazioni telefoniche, telematiche e ambientali, nonché avvalendosi della cooperazione internazionale di polizia per gli accertamenti all'estero. In particolare l'attività ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura, tutti di età compresa tra i 24 e i 66 anni, definiti abili, scaltri, veloci ed operativi, che hanno dimostrato abitualità delle condotte criminose nel compiere molteplici furti in diverse località ma anche la capacità di piazzarli (n.d.r. i veicoli rubati) all'estero, segnatamente in Polonia ed in particolare verso un insediamento produttivo individuato dai carabinieri.
Secondo la ricostruzione investigativa, gli indagati, tutti originari del foggiano, erano altamente specializzati nella commissione di furti seriali di veicoli commerciali (prevalentemente Iveco Daily, asportati in meno di due minuti mediante manomissione della centralina e dell'eventuale localizzatore GPS), sfruttando basi logistiche ubicate nel pisano, dove trovavano ricovero durante le trasferte e dove verosimilmente svolgevano le attività propedeutiche all'esportazione della refurtiva tramite la contraffazione dei telai e la predisposizione di targhe e documenti di circolazione falsi.
Non si tratta di semplici furti, ma di condotte organizzate, pianificate e realizzate, in particolare 41 quelli ricostruiti durante l'indagine e contestati, a vario titolo, agli indagati commessi in gran parte nella Regione Toscana (nelle province di Livorno, Pisa, Lucca e Firenze), nonché nella Repubblica di San Marino e nelle province di Ravenna e Pesaro Urbino.
Lo scopo dei soggetti che avevano sottratto i mezzi era quello di monetizzarne il valore; tale operazione si sarebbe potuta realizzare attraverso parziali modifiche documentali o di parti dei mezzi, portati all'estero, ove sarebbero stati ricollocati in un mercato nel quale le caratteristiche iniziali erano state confuse, annacquate, alterate e rese difficilmente visibili.
Infatti, una volta "ripuliti", i mezzi venivano esportati in Polonia, in cambio di denaro o autovetture, per la successiva commercializzazione da parte di una ditta locale specializzata nella vendita di ricambi per Iveco Daily e nei cui confronti sono in corso ulteriori approfondimenti in ambito di cooperazione internazionale di polizia.
Nel corso delle indagini, è emerso il modus operandi: nei giorni infrasettimanali lavorativi, nei quali ditte ed artigiani sono in piena attività e si registrano maggiori spostamenti, gli indagati raggiungevano il centro Italia; dopo aver individuato il furgone/autocarro, monitoravano rapidamente il conducente e, una volta che questi si era allontanato, veniva aperta in pochi secondi la portiera del veicolo, sbloccato il vano motore dove veniva manomessa la centralina ed isolato l'eventuale localizzatore GPS presente, consentendo così ad uno degli indagati di porsi alla guida del mezzo ed allontanarsi indisturbato mentre il complice veniva recuperato dall'auto utilizzata per l'osservazione. Tutta l'operazione illecita si concludeva in maniera estremamente repentina, talvolta in meno di un minuto rendendo impossibile per le vittime accorgersi di alcunché sebbene nelle vicinanze.
Il tratto comune che lega i furti non è solo quello del concorso negli stessi dei prevenuti, ma anche la capacità di piazzarli all'estero, in quanto la fase successiva prevedeva la contraffazione di targhe, telaio e documenti di circolazione per permettere l'esportazione attraverso il confine nazionale di Tarvisio (UD). Tale ipotesi investigativa ha trovato pieno riscontro il 30 gennaio 2024 quando due degli indagati sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto perché bloccati dai carabinieri friulani, su specifica indicazione dei colleghi labronici, alla guida di due furgoni proventi di furto con telaio contraffatto nonché con targhe e documenti di circolazione clonati.
Il citato riscontro ha consolidato il grave quadro probatorio, condiviso e cristallizzato nel provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Livorno.
La complessa operazione di polizia giudiziaria dei Carabinieri ha permesso di arginare l'elevata pericolosità sociale degli indagati destinatari di misura cautelare in carcere.
Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, sono da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell'attuale fase del procedimento-indagini preliminari- sino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
L'indagine, avviata a seguito della segnalazione della locale "CNA – Confederazione Nazionale dell'Artigianato" circa un'anomala impennata di furti di furgoni/autocarri nel territorio di Livorno, è stata sviluppata dal dipendente Nucleo Investigativo dal luglio 2023 allo scorso febbraio.
L'intera operazione si è articolata attraverso servizi di ocp, captazioni telefoniche, telematiche e ambientali, nonché avvalendosi della cooperazione internazionale di polizia per gli accertamenti all'estero. In particolare l'attività ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura, tutti di età compresa tra i 24 e i 66 anni, definiti abili, scaltri, veloci ed operativi, che hanno dimostrato abitualità delle condotte criminose nel compiere molteplici furti in diverse località ma anche la capacità di piazzarli (n.d.r. i veicoli rubati) all'estero, segnatamente in Polonia ed in particolare verso un insediamento produttivo individuato dai carabinieri.
Secondo la ricostruzione investigativa, gli indagati, tutti originari del foggiano, erano altamente specializzati nella commissione di furti seriali di veicoli commerciali (prevalentemente Iveco Daily, asportati in meno di due minuti mediante manomissione della centralina e dell'eventuale localizzatore GPS), sfruttando basi logistiche ubicate nel pisano, dove trovavano ricovero durante le trasferte e dove verosimilmente svolgevano le attività propedeutiche all'esportazione della refurtiva tramite la contraffazione dei telai e la predisposizione di targhe e documenti di circolazione falsi.
Non si tratta di semplici furti, ma di condotte organizzate, pianificate e realizzate, in particolare 41 quelli ricostruiti durante l'indagine e contestati, a vario titolo, agli indagati commessi in gran parte nella Regione Toscana (nelle province di Livorno, Pisa, Lucca e Firenze), nonché nella Repubblica di San Marino e nelle province di Ravenna e Pesaro Urbino.
Lo scopo dei soggetti che avevano sottratto i mezzi era quello di monetizzarne il valore; tale operazione si sarebbe potuta realizzare attraverso parziali modifiche documentali o di parti dei mezzi, portati all'estero, ove sarebbero stati ricollocati in un mercato nel quale le caratteristiche iniziali erano state confuse, annacquate, alterate e rese difficilmente visibili.
Infatti, una volta "ripuliti", i mezzi venivano esportati in Polonia, in cambio di denaro o autovetture, per la successiva commercializzazione da parte di una ditta locale specializzata nella vendita di ricambi per Iveco Daily e nei cui confronti sono in corso ulteriori approfondimenti in ambito di cooperazione internazionale di polizia.
Nel corso delle indagini, è emerso il modus operandi: nei giorni infrasettimanali lavorativi, nei quali ditte ed artigiani sono in piena attività e si registrano maggiori spostamenti, gli indagati raggiungevano il centro Italia; dopo aver individuato il furgone/autocarro, monitoravano rapidamente il conducente e, una volta che questi si era allontanato, veniva aperta in pochi secondi la portiera del veicolo, sbloccato il vano motore dove veniva manomessa la centralina ed isolato l'eventuale localizzatore GPS presente, consentendo così ad uno degli indagati di porsi alla guida del mezzo ed allontanarsi indisturbato mentre il complice veniva recuperato dall'auto utilizzata per l'osservazione. Tutta l'operazione illecita si concludeva in maniera estremamente repentina, talvolta in meno di un minuto rendendo impossibile per le vittime accorgersi di alcunché sebbene nelle vicinanze.
Il tratto comune che lega i furti non è solo quello del concorso negli stessi dei prevenuti, ma anche la capacità di piazzarli all'estero, in quanto la fase successiva prevedeva la contraffazione di targhe, telaio e documenti di circolazione per permettere l'esportazione attraverso il confine nazionale di Tarvisio (UD). Tale ipotesi investigativa ha trovato pieno riscontro il 30 gennaio 2024 quando due degli indagati sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto perché bloccati dai carabinieri friulani, su specifica indicazione dei colleghi labronici, alla guida di due furgoni proventi di furto con telaio contraffatto nonché con targhe e documenti di circolazione clonati.
Il citato riscontro ha consolidato il grave quadro probatorio, condiviso e cristallizzato nel provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Livorno.
La complessa operazione di polizia giudiziaria dei Carabinieri ha permesso di arginare l'elevata pericolosità sociale degli indagati destinatari di misura cautelare in carcere.
Nel rispetto dei diritti delle persone indagate, sono da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell'attuale fase del procedimento-indagini preliminari- sino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.