Angelo Riccardi e Paolo Campo
Angelo Riccardi e Paolo Campo

Riccardi e Campo sullo scioglimento di Manfredonia

Riccardi: La lotta alla mafia si può fare anche con altri strumenti. Campo: fallimento di un’esperienza amministrativa

Dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale di Manfredonia per infiltrazioni mafiose, così come deliberato durante il Consiglio dei Ministri tenutosi ieri, martedì 15 Ottobre, il già Sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, dimessosi nel mese di aprile così dichiara:

"La notizia è dolorosa. È un colpo inferto all'intera comunità ed in particolar modo a me, che in quanto ex sindaco avverto tutta la responsabilità di quello che è accaduto. Eppure rispetto alle questioni di merito io continuo a restare in pace con me stesso, perché non credo di aver mai agito in spregio alle leggi o che abbia favorito i clan locali. Spero vivamente che chi ha preso questa decisione lo abbia fatto tenendo anche conto che quando si commissaria un comune per infiltrazioni mafiose, si mettono in discussione la vita delle persone e la vita di un'intera comunità – Continua RiccardiMi auguro, inoltre che chi ha agito lo abbia fatto nell'interesse generale e non per un'operazione di marketing o di comunicazione, ovvero per dare messaggi ad un territorio, perché se si fosse arrivati a questa conclusione solo per lanciare messaggi, mi sento di dire che la lotta alla mafia si può fare anche con altri strumenti e che in questo modo non si fa che infierire su un territorio che ha bisogno di crescere e rilanciarsi, e non di tornare indietro. Resto ora in attesa di conoscere i contenuti di una relazione che ha portato ad una decisione severa, e spero non spropositata, perché l'onta è troppo grande. Per tutti".

Piuttosto critiche contro una parte della sinistra manfredoniana le dichiarazioni del Presidente del gruppo Consiliare del PD alla Regione Puglia, Paolo Campo, che punta il dito contro la discontinuità degli organi comunali verificatasi dopo i mandati che lo videro Sindaco di Manfredonia, contro il disegno politico rischioso che ha portato a conseguenza disastrose. Dichiara Paolo Campo:

"Aldilà delle responsabilità dei singoli e degli elementi su cui esso si fonda - che valuteremo quando conosceremo gli atti - non v'è dubbio che si debba fare i conti col fallimento di un'esperienza amministrativa che sin dall'avvio aveva mostrato un profilo di netta e non positiva discontinuità rispetto al recente passato.
L'idea che i partiti politici fossero un'associazione di nostalgici piuttosto che una palestra di democrazia, l'esaltazione ossessiva e acritica del "nuovo" alimentato da liste civiche prive di cifra politica ma unicamente funzionali alla ricerca del consenso, l'esasperazione del protagonismo mediatico che ha soverchiato la discussione pubblica informata, il dietrofront ostinato rispetto a scelte strategiche che avevano caratterizzato i precedenti governi, restituivano immediatamente la sensazione di una bussola impazzita orientata evidentemente su un disegno politico rischioso, per le conseguenze che esso ha prodotto.
Portare al governo tutto e il contrario di tutto ha fatto sì che si smarrisse, tra l'altro, la comune identità d'intenti che in questi anni ci aveva consentito di arginare il prevedibile tentativo di condizionamento amministrativo che il progredire di una dinamica criminale inevitabilmente reca con se.

Da anni denuncio il rischio che di pari passo al diffondersi di certi "fenomeni", v'è la mala piaga del manifestarsi opportunistico di una graduale accettazione sociale degli stessi, che fa il paio con l'arrendevolezza crescente di pezzi significativi del mondo imprenditoriale, delle professioni e dell'associazionismo locale. Vi è la responsabilità politica di aver tratto in ritardo le conseguenze di una analisi che pure andavamo conducendo per tempo e di non aver impedito tempestivamente e con determinazione che in pochi anni si gettasse a mare il lavoro di una vita. Avverto anch'io, pur non avendo avuto responsabilità amministrative da oltre nove anni, il peso politico per quanto avvenuto; ma al tempo stesso non me ne starò in disparte a guardare il bambino che vola via con l'acqua sporca, né ho intenzione di sorbirmi l'insano moralismo di masanielli improvvisati e di opportunisti d'antan. Conclude Campo - Si tratta di lavorare per riportare la politica ai suoi "luoghi", per sollecitare nuovi protagonismi sociali che si riconoscano in un progetto politico condiviso piuttosto che nel servizio ad un destino personale. Il Partito Democratico serve a questo; se vogliamo prendere sul serio il monito di chi ci ha invitato a rialzarci abbiamo una sola cosa da fare. Rialzarci".
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