Recovery plan: Tommaso Sgarro replica all’avv. Stefania Panunzio
Sgarro: “Che l’ente locale non apra e chiuda i tribunali è cosa che sanno anche i bambini, che la politica abbia il compito di incrociare opportunità e renderle reali, anche”
Cerignola - martedì 11 maggio 2021
10.05
Nella serata di ieri, lunedì 10 maggio, pubblicammo il comunicato stampa a firma dell'avv. Stefania Panunzio in merito alla proposta avanzata da Tommaso Sgarro, esponente di spicco del Movimento Politico "Noi – Comunità in movimento" e probabile candidato sindaco alle amministrative 2021, di destinare i fondi del Recovery plan ad "esigenze più stringenti del territorio, come la giustizia e la filiera agroalimentare".
L'avv. Stefania Panunzio, in qualità di cittadina e libero professionista di Cerignola, nella propria analisi ha sottolineato che la giustizia non è "materia e competenza dell'Ente comunale. La Giustizia, ai sensi dell'art. 117 della nostra Costituzione, è competenza esclusiva dello Stato. La Giustizia non può in alcun modo essere oggetto di investimento e spesa dell'Ente locale".
Immediata la replica di Tommaso Sgarro, inviata in redazione a mezzo mail, che dichiara quanto segue:
"Mi corre l'obbligo di approfondire alcune suggestioni da me lanciate sul recovery fund. Stando così le cose a Cerignola spetterebbe qualche spicciolo. L'assenza al momento di una governance politica, a causa dello scioglimento per infiltrazioni mafiose, ha reso il sistema cittadino evidentemente debole e scollato dal resto degli attori socio-economici e istituzionali del territorio; inoltre l'assenza di un parco progetti precedente e adeguato alle esigenze, insieme alla poca voglia dei commissari di impegnarsi su questo fronte, ha lasciato Cerignola sostanzialmente a mani vuole. Stante così la situazione, e arrivando "piuttosto lunghi" sui tempi di programmazione, si proponeva, oltre che come spendere 64 milioni che Confindustria ha previsto per un interporto oramai passato a privati, come sfruttare le altre missioni previste dal "Piano nazionale di ripresa e resilienza", incrociandole con le dinamiche della nostra Provincia. In Parlamento è depositata la Proposta di legge (PDL) di riorganizzazione della Geografia giudiziaria n. 2839 del 22 dicembre 2020, che ha come prima firmataria la deputata Elisa Scutellà, Presidente dell'intergruppo Geografia Giudiziaria, ma che vede la firma anche dell'onorevole foggiano Giorgio Lovecchio, che sta seguendo la vicenda".
Nell'utilizzo dei fondi del Recovery plan Tommaso Sgarro propone di aprire a Cerignola un nuovo Tribunale, motivo per cui l'avv. Stefania Panunzio ha evidenziato che "Premesso che una struttura già esiste, come ritiene si possa intervenire?
Ampliandola? E per farne cosa?
Al già candidato sindaco del 2015 sembra sfuggire un particolare: i Tribunali non si chiudono o si aprono a seconda che il Comune investa o meno del denaro; ma soprattutto non è il Municipio che ha competenza per decidere se e quanti Tribunali aprire o chiudere".
Affermazioni che hanno spinto il candidato Sindaco Tommaso Sgarro a precisare che:
"Il 25 gennaio del 2020 il Procuratore Capo di Foggia, Ludovico Vaccaro dichiarava che una sola procura non basta per un territorio come questo, che ce ne vorrebbero tre, una di queste per il basso Tavoliere, ovvero Cerignola. Queste dichiarazioni, che sono anche un grido di allarme, incrociano evidentemente quanto previsto dalla PDL. Aprire la sede del tribunale vuol dire non realizzarne l'edificio, ma sfruttare le opportunità offerte dal "Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)" in termini di efficientamento energetico per il recupero degli immobili della struttura sita in zona Samuele a Cerignola, e di inserimento di personale che consentirebbero di poter rendere più di un'idea l'apertura di una sede di Tribunale nella terra della Quarta mafia. In un Comune come il nostro, infatti, sciolto per infiltrazioni mafiose, una semplice "sezione staccata" del Tribunale di Foggia sicuramente vorrebbe dire (ri)offrire un servizio a cittadini e operatori, venuto meno con la precedente riorganizzazione voluta dalla Casellati nel 2013, ma non realizzerebbe in pieno le esigenze profonde di un territorio che ha bisogno di legalità e sicurezza, e di una decisa presenza dello Stato, stando alle parole del Procuratore Capo Vaccaro. Se non ora, con la discussione aperta dalla proposta di legge in Parlamento e i soldi del Next Generation EU, quando parlare di questo? Che l'ente locale non apra e chiuda i tribunali è cosa che sanno anche i bambini, che la politica abbia il compito di incrociare opportunità e renderle reali, anche. Se si considera inoltre, che al momento della chiusura della sede di Cerignola, il tribunale aveva ancora 5000 pratiche da sbrigare che hanno ulteriormente sovraccaricato i lavori di quello di Foggia, e che il tema dei "tempi della giustizia" è fondamentale per ottenere i fondi stessi del recovery fund, è difficile capire cosa si dovrebbe avere in contrario nell'apertura del Tribunale a Cerignola (e non solo eventualmente di una sede staccata)".
L'avv. Stefania Panunzio, in qualità di cittadina e libero professionista di Cerignola, nella propria analisi ha sottolineato che la giustizia non è "materia e competenza dell'Ente comunale. La Giustizia, ai sensi dell'art. 117 della nostra Costituzione, è competenza esclusiva dello Stato. La Giustizia non può in alcun modo essere oggetto di investimento e spesa dell'Ente locale".
Immediata la replica di Tommaso Sgarro, inviata in redazione a mezzo mail, che dichiara quanto segue:
"Mi corre l'obbligo di approfondire alcune suggestioni da me lanciate sul recovery fund. Stando così le cose a Cerignola spetterebbe qualche spicciolo. L'assenza al momento di una governance politica, a causa dello scioglimento per infiltrazioni mafiose, ha reso il sistema cittadino evidentemente debole e scollato dal resto degli attori socio-economici e istituzionali del territorio; inoltre l'assenza di un parco progetti precedente e adeguato alle esigenze, insieme alla poca voglia dei commissari di impegnarsi su questo fronte, ha lasciato Cerignola sostanzialmente a mani vuole. Stante così la situazione, e arrivando "piuttosto lunghi" sui tempi di programmazione, si proponeva, oltre che come spendere 64 milioni che Confindustria ha previsto per un interporto oramai passato a privati, come sfruttare le altre missioni previste dal "Piano nazionale di ripresa e resilienza", incrociandole con le dinamiche della nostra Provincia. In Parlamento è depositata la Proposta di legge (PDL) di riorganizzazione della Geografia giudiziaria n. 2839 del 22 dicembre 2020, che ha come prima firmataria la deputata Elisa Scutellà, Presidente dell'intergruppo Geografia Giudiziaria, ma che vede la firma anche dell'onorevole foggiano Giorgio Lovecchio, che sta seguendo la vicenda".
Nell'utilizzo dei fondi del Recovery plan Tommaso Sgarro propone di aprire a Cerignola un nuovo Tribunale, motivo per cui l'avv. Stefania Panunzio ha evidenziato che "Premesso che una struttura già esiste, come ritiene si possa intervenire?
Ampliandola? E per farne cosa?
Al già candidato sindaco del 2015 sembra sfuggire un particolare: i Tribunali non si chiudono o si aprono a seconda che il Comune investa o meno del denaro; ma soprattutto non è il Municipio che ha competenza per decidere se e quanti Tribunali aprire o chiudere".
Affermazioni che hanno spinto il candidato Sindaco Tommaso Sgarro a precisare che:
"Il 25 gennaio del 2020 il Procuratore Capo di Foggia, Ludovico Vaccaro dichiarava che una sola procura non basta per un territorio come questo, che ce ne vorrebbero tre, una di queste per il basso Tavoliere, ovvero Cerignola. Queste dichiarazioni, che sono anche un grido di allarme, incrociano evidentemente quanto previsto dalla PDL. Aprire la sede del tribunale vuol dire non realizzarne l'edificio, ma sfruttare le opportunità offerte dal "Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)" in termini di efficientamento energetico per il recupero degli immobili della struttura sita in zona Samuele a Cerignola, e di inserimento di personale che consentirebbero di poter rendere più di un'idea l'apertura di una sede di Tribunale nella terra della Quarta mafia. In un Comune come il nostro, infatti, sciolto per infiltrazioni mafiose, una semplice "sezione staccata" del Tribunale di Foggia sicuramente vorrebbe dire (ri)offrire un servizio a cittadini e operatori, venuto meno con la precedente riorganizzazione voluta dalla Casellati nel 2013, ma non realizzerebbe in pieno le esigenze profonde di un territorio che ha bisogno di legalità e sicurezza, e di una decisa presenza dello Stato, stando alle parole del Procuratore Capo Vaccaro. Se non ora, con la discussione aperta dalla proposta di legge in Parlamento e i soldi del Next Generation EU, quando parlare di questo? Che l'ente locale non apra e chiuda i tribunali è cosa che sanno anche i bambini, che la politica abbia il compito di incrociare opportunità e renderle reali, anche. Se si considera inoltre, che al momento della chiusura della sede di Cerignola, il tribunale aveva ancora 5000 pratiche da sbrigare che hanno ulteriormente sovraccaricato i lavori di quello di Foggia, e che il tema dei "tempi della giustizia" è fondamentale per ottenere i fondi stessi del recovery fund, è difficile capire cosa si dovrebbe avere in contrario nell'apertura del Tribunale a Cerignola (e non solo eventualmente di una sede staccata)".