Religioni
Preghiera quotidiana con il Vescovo di Cerignola Mons. Luigi Renna
Il capitolo 12 del Vangelo di Giovanni, il “santo spreco”, i “Detti dei padri del deserto”, la presenza delle suore e la lettera alle suore
Cerignola - lunedì 6 aprile 2020
12.13
La preghiera mattutina con il Vescovo della Diocesi di Cerignola – Ascoli Satriano Mons. Luigi Renna.
"Iniziamo la nostra preghiera davanti al presepe pasquale, un segno che ci accompagna in questo tempo così speciale in quella che nell'antichità veniva chiamata la grande settimana.
Spera nel Signore, il motivo della speranza accompagni tutta la nostra giornata.
Come dal capitolo 12 del Vangelo di Giovanni, quale momento più bello dopo la resurrezione di Lazzaro aver condiviso la sofferenza? quello di una cena che Marta prepara per Gesù. Tutta la famiglia è riunita… Marta, Maria e Lazzaro e Gesù ma Maria compie un gesto che può sembrare folle. 300 grammi di profumo di puro nardo, un profumo molto prezioso che costava tantissimo, Maria sa che vale la pena , prendere questo nardo ed ungere i piedi di Gesù.
Sprecare tutto quello che aveva per il Signore, un grande senso di gratitudine per aver restituito la vita al fratello Lazzaro.
Restituire la vita è la cosa più grande che si possa fare, quella che può fare un medico con le cure in ospedale, quello che può fare una persona che educa un'altra togliendola da una situazione di disagio. Solo Gesù può ridare la vita in pienezza e Maria ha questo senso di follia che viene definito da Giuda un senso di spreco. Gesù invece lo apprezza perché dice "costei ha preparato il mio corpo per la sepoltura, ha avuto nei miei confronti un gesto delicato che oggi non comprendete ma comprenderete fra poco".
Il santo spreco mi fa pensare a due situazioni, pensiero ascoltato nella messa di ieri dal mons. Delpini racconta uno ei "Detti dei padri del deserto", uomini dei primi secoli che si ritiravano in Egitto e sprecavano tutta la loro vita per il Signore. Racconta che Padre Agatone si rivolse ad Abba Antonio, il nostro S. Antonio Abate, dicendogli "padre nella nostra città infuria l'epidemia, c'è bisogno di aiuto perché infuria il contagio". Abba Antonio disse "va pure, ma prima scava un pozzo" e Agatone, in tutta fretta, scavò. Agatone dopo aver finito di scavare chiese se poteva andare per aiutare gli altri a liberarsi dal contagio ma Abba Antonio disse "fermarti ancora, semina il grano e poi potrai andare". Agatone in pochi giorni seminò il grano e poi chiese se poteva andare ad aiutare per il contagio e l'epidemia. Abba Antonio disse "prima di andare raccogli i detti dei Santi Padri in un libro e poi potrai andare". Finita quest'opera Agatone chiese se poteva andare e Abba Antonio glielo concesse. Dice il testo che di Agatone non si seppe più niente ma i monaci potettero bere dal pozzo scavato di Agatone, mangiare del grano piantato da Agatone e studiare i detti dei padri del deserto.
Significa che in questo periodo ciascuno di noi può fare qualcosa, c'è chi può soccorrere i poveri come fa la Caritas e le Associazioni di volontariato ma c'è anche chi fa altro, l'importante è fare tutto per amore e per gli altri, non ci sembri uno spreco perché ciò che si fa per amore di Dio e per amore del prossimo non è mai uno spreco.
Ancora, il santo spreco mi fa pensare anche a una vera è bella parte del popolo di Dio, quello delle suore.
Mi rivolgo a loro perché sono presenti nella nostra città in maniera silenziosa ed efficace. Hanno le nostre scuole dove educano i bambini più piccoli, hanno le case di riposo dove custodiscono i nostri anziani, penso alle tante scuole materne ed elementari, penso alle suore che si occupano della Carità, quelle che hanno gli oratori oppure quelle che semplicemente sono lì, come presenze discrete, nelle nostre comunità parrocchiali, in quasi tutte le comunità cittadine ci sono le suore. A lo ho scritto una lettera".
(nel video la lettera alle suore)
"Iniziamo la nostra preghiera davanti al presepe pasquale, un segno che ci accompagna in questo tempo così speciale in quella che nell'antichità veniva chiamata la grande settimana.
Spera nel Signore, il motivo della speranza accompagni tutta la nostra giornata.
Come dal capitolo 12 del Vangelo di Giovanni, quale momento più bello dopo la resurrezione di Lazzaro aver condiviso la sofferenza? quello di una cena che Marta prepara per Gesù. Tutta la famiglia è riunita… Marta, Maria e Lazzaro e Gesù ma Maria compie un gesto che può sembrare folle. 300 grammi di profumo di puro nardo, un profumo molto prezioso che costava tantissimo, Maria sa che vale la pena , prendere questo nardo ed ungere i piedi di Gesù.
Sprecare tutto quello che aveva per il Signore, un grande senso di gratitudine per aver restituito la vita al fratello Lazzaro.
Restituire la vita è la cosa più grande che si possa fare, quella che può fare un medico con le cure in ospedale, quello che può fare una persona che educa un'altra togliendola da una situazione di disagio. Solo Gesù può ridare la vita in pienezza e Maria ha questo senso di follia che viene definito da Giuda un senso di spreco. Gesù invece lo apprezza perché dice "costei ha preparato il mio corpo per la sepoltura, ha avuto nei miei confronti un gesto delicato che oggi non comprendete ma comprenderete fra poco".
Il santo spreco mi fa pensare a due situazioni, pensiero ascoltato nella messa di ieri dal mons. Delpini racconta uno ei "Detti dei padri del deserto", uomini dei primi secoli che si ritiravano in Egitto e sprecavano tutta la loro vita per il Signore. Racconta che Padre Agatone si rivolse ad Abba Antonio, il nostro S. Antonio Abate, dicendogli "padre nella nostra città infuria l'epidemia, c'è bisogno di aiuto perché infuria il contagio". Abba Antonio disse "va pure, ma prima scava un pozzo" e Agatone, in tutta fretta, scavò. Agatone dopo aver finito di scavare chiese se poteva andare per aiutare gli altri a liberarsi dal contagio ma Abba Antonio disse "fermarti ancora, semina il grano e poi potrai andare". Agatone in pochi giorni seminò il grano e poi chiese se poteva andare ad aiutare per il contagio e l'epidemia. Abba Antonio disse "prima di andare raccogli i detti dei Santi Padri in un libro e poi potrai andare". Finita quest'opera Agatone chiese se poteva andare e Abba Antonio glielo concesse. Dice il testo che di Agatone non si seppe più niente ma i monaci potettero bere dal pozzo scavato di Agatone, mangiare del grano piantato da Agatone e studiare i detti dei padri del deserto.
Significa che in questo periodo ciascuno di noi può fare qualcosa, c'è chi può soccorrere i poveri come fa la Caritas e le Associazioni di volontariato ma c'è anche chi fa altro, l'importante è fare tutto per amore e per gli altri, non ci sembri uno spreco perché ciò che si fa per amore di Dio e per amore del prossimo non è mai uno spreco.
Ancora, il santo spreco mi fa pensare anche a una vera è bella parte del popolo di Dio, quello delle suore.
Mi rivolgo a loro perché sono presenti nella nostra città in maniera silenziosa ed efficace. Hanno le nostre scuole dove educano i bambini più piccoli, hanno le case di riposo dove custodiscono i nostri anziani, penso alle tante scuole materne ed elementari, penso alle suore che si occupano della Carità, quelle che hanno gli oratori oppure quelle che semplicemente sono lì, come presenze discrete, nelle nostre comunità parrocchiali, in quasi tutte le comunità cittadine ci sono le suore. A lo ho scritto una lettera".
(nel video la lettera alle suore)