Religioni
Preghiera quotidiana con il Vescovo di Cerignola Mons. Luigi Renna
San Francesco da Paola, la carità caratterizza la sua vita facendo di lui un uomo di Dio molto vicino ai poveri
Cerignola - giovedì 2 aprile 2020
10.59
La preghiera mattutina con il Vescovo della Diocesi di Cerignola – Ascoli Satriano Mons. Luigi Renna.
"Oggi la chiesa festeggia san Francesco da Paola. Di solito non ci soffermiamo sulle memorie dei santi perché il tempo quaresimale richiede che ci sia una lettura continua della parola di Dio e un'attenzione particolare a quello che è il tempo liturgico, nel quale si intrecciano preghiera, digiuno, penitenza e carità, abbia la preminenza. Oggi facciamo un'eccezione perché San Francesco da Paola, un santo eremita nato in questa cittadina della Calabria vicino Cosenza e morto in Francia il 2 aprile 1507, è un santo particolarmente venerato nella nostra Diocesi. È il patrono di Stornarella e di Carapelle, è venerato anche ad Orta Nova e anche alla Chiesa del Purgatorio a Cerignola.
L'essenza del suo culto nella nostra Diocesi è dovuta al fatto che Sam Francesco da Paola è stato il Patrono del Regno di Napoli ed essendo i Cinque Reali Siti, dopo il periodo gesuitico, di proprietà della Corona del Regno delle Due Sicilie ha assunto ha assunto come patrono lo stesso patrono della casa dei Borboni.
Al di là del legame storico di queste due cittadine con il Santo di Paola è bello sottolineare la santità fatta di tanta carità di San Francesco.
Egli si chiamava Francesco perché i suoi genitori, avanti negli anni, desideravano tanto un bambino e si affidarono all'intercessione di San Francesco d'Assisi. Nella sua vita il Santo calabrese emulerà la vita di san Francesco d'Assisi, sarà un santo amante della contemplazione, dell'eremitaggio, come San Francesco d'Assisi troverà rifugio in luoghi aspri., il Santo d'Assisi all'Averna ed egli in mezzo alle foreste della Calabria. Mentre il poverello di Assisi chiamerà i suoi frati "i minori" il Santo di Paola li chiamerà "minimi", li considererà ancora più in basso e per somigliare a Cristo, mite e umile di cuore, nella vita di San Francesco di Paola, ricca di tanti episodi, mi piace sottolineare un aspetto della sua iconografia e un episodio che riguarda il rapporto con il Re di Napoli.
Nella sua iconografia è sempre rappresentato un scudo con su scritta la parola "Caritas". Secondo una legenda fu l'Arcangelo Michele che gli presentò uno scudo dicendo "questo sarà il segno del tuo ordine, Caritas".
Un segno che ispira tutto l'agire dell'ordine dei "minimi" caratterizzato da austerità. Pensate che nella regola, san Francesco indica che i cibi da mangiare tutto l'anno erano quelli della quaresima, non mangiare mai carne.
La carità caratterizza la sua vita e fa di lui uomo di Dio molto vicino ai poveri incontrati sulle strade della Calabria, del salernitano, a Roma e fino in Francia.
La sua santità fece si che i re lo vollero sempre vicino per chiedere consiglio e per chiedere la protezione del Signore. Quando uno dei re di Napoli, Ferdinando, accogliendolo mentre Francesco andava verso la Francia, gli offrì un piatto di monete d'oro per costruire un chiesa nella città partenopea, una testimonianza da parte dei frati che erano con lui racconta che Francesco prese una moneta e la spezzò, uscì del sangue. Francesco disse al re che non poteva prendere quel denaro in quanto sporco di sangue di tanta povera gente sfruttata dal re e dai suoi feudatari.
Questo giorno di fine quaresima, mentre siamo preoccupati per il coronavirus ma, allo stesso tempo fiduciosi nel Signore, ci richiama alla carità. La si può fare in tanti modi, facendola pesare alle persone a cui è destinata guardandoli dall'alto in basso oppure in silenzio, come il Signore ci chiede".
"Oggi la chiesa festeggia san Francesco da Paola. Di solito non ci soffermiamo sulle memorie dei santi perché il tempo quaresimale richiede che ci sia una lettura continua della parola di Dio e un'attenzione particolare a quello che è il tempo liturgico, nel quale si intrecciano preghiera, digiuno, penitenza e carità, abbia la preminenza. Oggi facciamo un'eccezione perché San Francesco da Paola, un santo eremita nato in questa cittadina della Calabria vicino Cosenza e morto in Francia il 2 aprile 1507, è un santo particolarmente venerato nella nostra Diocesi. È il patrono di Stornarella e di Carapelle, è venerato anche ad Orta Nova e anche alla Chiesa del Purgatorio a Cerignola.
L'essenza del suo culto nella nostra Diocesi è dovuta al fatto che Sam Francesco da Paola è stato il Patrono del Regno di Napoli ed essendo i Cinque Reali Siti, dopo il periodo gesuitico, di proprietà della Corona del Regno delle Due Sicilie ha assunto ha assunto come patrono lo stesso patrono della casa dei Borboni.
Al di là del legame storico di queste due cittadine con il Santo di Paola è bello sottolineare la santità fatta di tanta carità di San Francesco.
Egli si chiamava Francesco perché i suoi genitori, avanti negli anni, desideravano tanto un bambino e si affidarono all'intercessione di San Francesco d'Assisi. Nella sua vita il Santo calabrese emulerà la vita di san Francesco d'Assisi, sarà un santo amante della contemplazione, dell'eremitaggio, come San Francesco d'Assisi troverà rifugio in luoghi aspri., il Santo d'Assisi all'Averna ed egli in mezzo alle foreste della Calabria. Mentre il poverello di Assisi chiamerà i suoi frati "i minori" il Santo di Paola li chiamerà "minimi", li considererà ancora più in basso e per somigliare a Cristo, mite e umile di cuore, nella vita di San Francesco di Paola, ricca di tanti episodi, mi piace sottolineare un aspetto della sua iconografia e un episodio che riguarda il rapporto con il Re di Napoli.
Nella sua iconografia è sempre rappresentato un scudo con su scritta la parola "Caritas". Secondo una legenda fu l'Arcangelo Michele che gli presentò uno scudo dicendo "questo sarà il segno del tuo ordine, Caritas".
Un segno che ispira tutto l'agire dell'ordine dei "minimi" caratterizzato da austerità. Pensate che nella regola, san Francesco indica che i cibi da mangiare tutto l'anno erano quelli della quaresima, non mangiare mai carne.
La carità caratterizza la sua vita e fa di lui uomo di Dio molto vicino ai poveri incontrati sulle strade della Calabria, del salernitano, a Roma e fino in Francia.
La sua santità fece si che i re lo vollero sempre vicino per chiedere consiglio e per chiedere la protezione del Signore. Quando uno dei re di Napoli, Ferdinando, accogliendolo mentre Francesco andava verso la Francia, gli offrì un piatto di monete d'oro per costruire un chiesa nella città partenopea, una testimonianza da parte dei frati che erano con lui racconta che Francesco prese una moneta e la spezzò, uscì del sangue. Francesco disse al re che non poteva prendere quel denaro in quanto sporco di sangue di tanta povera gente sfruttata dal re e dai suoi feudatari.
Questo giorno di fine quaresima, mentre siamo preoccupati per il coronavirus ma, allo stesso tempo fiduciosi nel Signore, ci richiama alla carità. La si può fare in tanti modi, facendola pesare alle persone a cui è destinata guardandoli dall'alto in basso oppure in silenzio, come il Signore ci chiede".