Pasquale Calvio
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Pasquale Calvio, agricoltore e produttore di Cerignola: “L’agricoltura condannata a morte”

Per la mancanza di un presidio sul posto, gli agricoltori cerignolani si sono aggiunti a quelli già organizzati

La protesta degli agricoltori, nata in Germania e Francia e arrivata qui da noi in Italia, cresce di giorno in giorno: centinaia di trattori stanno sfilando nei capoluoghi di provincia e non solo, occupano pacificamente strade e organizzano presidi sia di giorno che di notte per mantenere viva l'attenzione sulle condizioni in cui versa la categoria.

Anche a Trinitapoli, a pochi chilometri da Cerignola, è nato un presidio di agricoltori che si aggiunge a quelli già formatisi nei giorni scorsi. Il presidio di Foggia, invece riunisce gli agricoltori della provincia di Foggia, ed è a questo che si sono aggregati gli agricoltori di Cerignola.

Il prossimo obiettivo, secondo gli organizzatori del movimento nazionale, potrebbe essere la marcia dei trattori su Roma.

Proprio per comprendere meglio e riassumere le ragioni della protesta, abbiamo incontrato Pasquale Calvio, agricoltore e produttore cerignolano, nonché responsabile delle Politiche agricole all'interno del gruppo politico "Noi Comunità in Movimento" guidato dal consigliere Tommaso Sgarro.

Pasquale, riusciresti a fare una sintesi dei motivi alla base della protesta degli agricoltori italiani, che stanno scendendo nelle piazze di tutta Italia per manifestare?

"Sì, intanto vi ringrazio per l'attenzione e la disponibilità a trattare questo tema che mi sta molto a cuore. Io stesso, infatti, sono un agricoltore e lavoro la terra per ricavarne i prodotti. Attualmente gli agricoltori italiani stanno manifestando contro le politiche green imposte dall'Unione Europea: il settore è in crisi da tempo ma ora la situazione è diventata insostenibile. Ci sono presidi da giorni in tutta la Puglia: gli agricoltori di Cerignola si sono uniti al Presidio presente su Foggia, che raggruppa tutti gli agricoltori della provincia. Da poco si è costituito un presidio anche nella vicina Trinitapoli.

Cosa vogliamo noi agricoltori? Essendo vessati dagli aumenti dei costi aziendali (elettricità, gasolio agricolo arrivato alle stelle) chiediamo almeno uno sgravio sui contributi e Iva. Non riusciamo ad andare avanti a causa dei prezzi di vendita, che per noi produttori sono tendenzialmente al ribasso, per cui i nostri guadagni sono esigui se paragonati a quelli dei produttori che servono la grande distribuzione. Inoltre, da tempo ormai, subiamo l'importazione sleale dai Paesi esteri, non solo del grano, ma anche di frutta e ortaggi.

I consumatori si vedono arrivare angurie belle rosse anche fuori stagione e le acquistano, non sapendo che quel prodotto è stato ricavato utilizzando concimi con residui non controllati e quindi potenzialmente nocivi per la salute.

Noi agricoltori siamo inoltre contrari all'utilizzo di carni sintetiche e all'introduzione di farine di insetti nella nostra alimentazione. Ma di che cosa stiamo parlando? Significa mortificare i nostri prodotti made in Italy e calpestare l'agricoltura fin nelle sue radici"

Cosa prevedi possa accadere in futuro alla categoria cui appartieni?

"Io mi auguro che questa mobilitazione nazionale possa servire a restituire la dignità all'intera categoria. Trovo vergognoso che amministrazioni e istituzioni non scendano in piazza a fianco degli agricoltori, come stanno facendo in altre zone d'Italia. Ricordiamoci che l'agricoltura è un settore primario, e se dovesse fermarsi ci sarebbero gravi ripercussioni sull'intero sistema".
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