Ospedale Tatarella
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Cronaca

Ospedale “Tatarella”, il caos raccontato da un cittadino

Una storia assurda, paziente 73enne con pacemaker e trombosi ascellare in atto. Lunghe attese, rimbalzo di reparti, 10 giorni di eparina e nessun controllo futuro

Nella giornata di ieri, mercoledì 22 aprile, nell'articolo intitolato "Coronavirus, nell'sdpedale di Cerignola regna ancora il caos", denunciammo la situazione in cui versa il nosocomio ofantino sottolineando che

"molti pazienti affetti dalle più svariate patologie sono ancora in attesa di essere visitati, sono ancora in attesa di controlli perché i ricoveri a Cerignola non si possono effettuare, i laboratori per le visite sono chiusi, non si possono effettuare TAC, Risonanze Magnetiche, non si possono sostituire pacemaker, non si possono approfondire esami per coloro che temono l'aggravamento della patologia. Tutto funziona solo ed esclusivamente per le estreme urgenze".

Nel primo pomeriggio di oggi riceviamo la chiama di un cittadino di Cerignola P.C., coniuge di una paziente 73enne cardiopatica sottoposta nel 2019 ad impianto di dispositivo antibradicardico "Pacemaker".

Condividendo quanto da noi scritto in questi giorni ci ha raccontato la sua recentissima esperienza in ospedale. La raccontiamo con le sue stesse parole:

"Mia moglie giovedì scorso presentava gonfiore al braccio destro, un gonfiore enorme. Mi sono immediatamente attivato recandomi dal medico curante che, con una certa urgenza, ha prescritto una visita cardiologica. Sembrava che il gonfiore del braccio fosse collegato ad una questione cardiaca.

Anche se piuttosto timorosi del contagio da COVID, io e la mia signora venerdì, il giorno dopo, ci siamo recati presso l'Ospedale "Tatarella".
Abbiamo immediatamente avvertito una situazione di pericolo visto il caos ed il disordine che vigeva lungo i corridoi, guardie giurate, pazienti in attesa al Pronto Soccorso. Pensavo che entrando in quell'ospedale rischi di contagiarti. Avevamo tanta voglia di andare via immediatamente ma il gonfiore al braccio di mia moglie, gli evidenti lividi, la mano violacea, la preoccupazione di ciò che sarebbe potuto accadere alla sua salute mi hanno costretto a mettere da parte quel senso di paura e procedere.

Ci siamo recati al reparto di Cardiologia, porta categoricamente chiusa. Dopo aver citofonato siamo stati accolti da un'infermiera alla quale abbiamo spiegato quanto stava accadendo mostrando la richiesta di visita urgente fatta dal nostro medico curante. L'infermiera ci ha chiesto di attendere nel corridoio esterno del reparto, poco dopo è tornata spiegandoci che il Primario della Cardiologia, dott. Sollazzo, ha detto che mia moglie doveva essere visitata in Pronto Soccorso nonostante la richiesta del nostro medico di fiducia espressamente richiedeva urgente visita cardiologica.
Pazientemente ci siamo recati al Pronto Soccorso dove abbiamo dovuto dare spiegazioni alle guardie giurate, non so quale competenza abbiano, ho dovuto subire i rimproveri delle medesime perchè "pretendevo" di entrare in reparto con mia moglie. Ho pazientemente atteso nell'accettazione del Pronto Soccorso fino a quando, dopo parecchio tempo, non vedendo più mia moglie che era in ambulatorio ho deciso autonomamente di entrare al fine di rendermi conto di ciò che accadeva.

Il primario del Pronto Soccorso mi informava che aveva già parlato con il Primario di Cardiologia ricordandogli che essendoci una richiesta esplicita del nostro medico curante, essendo mia moglie cardiopatica, avendo un Pacemaker, essendo paziente dello stesso reparto sarebbe dovuta essere stata visitata solo ed esclusivamente nella cardiologia.

Armati di santa pazienza ci siamo nuovamente recati in cardiologia dove, finalmente, mia moglie è stata visitata dal dott. Sollazzo che, dopo aver eseguito ecografia ed elettrocardiogramma, ha diagnosticato una trombosi ascellare.
Le hanno prescritto la somministrazione di eparina per 10 giorni. Mi sarei aspettato una seconda visita di controllo, una seconda osservazione, un modo qualsiasi per controllare dopo la somministrazione dell'eparina quali fossero le condizioni di mia moglie… niente di tutto questo! Nessun'altra spiegazione, nessun'altra parola, nessun controllo, nessuna osservazione!

Parliamo di una paziente 73enne con pacemaker, con un braccio gonfio e livido, con mani violacee, con una trombosi. Non hanno trattenuto mia moglie neanche una mezza giornata.

Sono convinto che la ASL sia solo concentrata sul Coronavirus pur non essendo Cerignola un centro COVID, hanno bloccato reparti, ricoveri, visite, ambulatorio come se si morisse solo di Coronavirus. I dirigenti sono anche medici, nell'ospedale ci lavorano i medici, possibile che non abbiano ancora capito che non si muore solo di Coronavirus?"
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