Cronaca
Operazione Ocean's Twelve, tentano di rubare 50 milioni in un Caveau di Chiasso. 10 arresti
Operazione Ocean's Twelve, tentano di rubare 50 milioni in un Caveau di Chiasso. Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Cerignola permettono di sventare il colpo e di arrestare 10 persone.
Cerignola - martedì 27 febbraio 2018
11.36 Comunicato Stampa
Era composta da professionisti del crimine, specializzati in furti di ingente valore con l'impiego di sofisticati sistemi elettronici di ultima generazione. E' questo il dato emerso dalle indagini degli uomini del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Cerignola che, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, già da alcuni mesi, avuta notizia di un eclatante colpo in preparazione sul territorio svizzero, si erano messi sulle tracce dei malfattori, dando un volto a ciascun componente della banda, composta da 12 pregiudicati pronti a tutto, individuandone ruoli, compiti, capacità criminale.
Si è conclusa con l'arresto di 10 pregiudicati, di cui 5 in territorio svizzero e 5 in territorio italiano, l'ambiziosa missione della "banda cerignolana", proprio nel momento in cui, dopo svariate ore di appostamento nei boschi a ridosso del loro obiettivo, un caveau di una società di trasporto di preziosi e di ingenti somme di denaro, erano entrati in azione per abbattere un muro della struttura, dopo averne disattivato, grazie ad un congegno jammer di ultima tecnologia, gli svariati sistemi di allarme.
Per diversi mesi i malfattori avevano operato numerosi appostamenti e sopralluoghi nei pressi del caveau, studiando i movimenti del personale di sorveglianza e delle locali forze dell'ordine, le possibili vie di fuga, creando in un B&B di Abbiategrasso (MI) la loro base logistica, da cui partire e dove ritornare dopo il furto, utilizzando autovetture preventivamente rubate, sia in Svizzera che in Italia, custodite in un sicuro deposito tra le province di Milano e Como.
Insomma, i 12 componenti della banda non erano di certo degli sprovveduti. Basti pensare che, nel corso di uno degli ultimi sopralluoghi, inconsapevoli di essere costantemente monitorati dagli investigatori della Compagnia di Cerignola, della Polizia del Commissariato della Polizia Cantonale di Chiasso e dai Carabinieri delle Compagnie di Abbiategrasso e di Como, sono stati "visti" intercettare le frequenze dei vari allarmi a protezione del caveau con un sofisticatissimo congegno elettronico di ultima generazione, appositamente acquistato con un "investimento" di 40.000 euro.
Le indagini dei militari della Compagnia di Cerignola, condotte sia con metodologie innovative sia tramite numerosi servizi di pedinamento e osservazione, e con il prezioso supporto dei colleghi lombardi e della Polizia elvetica, attivata attraverso il sistema di cooperazione internazionale attestato presso il Ministero dell'Interno, hanno permesso di delineare le "professionalità" messe in campo da tutti i membri della banda, 10 cerignolani e 2 foggiani, organizzati nel dettaglio su percorsi da seguire, mezzi da utilizzare e ruoli, secondo uno schema ben preciso e, come si è evinto dalle investigazioni, basato sul noto film "OCEAN'S ELEVEN", che tutti i componenti non disdegnavano di citare, e dal quale avevano preso spunto. Da qui il nome dell'operazione.
La fase finale dell'operazione, protrattasi per tutta la serata di domenica, fino alle luci dell'alba di lunedì, ha dunque permesso l'arresto di 10 dei membri della pericolosa banda criminale. In Svizzera, in particolare, gli uomini del Commissariato di Chiasso, che su attivazione dei Carabinieri della Compagnia di Cerignola, ed in stretto e continuo contatto con questi, avevano circondato l'intera area, nel momento in cui i malfattori, dopo aver elettronicamente inibito i sistemi di allarme, al termine di ore di attesa sono entrati in azione, sono letteralmente piombati loro addosso, bloccando TRESSANTE NATALE FABIO, cl. '78, TRICARICO LORETO, cl '66, DE VITTI TEODATO, cl. '78, MANCINI FEDERICO, cl. '90, e ZAGARIA SAVINO, cl. '68. Altri 5 membri, che erano riusciti ad allontanarsi, sono invece stati bloccati dai Carabinieri della Compagnia di Abbiategrasso, nel cui comune gli uomini del Nucleo Operativo di Cerignola avevano individuato la loro base logistica. Si tratta di CALVIO ANTONIO, cl. '75, DE FEUDIS GIUSEPPE CLAUDIO, cl. '85, CAPPELLARI FRANCO, cl. '75, CONVERSANO GERARDO, cl. '93, e SALVATORE ANTONIO, cl. '91, tutti pregiudicati, i primi tre cerignolani, mentre i restanti due di Foggia. Salvatore Antonio, addirittura, è sottoposto alla sorveglianza speciale di p.s. con obbligo di soggiorno nel comune di Foggia, e quindi obbligato non solo a non allontanarsi dal capoluogo dauno, ma addirittura a permanere in casa durante tutto l'arco notturno. I cinque malfattori, di ritorno dalla Svizzera ad Abbiategrasso dopo il fallimento del colpo, sono stati sorpresi dai militari della locale Compagnia Carabinieri, sempre guidati dai Carabinieri del centro ofantino che intanto seguivano costantemente tutti i loro movimenti, a bordo di una Fiat Punto e di una Fiat 500 X, rubate nelle settimane precedenti nell'hinterland milanese.
Nel comasco, invece, i Carabinieri della Compagnia di Como, sempre guidati dagli investigatori cerignolani, hanno individuato in un parcheggio un TIR, al cui interno hanno identificato ulteriori due pregiudicati cerignolani, la cui posizione è tuttora al voglio degli inquirenti. Si pensa che il camion sarebbe dovuto servire ai malfattori per trasportare l'intero bottino, del valore di svariati milioni di euro, grazie ad una serie di vani appositamente ricavati all'interno del rimorchio.
Sono tuttora in corso ulteriori indagini, tese all'individuazioni di ulteriori complici, fiancheggiatori e basisti.
Si è conclusa con l'arresto di 10 pregiudicati, di cui 5 in territorio svizzero e 5 in territorio italiano, l'ambiziosa missione della "banda cerignolana", proprio nel momento in cui, dopo svariate ore di appostamento nei boschi a ridosso del loro obiettivo, un caveau di una società di trasporto di preziosi e di ingenti somme di denaro, erano entrati in azione per abbattere un muro della struttura, dopo averne disattivato, grazie ad un congegno jammer di ultima tecnologia, gli svariati sistemi di allarme.
Per diversi mesi i malfattori avevano operato numerosi appostamenti e sopralluoghi nei pressi del caveau, studiando i movimenti del personale di sorveglianza e delle locali forze dell'ordine, le possibili vie di fuga, creando in un B&B di Abbiategrasso (MI) la loro base logistica, da cui partire e dove ritornare dopo il furto, utilizzando autovetture preventivamente rubate, sia in Svizzera che in Italia, custodite in un sicuro deposito tra le province di Milano e Como.
Insomma, i 12 componenti della banda non erano di certo degli sprovveduti. Basti pensare che, nel corso di uno degli ultimi sopralluoghi, inconsapevoli di essere costantemente monitorati dagli investigatori della Compagnia di Cerignola, della Polizia del Commissariato della Polizia Cantonale di Chiasso e dai Carabinieri delle Compagnie di Abbiategrasso e di Como, sono stati "visti" intercettare le frequenze dei vari allarmi a protezione del caveau con un sofisticatissimo congegno elettronico di ultima generazione, appositamente acquistato con un "investimento" di 40.000 euro.
Le indagini dei militari della Compagnia di Cerignola, condotte sia con metodologie innovative sia tramite numerosi servizi di pedinamento e osservazione, e con il prezioso supporto dei colleghi lombardi e della Polizia elvetica, attivata attraverso il sistema di cooperazione internazionale attestato presso il Ministero dell'Interno, hanno permesso di delineare le "professionalità" messe in campo da tutti i membri della banda, 10 cerignolani e 2 foggiani, organizzati nel dettaglio su percorsi da seguire, mezzi da utilizzare e ruoli, secondo uno schema ben preciso e, come si è evinto dalle investigazioni, basato sul noto film "OCEAN'S ELEVEN", che tutti i componenti non disdegnavano di citare, e dal quale avevano preso spunto. Da qui il nome dell'operazione.
La fase finale dell'operazione, protrattasi per tutta la serata di domenica, fino alle luci dell'alba di lunedì, ha dunque permesso l'arresto di 10 dei membri della pericolosa banda criminale. In Svizzera, in particolare, gli uomini del Commissariato di Chiasso, che su attivazione dei Carabinieri della Compagnia di Cerignola, ed in stretto e continuo contatto con questi, avevano circondato l'intera area, nel momento in cui i malfattori, dopo aver elettronicamente inibito i sistemi di allarme, al termine di ore di attesa sono entrati in azione, sono letteralmente piombati loro addosso, bloccando TRESSANTE NATALE FABIO, cl. '78, TRICARICO LORETO, cl '66, DE VITTI TEODATO, cl. '78, MANCINI FEDERICO, cl. '90, e ZAGARIA SAVINO, cl. '68. Altri 5 membri, che erano riusciti ad allontanarsi, sono invece stati bloccati dai Carabinieri della Compagnia di Abbiategrasso, nel cui comune gli uomini del Nucleo Operativo di Cerignola avevano individuato la loro base logistica. Si tratta di CALVIO ANTONIO, cl. '75, DE FEUDIS GIUSEPPE CLAUDIO, cl. '85, CAPPELLARI FRANCO, cl. '75, CONVERSANO GERARDO, cl. '93, e SALVATORE ANTONIO, cl. '91, tutti pregiudicati, i primi tre cerignolani, mentre i restanti due di Foggia. Salvatore Antonio, addirittura, è sottoposto alla sorveglianza speciale di p.s. con obbligo di soggiorno nel comune di Foggia, e quindi obbligato non solo a non allontanarsi dal capoluogo dauno, ma addirittura a permanere in casa durante tutto l'arco notturno. I cinque malfattori, di ritorno dalla Svizzera ad Abbiategrasso dopo il fallimento del colpo, sono stati sorpresi dai militari della locale Compagnia Carabinieri, sempre guidati dai Carabinieri del centro ofantino che intanto seguivano costantemente tutti i loro movimenti, a bordo di una Fiat Punto e di una Fiat 500 X, rubate nelle settimane precedenti nell'hinterland milanese.
Nel comasco, invece, i Carabinieri della Compagnia di Como, sempre guidati dagli investigatori cerignolani, hanno individuato in un parcheggio un TIR, al cui interno hanno identificato ulteriori due pregiudicati cerignolani, la cui posizione è tuttora al voglio degli inquirenti. Si pensa che il camion sarebbe dovuto servire ai malfattori per trasportare l'intero bottino, del valore di svariati milioni di euro, grazie ad una serie di vani appositamente ricavati all'interno del rimorchio.
Sono tuttora in corso ulteriori indagini, tese all'individuazioni di ulteriori complici, fiancheggiatori e basisti.