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Ristorante "La volpe e l'uva"
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Nuovo focolaio a Cerignola, ma cosa c’entra il ristorante “La volpe e l’uva”?

Le dichiarazioni di Miriam Sforza, titolare del Ristorante “La volpe e l’uva”: “Nei confronti del nostro ristorante in questi giorni è stato detto di tutto ma noi stiamo benissimo, godiamo di ottima salute”

Come da bollettini epidemiologici emanati dalla Regione Puglia la città di Cerignola, stando alla mappatura, risulterebbe avere un numero di positivi che si attesta tra gli 11 e i 20 (Coronavirus, nuovo focolaio a Cerignola). Notizie degli ultimi giorni sottolineano un nuovo focolaio sviluppatosi in città dopo una festa di compleanno presso il Ristorante "La volpe e l'uva". A tal ragione la proprietaria del locale in questione, Miriam Sforza, in un video pubblicato a mezzo facebook ha precisato quanto segue:

«Da qualche giorno ascolto notizie secondo le quali la diffusione del contagio sia avvenuta nel nostro locale.
Non riuscivo a capire il nesso tra il nuovo focolaio infettivo e il nostro ristorante, solo dopo aver fatto mente locale siamo riusciti a capire il riferimento.
Circa 20 giorni fa si è svolta un festa nel nostro ristorante, era un 18° compleanno. Dopo qualche giorno una delle invitate accusava dei sintomi e, in virtù di questi, ha effettuato il tampone risultando positiva al COVID, stessa situazione per il consorte di questa invitata. Questo è ciò che abbiamo appreso a distanza di tempo.
Da questa spiacente situazione è stato scritto che nel Ristorante "La volpe e l'uva" c'è il COVID19».

La titolare del Ristorante "La Volpe e l'uva" entra nello specifico raccontando ciò che avviene quotidianamente nell'esercizio pubblico in oggetto, che poi è la vita quotidiana di qualsiasi attività ristorativa italiana, evidenziando con dovizia di particolari l'attuazione delle misure di contenimento previste e, in particolar modo, l'impossibilità per qualsiasi ristoratore di essere a conoscenza della vita di ogni cliente o dello storico dei parenti di ogni cliente nonché delle condizioni di salute di ogni persona all'interno del locale, soprattutto quando i sintomi si manifestano dopo qualche giorno della frequentazione dell'attività ristorativa.

«Partiamo dal presupposto che il nostro ristorante è frequentato da circa 120 clienti giornalieri, esattamente come avviene in un qualsiasi supermercato, boutique, negozio, studio dentistico, in qualsiasi attività commerciale.
Sappiamo che ci sono tantissime persone asintomatiche, apprendiamo che molte persone sono state positive al COVID senza neanche saperlo. Non mi sento di smentire la notizia e neanche di darne conferma perché sarebbe allucinante pensare che dei circa 120 clienti giornalieri che quotidianamente passano dal ristorante nessuno abbia avuto, successivamente, sintomi riconducibili al Coronavirus. Non possiamo saperlo, non possiamo affatto prevederlo.
Nei confronti del nostro ristorante in questi giorni è stato detto di tutto, addirittura si è ipotizzata la presenza di positivi tra il personale in servizio, camerieri malati, cuochi malati…. noi stiamo benissimo, godiamo di ottima salute.
Vediamo un sacco di persone al giorno, ieri mattina su 50 clienti circa 20 non erano cerignolani, lungi da me pensare che coloro che provengano da altre città siano o meno positive per il solo fatto che non sono cerignolani. Noi ce la mettiamo tutta in termini di sicurezza, obblighiamo all'uso delle mascherine così come prescritto dai vari dpcm e dalle norme di contenimento del contagio, garantiamo il distanziamento tra tavoli e attuiamo ogni norma volta a contrastare la diffusione del virus».

Miriam Sforza dopo tutte le dovute precisazioni in merito alla vicenda che ha acceso i riflettori sul Ristorante "La volpe e l'uva", ingiustamente etichettato come responsabile del contagio, si sofferma a fotografare ciò che avviene in tutte le realtà italiane ed europee in cui non esiste l'attuazione di alcuna norma sul distanziamento sociale focalizzando l'attenzione sul surreale momento che stiamo vivendo dove è più facile puntare il dito contro qualcuno per il mero interesse di denigrare, infangare, diffamare, trovare a tutti i costi il colpevole, a prescindere se veramente lo fosse, dove la voce di popolo trova una ampia platea di ascoltatori pronti a divulgarla, dove basta seminare un dubbio per raccogliere una marea di certezze infondate.

«Pubblicano video di discoteche piene zeppe di giovani senza alcun distanziamento, migliaia di persone ammassate e secondo voi tra queste non esiste uno asintomatico? Non esiste un positivo che neanche sa di esserlo o uno che ha parenti positivi al COVID?
Mi sembra tutto così surreale, marciarci in questo modo per diffamare il nostro ristornate mi sembra così di cattivo gusto. Nonostante tutto siamo sempre pieni, stiamo lavorando e non abbiamo avuto ripercussioni di nessun tipo, però le dicerie sono brutte perché ogni locale , ogni pubblico esercizio è frequentato da persone che non sempre si conoscono. Non possiamo sapere lo storico di ogni cliente, la vita di ogni persona che si reca a pranzare o cenare, è impensabile sapere tutto dei parenti di un festeggiato.
Se volete frequentare il nostro ristorante siete e sarete sempre i benvenuti, volevo solo rassicurare tutti che stiamo bene, nessun dipendente è positivo, godiamo tutti di ottima salute, non è successo niente. Per concludere è giusto sottolineare che la quarantena, per coloro che abbiano avuto contatti con positivi dura 14 giorni e, da quell'evento, sono abbondantemente passati, dovrebbero fare il test a più di 3000 persone avvicendatesi nel nostro ristornate da quella festa di cui tanto si parla, ma ripeto e sottolineo, ogni giorno dal nostro pubblico esercizio ci passano circa 120 persone e noi non possiamo sapere se tra queste ci siano o meno positivi ma, giusto per essere chiari, ciò avviene in tutti i locali d'Europa».

Ciò che è accaduto ai danni del ristorante "La volpe e l'uva" potrebbe accadere domani ai danni di un'altra attività ristorativa, di un altro pubblico esercizio che ha già patito tanto per i tre mesi di lockdown, che ha già pagato tanto lo scotto dell'emergenza. In questi mesi potranno verificarsi nuovamente episodi simili, potranno esserci nuovi focolai, altri momenti di preoccupazione ma puntare il dito contro chi fa onestamente il proprio lavoro non risolve di certo il problema. Dobbiamo abituarci a questi episodi che accadono per colpa di nessuno, basta essere collaborativi, rispettare le norme, non essere superficiali e, soprattutto, non approfittare del momento per il gusto di infangare.
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