Nostalgia per Di Vittorio in prima pagina del Sole 24 Ore: "Manca il suo coraggio"
L'editoriale di oggi parla della rottura Sindacati-Confindustria
Cerignola - mercoledì 7 ottobre 2015
12.57
Sulla chiusura negativa degli accordi tra Sindacati e Confindustria in merito al processo di rinnovo su alcuni contratti nazionale di lavoro interviene il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, che cita il cerignolano Giuseppe Di Vittorio, in merito proprio alle difficoltà quotidiane del mondo dei sindacati nel negoziare con gli industriali.
"Un uomo nato alla fine dell'Ottocento, Giuseppe Di Vittorio, bracciante figlio di bracciante e leader storico della Cgil, rivelò nel dopoguerra un coraggio "eretico" che contribuì a porre le basi del miracolo economico italiano. Fece scelte audaci, a volte controcorrente, si ritrovò sempre a fianco nei momenti importanti di imprenditori come Angelo Costa e di uomini del fare del calibro di Pescatore, Menichella e Saraceno", scrive Napoletano nell'editoriale in prima pagina, suggerendo poi la via da seguire.
"Siamo certi che oggi Di Vittorio scuoterebbe la testa e maltratterebbe i suoi successori. Avere costretto alla rottura un imprenditore come Giorgio Squinzi che ha sempre creduto nelle relazioni industriali vuol dire aver smarrito il senso della storia. [...] Serve il coraggio di un nuovo Di Vittorio e, in sua assenza, la forza di decidere".
"Un uomo nato alla fine dell'Ottocento, Giuseppe Di Vittorio, bracciante figlio di bracciante e leader storico della Cgil, rivelò nel dopoguerra un coraggio "eretico" che contribuì a porre le basi del miracolo economico italiano. Fece scelte audaci, a volte controcorrente, si ritrovò sempre a fianco nei momenti importanti di imprenditori come Angelo Costa e di uomini del fare del calibro di Pescatore, Menichella e Saraceno", scrive Napoletano nell'editoriale in prima pagina, suggerendo poi la via da seguire.
"Siamo certi che oggi Di Vittorio scuoterebbe la testa e maltratterebbe i suoi successori. Avere costretto alla rottura un imprenditore come Giorgio Squinzi che ha sempre creduto nelle relazioni industriali vuol dire aver smarrito il senso della storia. [...] Serve il coraggio di un nuovo Di Vittorio e, in sua assenza, la forza di decidere".