Vita di città
Morto l’oncologo Roberto Saccozzi, viveva a Cerignola da tempo: un professionista come pochi
E’ stato volontario di Cittadinanzattiva e presso il Tribunale dei Diritti del Malato della nostra città
Cerignola - venerdì 30 agosto 2024
15.18
La morte del dottor Roberto Saccozzi, stimato professionista ed oncologo conosciuto ed apprezzato a Cerignola (dove viveva da anni) per le sue qualità umane e mediche, ha provocato sincero dispiacere e cordoglio nella comunità cittadina, in cui operava da tempo anche come volontario di Cittadinanzattiva e presso il Tribunale dei Diritti del Malato.
Tanti i messaggi scritti sulle pagine social per ricordare un medico definito "come pochi". Il collega Michele Romano ha dichiarato: "La nostra città perde un altro suo figlio illustre. E' stato un grande medico, ricercatore e scienziato. E' stato un punto di riferimento nazionale ed internazionale nel campo della senologia e della senologia oncologica. Lui ha scoperto il famoso linfonodo sentinella. Anche da pensionato non ha mai abbandonato i suoi pazienti. Ultimamente stava seguendo altri importanti progetti in campo sanitario, e stava collaborando ad un lavoro di ricerca sull'incidenza dei tumori in Capitanata".
C'è anche chi ricorda con emozione i momenti difficili che Saccozzi ha cercato di rendere più sopportabili con la sua rassicurante presenza.
"Resterà di lui un ricordo inestinguibile. E' stato il medico oncologo letteralmente adorato da mia madre durante la sua battaglia contro il cancro. Di lui, solo di lui ci fidavamo, in tanti momenti difficili. Insomma, era una persona di famiglia. Ricorderò sempre il suo sorriso aperto e rassicurante e le lunghe chiacchierate sui tanti temi della vita sociale e politica cittadina", ha scritto l'ex Dirigente Scolastica Lucia Lenoci.
"Era il 1986, il mio papà stava male, un tumore ce lo stava portando via. Io giravo alla ricerca di una soluzione. Allora, non so adesso, li chiamavano "viaggi della speranza".
Non avevo risolto granché, poi seppi che a Cerignola veniva a visitare uno dei medici dello staff del famoso Veronesi. Non conoscevo quel medico, ma volli incontrarlo.
Ci andai con la documentazione medica di papà, che era ricoverato in Italia settentrionale. Lui mi ascoltò, poi guardò le carte e mi parló con serenità, ma con altrettanta fermezza.
Mi disse che non c'era molto da fare, poi mi chiese se io stavo girando alla ricerca di soluzioni. Gli dissi di sì e che non mi sarei fermato.
Mi consigliò di fermarmi, spiegandomi i motivi. Ho riportato questo incontro nel libro Mio Padre, che scrissi per ricordare papà.
Ne riporto qui un pezzo:
"Ti ho detto questo, perché nel tuo girare, purtroppo, troverai qualcuno, sì, un collega, che ti darà molto di più di una speranza, che ti dirà che la scienza sta facendo progressi da gigante, che c'è una cura nuova di sicura efficacia, che sì, insomma, quel male può essere sconfitto. E tu gli crederai, ti affiderai a lui anima e corpo e, soprattutto, portafogli. Lui riuscirà a far vivere tuo padre ancora un anno forse anche un anno e mezzo, ma questo tempo sarà per tuo padre peggio della morte corporale.
Lui soffrirà incredibilmente, dovranno dargli della morfina o qualcos'altro. Alla fine, quando tutto volgerà al termine, voi avrete il rammarico di aver fatto vivere così male vostro padre e avrete anche molti soldi in meno, soldi che, nel frattempo, il mio collega sarà riuscito a spillarvi in maniera truffaldina".
"Dottore lei parla così dei suoi colleghi? E il giuramento di Ippocrate? E la missione del medico? E la sua umanità? Così saltano tutti i paletti, dottore, in una maniera vergognosa".
"
Tu sei avvocato, giusto? Mbè, non ci sono avvocati che fanno lo stesso? Che promettono sentenze favorevoli o assoluzioni incredibili solo per spillare quattrini al proprio cliente? Giuramento di Ippocrate o meno, io ti dico che sì, esistono tanti colleghi che si comportano in questo modo, dunque attento, rifletti".
Continuammo a parlare, ma non riuscì a convincermi.
Alla fine io aggiunsi: "Grazie di tutto, dottore, che le devo?".
"
Nulla, io ci credo al giuramento di Ippocrate e alla missione del medico e poi, non sono mica come quel collega io, no, per nulla".
Questo era Roberto Saccozzi, un ottimo medico, un uomo, anzi un galantuomo, una persona per bene", è il toccante racconto di Mimmo Farina, avvocato.
Il dott. Saccozzi aveva 86 anni.
Tanti i messaggi scritti sulle pagine social per ricordare un medico definito "come pochi". Il collega Michele Romano ha dichiarato: "La nostra città perde un altro suo figlio illustre. E' stato un grande medico, ricercatore e scienziato. E' stato un punto di riferimento nazionale ed internazionale nel campo della senologia e della senologia oncologica. Lui ha scoperto il famoso linfonodo sentinella. Anche da pensionato non ha mai abbandonato i suoi pazienti. Ultimamente stava seguendo altri importanti progetti in campo sanitario, e stava collaborando ad un lavoro di ricerca sull'incidenza dei tumori in Capitanata".
C'è anche chi ricorda con emozione i momenti difficili che Saccozzi ha cercato di rendere più sopportabili con la sua rassicurante presenza.
"Resterà di lui un ricordo inestinguibile. E' stato il medico oncologo letteralmente adorato da mia madre durante la sua battaglia contro il cancro. Di lui, solo di lui ci fidavamo, in tanti momenti difficili. Insomma, era una persona di famiglia. Ricorderò sempre il suo sorriso aperto e rassicurante e le lunghe chiacchierate sui tanti temi della vita sociale e politica cittadina", ha scritto l'ex Dirigente Scolastica Lucia Lenoci.
"Era il 1986, il mio papà stava male, un tumore ce lo stava portando via. Io giravo alla ricerca di una soluzione. Allora, non so adesso, li chiamavano "viaggi della speranza".
Non avevo risolto granché, poi seppi che a Cerignola veniva a visitare uno dei medici dello staff del famoso Veronesi. Non conoscevo quel medico, ma volli incontrarlo.
Ci andai con la documentazione medica di papà, che era ricoverato in Italia settentrionale. Lui mi ascoltò, poi guardò le carte e mi parló con serenità, ma con altrettanta fermezza.
Mi disse che non c'era molto da fare, poi mi chiese se io stavo girando alla ricerca di soluzioni. Gli dissi di sì e che non mi sarei fermato.
Mi consigliò di fermarmi, spiegandomi i motivi. Ho riportato questo incontro nel libro Mio Padre, che scrissi per ricordare papà.
Ne riporto qui un pezzo:
"Ti ho detto questo, perché nel tuo girare, purtroppo, troverai qualcuno, sì, un collega, che ti darà molto di più di una speranza, che ti dirà che la scienza sta facendo progressi da gigante, che c'è una cura nuova di sicura efficacia, che sì, insomma, quel male può essere sconfitto. E tu gli crederai, ti affiderai a lui anima e corpo e, soprattutto, portafogli. Lui riuscirà a far vivere tuo padre ancora un anno forse anche un anno e mezzo, ma questo tempo sarà per tuo padre peggio della morte corporale.
Lui soffrirà incredibilmente, dovranno dargli della morfina o qualcos'altro. Alla fine, quando tutto volgerà al termine, voi avrete il rammarico di aver fatto vivere così male vostro padre e avrete anche molti soldi in meno, soldi che, nel frattempo, il mio collega sarà riuscito a spillarvi in maniera truffaldina".
"Dottore lei parla così dei suoi colleghi? E il giuramento di Ippocrate? E la missione del medico? E la sua umanità? Così saltano tutti i paletti, dottore, in una maniera vergognosa".
"
Tu sei avvocato, giusto? Mbè, non ci sono avvocati che fanno lo stesso? Che promettono sentenze favorevoli o assoluzioni incredibili solo per spillare quattrini al proprio cliente? Giuramento di Ippocrate o meno, io ti dico che sì, esistono tanti colleghi che si comportano in questo modo, dunque attento, rifletti".
Continuammo a parlare, ma non riuscì a convincermi.
Alla fine io aggiunsi: "Grazie di tutto, dottore, che le devo?".
"
Nulla, io ci credo al giuramento di Ippocrate e alla missione del medico e poi, non sono mica come quel collega io, no, per nulla".
Questo era Roberto Saccozzi, un ottimo medico, un uomo, anzi un galantuomo, una persona per bene", è il toccante racconto di Mimmo Farina, avvocato.
Il dott. Saccozzi aveva 86 anni.