Cronaca
Mia nonna muore, noi familiari lo sappiamo il giorno dopo
La storia raccapricciante, triste e preoccupante di Alessandro, un cittadino di Cerignola i cui parenti sono positivi al COVID-19
Cerignola - domenica 29 marzo 2020
14.22
Riportiamo interamente la drammatica storia che Alessandro, un cittadino di Cerignola, ha raccontato con un video sui social network. Una storia raccapricciante, triste, preoccupante. Non vogliamo fare alcuna critica sull'operato dei medici e degli ospedali, non spetta di certo a noi, ma vogliamo che i nostri lettori riflettano sulla gravità di ciò che sta accadendo e sul pericolo che tutti stiamo correndo. Occorre assolutamente bloccare il contagio e lo possiamo fare solo restando a casa, utilizzando mascherino e guanti, uscendo solo per casi estremamente necessari.
Il racconto di Alessandro ci lascia intendere che gli ospedali sono in emergenza e che, per forze di causa maggiore, rischiamo di perdere qualcuno senza neppure saperlo.
"Mia nonna ha contratto il virus nell'ospedale di Cerignola circa un mese fa, quando i negozi e le attività erano ancora a pieno ritmo. Risalire al contagio è stato facile in quanto erano i primi casi.
Dopo il ricovero a Cerignola viene riportata a casa, pareva fosse solo un'influenza. Tutti abbiamo avuto i contatti con lei, siamo andati a trovarla, abbiamo fatto visite, la abbiamo assistita.
Nostra zia, che la assisteva quotidianamente, ha iniziato ad avere i primi sintomi evidenti e con le normali cure non riusciva a guarire. Spontaneamente si reca al Pronto Soccorso, la stavano mandando indietro ma poi, fortunatamente, hanno deciso di farle il tampone risultando positiva al COVVID-19.
La portano a San Giovanni Rotondo (Casa Sollievo della Sofferenza) mettendo tutti in quarantena tranne me, non so ancora il perché, anche se l'ho fatto autonomamente. La ASL prometteva tamponi ai familiari più esposti, tamponi che non hanno mai fatto. La mia ragazza iniziava ad avere i primi sintomi, loro ci promettevano che avrebbero fatto il tampone, aveva 40 di febbre, intanto mia nonna si aggravava e il Pronto Soccorso, chiamato più volte, ci invia l'ambulanza dopo due giorni fportando mia nonna in Ospedale al "Tatarella" di Cerignola. Quel giorno abbiamo chiamato più volte in Ospedale, nessuno sapeva dirci dove fosse mia nonna. In serata, alle 21:00, abbiamo saputo che era stata trasportata a San Giovanni Rotondo per fare una tac.
Dai primi esami si era aggravata, era sola, non aveva neanche i ricambi, era incosciente e si stava lasciando andare. Chiamavamo noi per avere notizie della nonna. Il giorno dopo ci dicono che mia nonna se la stava cavando poi, per due giorni, non si sono fatti sentire fino a quando, il 26 marzo, mia nonna muore. Noi non sapevamo niente, lo abbiamo saputo dopo la nostra chiamata il 27 marzo. In tono semplice ci dicono "ci dispiace, ma è morta ieri".
Non sappiamo se è stata accudita, se è morta sola, non sappiamo nulla di nostra nonna. Non avrà nemmeno un funerale degno, verrà presa dall'ospedale e portata al cimitero
Non parlo di negligenza dei dottori o altro, capisco che la situazione è nuova anche per loro, posso capire che situazioni simili possano avvenire in Lombardia dove ci sono ospedali al collasso ma non qui da noi dove gli ospedali non vivono ancora l'emergenza come in Settentrione.
Attualmente mia zia è ancora a San Giovanni Rotondo e per vedere l'ombra di un dotto deve pregare. Sta aspettando risposte di un tampone per vedere se è guarita. Mia zia stava e sta nello stesso Ospedale in cui è morta sua madre, ma nessuno la aveva avvertita.
Nella mia città non si stanno rispettando le regole, vedo gente senza mascherine, senza guanti, in giro per strada non percependo ancora la gravità di ciò che succede. Cerchiamo di contenere il virus perché non perdona. Parlo per me e a nome della famiglia della mia ragazza, vi abbraccio virtualmente tutti".
Il racconto di Alessandro ci lascia intendere che gli ospedali sono in emergenza e che, per forze di causa maggiore, rischiamo di perdere qualcuno senza neppure saperlo.
"Mia nonna ha contratto il virus nell'ospedale di Cerignola circa un mese fa, quando i negozi e le attività erano ancora a pieno ritmo. Risalire al contagio è stato facile in quanto erano i primi casi.
Dopo il ricovero a Cerignola viene riportata a casa, pareva fosse solo un'influenza. Tutti abbiamo avuto i contatti con lei, siamo andati a trovarla, abbiamo fatto visite, la abbiamo assistita.
Nostra zia, che la assisteva quotidianamente, ha iniziato ad avere i primi sintomi evidenti e con le normali cure non riusciva a guarire. Spontaneamente si reca al Pronto Soccorso, la stavano mandando indietro ma poi, fortunatamente, hanno deciso di farle il tampone risultando positiva al COVVID-19.
La portano a San Giovanni Rotondo (Casa Sollievo della Sofferenza) mettendo tutti in quarantena tranne me, non so ancora il perché, anche se l'ho fatto autonomamente. La ASL prometteva tamponi ai familiari più esposti, tamponi che non hanno mai fatto. La mia ragazza iniziava ad avere i primi sintomi, loro ci promettevano che avrebbero fatto il tampone, aveva 40 di febbre, intanto mia nonna si aggravava e il Pronto Soccorso, chiamato più volte, ci invia l'ambulanza dopo due giorni fportando mia nonna in Ospedale al "Tatarella" di Cerignola. Quel giorno abbiamo chiamato più volte in Ospedale, nessuno sapeva dirci dove fosse mia nonna. In serata, alle 21:00, abbiamo saputo che era stata trasportata a San Giovanni Rotondo per fare una tac.
Dai primi esami si era aggravata, era sola, non aveva neanche i ricambi, era incosciente e si stava lasciando andare. Chiamavamo noi per avere notizie della nonna. Il giorno dopo ci dicono che mia nonna se la stava cavando poi, per due giorni, non si sono fatti sentire fino a quando, il 26 marzo, mia nonna muore. Noi non sapevamo niente, lo abbiamo saputo dopo la nostra chiamata il 27 marzo. In tono semplice ci dicono "ci dispiace, ma è morta ieri".
Non sappiamo se è stata accudita, se è morta sola, non sappiamo nulla di nostra nonna. Non avrà nemmeno un funerale degno, verrà presa dall'ospedale e portata al cimitero
Non parlo di negligenza dei dottori o altro, capisco che la situazione è nuova anche per loro, posso capire che situazioni simili possano avvenire in Lombardia dove ci sono ospedali al collasso ma non qui da noi dove gli ospedali non vivono ancora l'emergenza come in Settentrione.
Attualmente mia zia è ancora a San Giovanni Rotondo e per vedere l'ombra di un dotto deve pregare. Sta aspettando risposte di un tampone per vedere se è guarita. Mia zia stava e sta nello stesso Ospedale in cui è morta sua madre, ma nessuno la aveva avvertita.
Nella mia città non si stanno rispettando le regole, vedo gente senza mascherine, senza guanti, in giro per strada non percependo ancora la gravità di ciò che succede. Cerchiamo di contenere il virus perché non perdona. Parlo per me e a nome della famiglia della mia ragazza, vi abbraccio virtualmente tutti".