Territorio
Manifestazione della partite Iva, le dichiarazioni di un ambulante
Michele Gammino: “Non vogliamo carità da nessuno, non vogliamo soldi dal Governo e neanche dalla Regione, chiediamo solo di tornare a riaprire le nostre attività. Rivendichiamo il diritto di vivere e il dovere di contribuire mediante il pagamento delle tasse”
Cerignola - martedì 6 aprile 2021
19.31
«Oggi ci siamo riuniti in Piazza Duomo per manifestare tutto il nostro disappunto sulle continue restrizioni che, puntualmente, danneggiano solo ed esclusivamente le partite Iva – dichiara alla nostra redazione Michele Gammino, appartenente al settore degli ambulanti - Io sono ambulante e parlo della mia categoria chiusa oramai da un mese perché ritenuta "non essenziale" ai fini delle necessità della popolazione».
Tra le limitazioni previste dalla zona rossa, a partire da lunedì 15 marzo, la chiusura dei negozi tranne quelli di prima necessità: alimentari, farmacie, elettronica, ferramenta, edicole, profumerie, tabaccai, giocattolai e vivai. Chiusura dei mercati e centri commerciali anche nei giorni feriali.
«Parto dal principio che tutte le attività sono essenziali perché al servizio della popolazione e, non meno importante, perché pagando le tasse contribuiscono all'intero sistema economico finanziario della nazione.
Purtroppo i nostri amministratori, sia a livello nazionale che a livello regionale, non hanno ancora capito che noi ormai siamo allo stremo delle forze, siamo sull'orlo della disperazione. Ci impediscono di lavorare e, di conseguenza, ci stanno impedendo di sopperire alle necessità quotidiane delle nostre famiglie e delle nostre attività. Se qualcuno pensa che riusciamo a tirare avanti grazie ai "ristori" sappia che non c'è denaro a sufficienza per sovvenzionare le nostre categorie ridotte a ricevere una miseria di contributo insufficiente per pagare persino le semplici bollette.
Non vogliamo la carità da nessuno, non vogliamo soldi dal Governo e neanche dalla Regione, chiediamo solo di tornare a riaprire le nostre attività, i nostri banchi chiusi ormai da un mese, rivendichiamo il diritto di vivere e il dovere di contribuire mediante il pagamento delle tasse che, diversamente, non saremmo più in condizione di emettere.
Come volevasi dimostrare, nonostante le chiusure a nostro danno, nonostante il blocco delle nostre attività, in Puglia i contagi aumentano a dismisura giorno dopo giorno a dimostrazione che non sono di certo le nostre attività a causare la diffusione del virus.
Ormai è giunto il momento di dire basta, il momento in cui rivendichiamo i nostri diritti e pretendiamo di essere ascoltati, il momento in cui chiediamo categoricamente serietà e rispetto nei nostri confronti. Confidiamo nell'ascolto da parte di coloro che guidano la regione e la nazione altrimenti saremo costretti a continuare il nostro cammino di protesta silenziosa. Noi non ci arrendiamo!»
Tra le limitazioni previste dalla zona rossa, a partire da lunedì 15 marzo, la chiusura dei negozi tranne quelli di prima necessità: alimentari, farmacie, elettronica, ferramenta, edicole, profumerie, tabaccai, giocattolai e vivai. Chiusura dei mercati e centri commerciali anche nei giorni feriali.
«Parto dal principio che tutte le attività sono essenziali perché al servizio della popolazione e, non meno importante, perché pagando le tasse contribuiscono all'intero sistema economico finanziario della nazione.
Purtroppo i nostri amministratori, sia a livello nazionale che a livello regionale, non hanno ancora capito che noi ormai siamo allo stremo delle forze, siamo sull'orlo della disperazione. Ci impediscono di lavorare e, di conseguenza, ci stanno impedendo di sopperire alle necessità quotidiane delle nostre famiglie e delle nostre attività. Se qualcuno pensa che riusciamo a tirare avanti grazie ai "ristori" sappia che non c'è denaro a sufficienza per sovvenzionare le nostre categorie ridotte a ricevere una miseria di contributo insufficiente per pagare persino le semplici bollette.
Non vogliamo la carità da nessuno, non vogliamo soldi dal Governo e neanche dalla Regione, chiediamo solo di tornare a riaprire le nostre attività, i nostri banchi chiusi ormai da un mese, rivendichiamo il diritto di vivere e il dovere di contribuire mediante il pagamento delle tasse che, diversamente, non saremmo più in condizione di emettere.
Come volevasi dimostrare, nonostante le chiusure a nostro danno, nonostante il blocco delle nostre attività, in Puglia i contagi aumentano a dismisura giorno dopo giorno a dimostrazione che non sono di certo le nostre attività a causare la diffusione del virus.
Ormai è giunto il momento di dire basta, il momento in cui rivendichiamo i nostri diritti e pretendiamo di essere ascoltati, il momento in cui chiediamo categoricamente serietà e rispetto nei nostri confronti. Confidiamo nell'ascolto da parte di coloro che guidano la regione e la nazione altrimenti saremo costretti a continuare il nostro cammino di protesta silenziosa. Noi non ci arrendiamo!»