Territorio
Lotta al caporalato, CIA Capitanata: "La Rete del lavoro agricolo di qualità non funziona"
Ieri riunione a Foggia della Conferenza permanente sul lavoro irregolare in agricoltura
Foggia - sabato 20 giugno 2020
10.44 Comunicato Stampa
"In Puglia, su 71mila imprese sono appena 972 le imprese che hanno aderito alla Rete del lavoro agricolo di qualità, di cui 200 a Foggia, ovvero l'1,3%, solo 4mila in tutta Italia". Ha esordito così, ieri, nel suo intervento il direttore provinciale CIA Capitanata Nicola Cantatore che insieme al presidente provinciale Michele Ferrandino ha partecipato, in Prefettura a Foggia, alla riunione della Conferenza permanente - sezione Sviluppo Economico e Attività Produttive, incentrata sulle iniziative per l'attività di prevenzione e contrasto al caporalato ed allo sfruttamento lavorativo in agricoltura. All'incontro, indetto dal prefetto Raffaele Grassi, sono state invitate tutte le associazioni di categoria.
Il direttore provinciale CIA Capitanata ha evidenziato le criticità della legge 116 del 2014 che istituiva la Rete. "Il fine della legge era quello di rompere il filo di intermediazione illegale - ha ricordato Cantatore - Noi in questi anni, come organizzazione, ci siamo impegnati, abbiamo svolto degli incontri con le imprese associate per invogliarle ad iscriversi alla Rete. Perché le imprese non aderiscano è presto detto: per prima cosa, alcune aziende non sono iscritte per delle irregolarità non riconducibili allo sfruttamento o alla materia del lavoro, anche solo un piccolo ritardo negli adempimenti, e poi non c'è nessun beneficio, anche perché la grande distribuzione organizzata continua a fare le doppie aste".
Prima del Covid, l'Inps aveva istituito una apposita commissione. "Siccome queste motivazioni sono ormai acclarate - ha spiegato il direttore Nicola Cantatore - l'obiettivo della Commissione era rimuovere questi ostacoli, per esempio prevedendo dei benefit, dei punti in più nel Psr, cosa che ha fatto l'Emilia Romagna; far passare il messaggio alle imprese che i controlli sarebbero stati effettuati in modo particolare su quelle non iscritte; ridurre il lasso di tempo, previsto nei requisiti, che dovrebbe trascorrere da eventuali infrazioni lievi".
Dopo aver passato in rassegna le cause del basso numero di iscrizioni alla Rete del lavoro agricolo di qualità, nel corso del suo intervento, il primo delle associazioni datoriali, il direttore provinciale CIA Capitanata ha analizzato anche il decreto Rilancio e l'articolo relativo all'emersione dei rapporti di lavoro. "C'è una quota variabile all'interno del decreto che sancirà quanto pagheranno le imprese. Pur in assenza di questo valore, perché manca ancora la circolare applicativa, noi stiamo incoraggiando le imprese ad avviare le procedure". In merito alle iscrizioni dei lavoratori nelle liste di collocamento, CIA Capitanata ha ricordato che spettano alle sigle sindacali dei lavoratori.
"Abbiamo bisogno di un nuovo e moderno patto sociale che si avvalga di strumenti snelli, efficaci e moderni - ha aggiunto il presidente provinciale CIA Capitanata Michele Ferrandino - Per una riforma servono forme contrattuali adeguate, flessibili e sostenibili. In sede di trattativa per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro, abbiamo espresso chiaramente il concetto di contratti con paga reale. Le imprese non ce la fanno, ancor più alla luce della crisi determinata dall'emergenza Covid. Abbiamo un carico contributivo e fiscale di gran lunga superiore alla media europea. Un'azienda agricola pugliese paga venti euro di contributi. Invece in Grecia, in Spagna, paga tre euro. Come potrà mai essere competitiva con tutti i fardelli che ci sono?", ha concluso Ferrandino.
Il direttore provinciale CIA Capitanata ha evidenziato le criticità della legge 116 del 2014 che istituiva la Rete. "Il fine della legge era quello di rompere il filo di intermediazione illegale - ha ricordato Cantatore - Noi in questi anni, come organizzazione, ci siamo impegnati, abbiamo svolto degli incontri con le imprese associate per invogliarle ad iscriversi alla Rete. Perché le imprese non aderiscano è presto detto: per prima cosa, alcune aziende non sono iscritte per delle irregolarità non riconducibili allo sfruttamento o alla materia del lavoro, anche solo un piccolo ritardo negli adempimenti, e poi non c'è nessun beneficio, anche perché la grande distribuzione organizzata continua a fare le doppie aste".
Prima del Covid, l'Inps aveva istituito una apposita commissione. "Siccome queste motivazioni sono ormai acclarate - ha spiegato il direttore Nicola Cantatore - l'obiettivo della Commissione era rimuovere questi ostacoli, per esempio prevedendo dei benefit, dei punti in più nel Psr, cosa che ha fatto l'Emilia Romagna; far passare il messaggio alle imprese che i controlli sarebbero stati effettuati in modo particolare su quelle non iscritte; ridurre il lasso di tempo, previsto nei requisiti, che dovrebbe trascorrere da eventuali infrazioni lievi".
Dopo aver passato in rassegna le cause del basso numero di iscrizioni alla Rete del lavoro agricolo di qualità, nel corso del suo intervento, il primo delle associazioni datoriali, il direttore provinciale CIA Capitanata ha analizzato anche il decreto Rilancio e l'articolo relativo all'emersione dei rapporti di lavoro. "C'è una quota variabile all'interno del decreto che sancirà quanto pagheranno le imprese. Pur in assenza di questo valore, perché manca ancora la circolare applicativa, noi stiamo incoraggiando le imprese ad avviare le procedure". In merito alle iscrizioni dei lavoratori nelle liste di collocamento, CIA Capitanata ha ricordato che spettano alle sigle sindacali dei lavoratori.
"Abbiamo bisogno di un nuovo e moderno patto sociale che si avvalga di strumenti snelli, efficaci e moderni - ha aggiunto il presidente provinciale CIA Capitanata Michele Ferrandino - Per una riforma servono forme contrattuali adeguate, flessibili e sostenibili. In sede di trattativa per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro, abbiamo espresso chiaramente il concetto di contratti con paga reale. Le imprese non ce la fanno, ancor più alla luce della crisi determinata dall'emergenza Covid. Abbiamo un carico contributivo e fiscale di gran lunga superiore alla media europea. Un'azienda agricola pugliese paga venti euro di contributi. Invece in Grecia, in Spagna, paga tre euro. Come potrà mai essere competitiva con tutti i fardelli che ci sono?", ha concluso Ferrandino.