Lettera del Sindaco al Direttore della Gazzetta: Daniel Mensah per noi non era invisibile, era una priorità.
Vorrei informare Lei e i Suoi lettori che, se è vero che la sfida per salvare Daniel e la Sua esistenza è stata persa, non si puo' dire che Daniel sia stato “invisibile” a Cerignola, ai Cerignolani e a Noi che amministriamo. Per Noi, non solo non era invisibile, ma era una priorità.
Cerignola - giovedì 26 ottobre 2017
12.50 Comunicato Stampa
Stimato dottor Santigliano,
con la Sua riconosciuta ed apprezzata sensibilità si e' oggi occupato della morte del povero Daniel, immigrato ghanese, avvenuta nelle campagne di Cerignola.
Vorrei informare Lei e i Suoi lettori che, se è vero che la sfida per salvare Daniel e la Sua esistenza è stata persa, non si puo' dire che Daniel sia stato "invisibile" a Cerignola, ai Cerignolani e a Noi che amministriamo la cosa pubblica.
Anzi, per Noi, non solo non era invisibile, ma era una priorità; tanto che:
Lo abbiamo accolto, nonostante lo stato di immigrato clandestino, nella struttura Solimini da cui, però, è fuggito anche in ragione di uno stato di disagio mentale e comportamentale.
Lo abbiamo ricoverato in ospedale, da cui si e' allontanato.
Lo abbiamo avviato al Centro di accoglienza "San Giuseppe", inutilmente.
Per Daniel si sono prodigati:
I Servizi Sociali Comunali, lo Sportello per l'immigrazione "Stefano Fumarulo", l'Assessore alle Politiche Sociali, il Comandante della Polizia Municipale.
Abbiamo chiesto noi per lui il visto di soggiorno per ragioni umanitarie.
Abbiamo fatto istanza per il rimpatrio assistito per motivi di salute.
In entrambi i casi non abbiamo ricevuto riscontro.
Abbiamo, dunque, registrato una dolorosa sconfitta, in dipendenza della assoluta difficoltà del caso.
Ma vorrei dire a Lei e ai Suoi lettori che la "rete" solidale si è attivata, si è impegnata, si è prodigata.
A lode degli uomini e delle donne che hanno dato mani e cuore alle Istituzioni.
Credo che Ella accolga il mio racconto come un segnale positivo e una conferma della sensibilità della Istituzione e della nostra gente, che ha tale vocazione bel proprio DNA, checché ne dicano pochi sciacalli, che come sa corrono "ka' dove c'è un cadavere".
con la Sua riconosciuta ed apprezzata sensibilità si e' oggi occupato della morte del povero Daniel, immigrato ghanese, avvenuta nelle campagne di Cerignola.
Vorrei informare Lei e i Suoi lettori che, se è vero che la sfida per salvare Daniel e la Sua esistenza è stata persa, non si puo' dire che Daniel sia stato "invisibile" a Cerignola, ai Cerignolani e a Noi che amministriamo la cosa pubblica.
Anzi, per Noi, non solo non era invisibile, ma era una priorità; tanto che:
Lo abbiamo accolto, nonostante lo stato di immigrato clandestino, nella struttura Solimini da cui, però, è fuggito anche in ragione di uno stato di disagio mentale e comportamentale.
Lo abbiamo ricoverato in ospedale, da cui si e' allontanato.
Lo abbiamo avviato al Centro di accoglienza "San Giuseppe", inutilmente.
Per Daniel si sono prodigati:
I Servizi Sociali Comunali, lo Sportello per l'immigrazione "Stefano Fumarulo", l'Assessore alle Politiche Sociali, il Comandante della Polizia Municipale.
Abbiamo chiesto noi per lui il visto di soggiorno per ragioni umanitarie.
Abbiamo fatto istanza per il rimpatrio assistito per motivi di salute.
In entrambi i casi non abbiamo ricevuto riscontro.
Abbiamo, dunque, registrato una dolorosa sconfitta, in dipendenza della assoluta difficoltà del caso.
Ma vorrei dire a Lei e ai Suoi lettori che la "rete" solidale si è attivata, si è impegnata, si è prodigata.
A lode degli uomini e delle donne che hanno dato mani e cuore alle Istituzioni.
Credo che Ella accolga il mio racconto come un segnale positivo e una conferma della sensibilità della Istituzione e della nostra gente, che ha tale vocazione bel proprio DNA, checché ne dicano pochi sciacalli, che come sa corrono "ka' dove c'è un cadavere".