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Territorio

Le schiave dei caporali: “Ci svegliamo alle tre e costiamo 10 euro”

Il controllo delle braccianti parte dalle campagne pugliesi e arriva a Roma



GROTTAGLIE (TARANTO) Luci che si accendono nel buio. E fari che illuminano l'asfalto. È ancora notte quando il paese si sveglia. Gruppi di ragazze, mamme e certe volte nonne, aspettano all'incrocio di iniziare il loro viaggio quotidiano. I pullman partono da Villa Castelli alle 3.30 per fare il solito giro: Grottaglie, Oria, Francavilla Fontana. Certe volte puntano sul Metapontino, quando è il tempo delle fragole, altre sul Barese, con l'uva da tavola prima e poi da vino da raccogliere. È strana la vita del caporale e del bracciante. Soprattutto della bracciante. La ragazza in pratica dorme poche ore, tre-quattro a notte, quando c'è lavoro. «Sveglia alle tre. Alle quattro sul pulmino. Due ore di viaggio, otto-dieci di lavoro. Altre due ore per rientrare a casa. Alle sei del pomeriggio. E poi in cucina. E la cena. E una vasca in paese», dice Vincenza, 37 anni che sembrano molti di più. È così da sempre. Intere generazioni di donne.

LO STESSO DESTINO

Si ricorda ancora da queste parti la storia di Pompea Argentiero, che oggi avrebbe 51 anni. Era il 19 maggio del 1980. Lei aveva 16 anni, Lucia Altavilla 17 e Donata Lombardi 19. Le tre ragazze erano stipate insieme ad altre diciassette su un pulmino che ne poteva portare nove. L'impatto violento. Forse un colpo di sonno dell'autista. E la morte che ha spento per sempre i sogni e le speranze di Pompea, Lucia e Donata. E a Monopoli era accaduto nel 1974. Anche allora tre donne, tre braccianti morte. E anche dopo, anche in questo nuovo secolo, donne morte in incidenti stradali. Poi ci sono stati gli anni delle proteste del movimento bracciantile, dei sindacati. Bracci di ferro con le associazioni padronali per contratti anche con meno salario ma con più regole certe da rispettare. E sedi sindacali incendiate e pullman che hanno preso fuoco. Tagli di «tendoni» e furti di trattori.

Per un periodo, la campagna pugliese è stata in mano alla mafia pugliese, alla Sacra Corona Unita che controllava il settore dei caporali (non tutti). E spesso i politici locali strizzavano l'occhio agli «intermediari del mercato del lavoro», cioè gli stessi caporali, per far assumere uomini e donne, cioè i loro elettori. C'è una relazione di una Commissione parlamentare di indagine che lo racconta. Ed è agli atti del Parlamento, che oggi si allarma per i braccianti morti in questi giorni.

CONTRACTOR DI PAESE

Alla fine di giugno, a Palazzo Madama, il senatore Ricchiuti ha depositato un'interrogazione sul caporalato criminale in Puglia, prima dei morti di queste settimane: «Da aprile a settembre, centinaia di pullman attraversano le province di Brindisi, Taranto e Bari. I caporali sono diventati dei contractor che nei paesi individuano la manodopera. Ogni caporale controlla da 50 a 200 persone e riceve dalle aziende 10 euro a donna». Il senatore Ricchiuti e i sindacati parlano di una paga reale di meno di 30 euro per una giornata lavorativa. E nei campi c'è una donna, una «fattora», delegata dal caporale a governare il lavoro delle braccianti.

DA GROTTAGLIE A BUCAREST

Grottaglie, Francavilla Fontana, a Villa Castelli, Monteiasi e Carosino sono i paesi delle braccianti che vanno a lavorare nelle campagne del Metapontino e del Barese. Adesso pare che i caporali facciano venire braccianti anche dalla Romania. E dovrebbero essere 15.000 le donne straniere che lavorano nelle campagne non solo pugliesi (5000, i braccianti stranieri). Interessante la definizione di Mario Fraccascia, della segreteria regionale della Flai-Cgil, di Castellaneta, provincia di Taranto: «Il caporalato in questi ultimi anni si è imborghesito attraverso la nascita e la crescita di società di intermediazione in grado di fornire tutti i servizi necessari alle aziende». Gli stranieri in campagna in realtà non sono una novità. Alla fine degli anni '80 compaiono gli stagionali del pomodoro accanto ai «vu cumprà», africani magari anche studenti universitari che si davano part-time al commercio, d'estate, sulle spiagge della Romagna. E poi una diversa attenzione delle istituzioni. Si concentrano a Villa Literno (dove un rifugiato politico sudafricano, Jerry Masslo, viene ucciso nel corso di una rapina nella notte del 25 agosto del 1989). E poi arrivano a Cerignola, nella Capitanata, il granaio d'Italia, che si è trasformata in una riserva di «oro rosso», di pomodoro.

GARA DI SOPRAVVIVENZA

A Ortanova, a Cerignola, a Stornara arrivano decine di migliaia di immigrati. E anche i caporali maghrebini. Nascono conflitti interrazziali. Allora, i capi lega dei braccianti riuscivano a imporre alle associazioni degli imprenditori agricoli contratti stagionali vantaggiosi. Poi arrivavano i caporali maghrebini con la loro manodopera di clandestini che si facevano pagare addirittura a cottimo e le regole del mercato del lavoro erano bell'e che saltate. Con dieci anni di governo della Puglia di Nichi Vendola, la legislazione si è messa in regola. Ma la campagna è rimasta territorio di caccia di un'economia criminale. Oggi si terrà l'autopsia di Paola Clemente, morta il 13 luglio nelle campagne di Andria. Ma in queste settimane sono morti altri due braccianti, un tunisino e un sudanese. I braccianti e i caporali continuano la loro gara di sopravvivenza.

GUIDO RUOTOLO
lastampa.it
  • caporalato
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