“La Poesia è ovunque”: il messaggio di Beatrice Zerbini alla Fiera del Libro di Cerignola
La poetessa è stata invitata come madrina per la premiazione del concorso intitolato a Pia Patruno
Cerignola - sabato 23 settembre 2023
13.41
Alla Fiera del Libro, ieri pomeriggio, la poesia ha vibrato alto, coinvolgendo il pubblico presente e provocando piacevoli emozioni condivise. La giuria ha decretato il vincitore tra i finalisti nelle due categorie "Ragazzi" e "Adulti" della prima edizione del concorso "Slam Poetry" dedicata a Pia Patruno. Prima, però, la madrina designata per l'occasione, la poetessa bolognese Beatrice Zerbini, ha esposto in versi il suo amore per la poesia e la costante ricerca della bellezza.
"Il messaggio che vorrei lasciare ai ragazzi è che la poesia non è un qualcosa di astratto o altisonante, ma può essere ovunque", ha detto, leggendo ai presenti alcuni suoi componimenti che esaltano la bellezza e la contraddizione del quotidiano. Uno di questi è diventato virale sul web, ed è dedicato ad una sorridente cassiera della Coop.
Alla Zerbini, giovane donna intensa, delicata e autentica, abbiamo rivolto alcune domande per "entrare" di più e meglio nella magica atmosfera creata dai suoi versi.
Quale è il ruolo della poesia nella Sua vita?
"La poesia è nella mia vita, la mia vita è una poesia. Mi accompagna fin dall'infanzia, è come un altro organo, cresciuto insieme a me e senza il quale ora si modificherebbe tutto il mio assetto, la mia sostanza. La poesia è anche un'altra vita, l'idea che esista qualcosa di più, una via alternativa, il tertium non datur"
Come riesce a restare in equilibrio tra la tecnologia così veloce e l'aspetto più intimo e meditativo in cui opera la poesia?
"Per quella che è la mia personale esperienza, in un certo senso, questa velocità facilita "la cattura" dell'intuizione poetica, che è altrettanto veloce e richiede di essere immediatamente colta e appuntata.
Da qualche anno, ho preso l'abitudine (poco poetica, lo so), di appuntarmi i versi sul telefono, questo per non dimenticarli, quando arrivano e non sono in situazioni "comode", per poterli scrivere con carta e penna. L'aspetto intimo e meditativo non si perde, anzi può essere impresso in tempo reale e senza mediazione (per poi essere rielaborato con più calma in un secondo momento)"
La Sua poesia è cruda e a volte anche un po' scomoda perché porta a riflettere sulle nostre fragilità. Da dove nasce l'esigenza di risvegliare chi vive sentimenti ed emozioni in maniera inconsapevole?
"Che bella domanda, mi commuove. Ho passato l'infanzia, l'adolescenza, la giovinezza a riempire la solitudine con l'ascolto dei miei meccanismi emotivi. Da bambina, credevo di essere una specialista dell'emozione, del sentimento; sentivo di non avere altro. Ero mossa da una forte spiritualità e avevo fiducia in questa "investitura-fardello". Ho sempre sentito mondi agitarsi dentro di me, con un'intensità viscerale, così travolgente e così struggente a volte, che non ho potuto fare altro che familiarizzare con la mia fragilità, con le emozioni, con il dolore e così poi anche con le risorse che ho poi intercettato, partendo da lì. Se ce l'ha fatta la bambina che ero, credo possano farcela gli adulti che siamo.
Non c'è cosa peggiore che congelarsi, che smettere di sentire e lo scongiuro con tutte le forze, concedendo a me stessa la durezza delle emozioni e il coraggio di esserne anche travolta (ma mai dominata). Trasmettere la mia emozione alle altre persone significa avvalorarle, sentirmi dentro a un miracolo che ci fa vibrare, per un attimo, nel flusso dello stesso sangue, della stessa pelle. Si attiva uno scambio e diventiamo intimi, ma anche comuni, universali".
La poesia è ovunque, ha detto ieri. Qual è il testo più inusuale che ha scritto?
"Ce ne sono diversi, l'ultimo quello scritto per una cassiera, un testo che ha fatto poi il giro d'Italia, uscendo su diverse testate, ma ve ne leggo uno, un testo corto, non so se sia il più inusuale.
È una poesia tratta dal mio libro D'amore (ed. Interno Poesia)
Nere, verdi e gialle
che tristi e belle
le pompe
dei distributori di benzina;
come sono pronte
e ordinate e snelle;
aironi senza volo,
soldate al servizio
di stazioni di servizio.
Modeste sentinelle,
a testa china dentro un buco;
fatte per rifornire, capaci solo
di dare;
recluse, incatenate,
tutto il giorno a non guardare
qualcuno che va via".
"Il messaggio che vorrei lasciare ai ragazzi è che la poesia non è un qualcosa di astratto o altisonante, ma può essere ovunque", ha detto, leggendo ai presenti alcuni suoi componimenti che esaltano la bellezza e la contraddizione del quotidiano. Uno di questi è diventato virale sul web, ed è dedicato ad una sorridente cassiera della Coop.
Alla Zerbini, giovane donna intensa, delicata e autentica, abbiamo rivolto alcune domande per "entrare" di più e meglio nella magica atmosfera creata dai suoi versi.
Quale è il ruolo della poesia nella Sua vita?
"La poesia è nella mia vita, la mia vita è una poesia. Mi accompagna fin dall'infanzia, è come un altro organo, cresciuto insieme a me e senza il quale ora si modificherebbe tutto il mio assetto, la mia sostanza. La poesia è anche un'altra vita, l'idea che esista qualcosa di più, una via alternativa, il tertium non datur"
Come riesce a restare in equilibrio tra la tecnologia così veloce e l'aspetto più intimo e meditativo in cui opera la poesia?
"Per quella che è la mia personale esperienza, in un certo senso, questa velocità facilita "la cattura" dell'intuizione poetica, che è altrettanto veloce e richiede di essere immediatamente colta e appuntata.
Da qualche anno, ho preso l'abitudine (poco poetica, lo so), di appuntarmi i versi sul telefono, questo per non dimenticarli, quando arrivano e non sono in situazioni "comode", per poterli scrivere con carta e penna. L'aspetto intimo e meditativo non si perde, anzi può essere impresso in tempo reale e senza mediazione (per poi essere rielaborato con più calma in un secondo momento)"
La Sua poesia è cruda e a volte anche un po' scomoda perché porta a riflettere sulle nostre fragilità. Da dove nasce l'esigenza di risvegliare chi vive sentimenti ed emozioni in maniera inconsapevole?
"Che bella domanda, mi commuove. Ho passato l'infanzia, l'adolescenza, la giovinezza a riempire la solitudine con l'ascolto dei miei meccanismi emotivi. Da bambina, credevo di essere una specialista dell'emozione, del sentimento; sentivo di non avere altro. Ero mossa da una forte spiritualità e avevo fiducia in questa "investitura-fardello". Ho sempre sentito mondi agitarsi dentro di me, con un'intensità viscerale, così travolgente e così struggente a volte, che non ho potuto fare altro che familiarizzare con la mia fragilità, con le emozioni, con il dolore e così poi anche con le risorse che ho poi intercettato, partendo da lì. Se ce l'ha fatta la bambina che ero, credo possano farcela gli adulti che siamo.
Non c'è cosa peggiore che congelarsi, che smettere di sentire e lo scongiuro con tutte le forze, concedendo a me stessa la durezza delle emozioni e il coraggio di esserne anche travolta (ma mai dominata). Trasmettere la mia emozione alle altre persone significa avvalorarle, sentirmi dentro a un miracolo che ci fa vibrare, per un attimo, nel flusso dello stesso sangue, della stessa pelle. Si attiva uno scambio e diventiamo intimi, ma anche comuni, universali".
La poesia è ovunque, ha detto ieri. Qual è il testo più inusuale che ha scritto?
"Ce ne sono diversi, l'ultimo quello scritto per una cassiera, un testo che ha fatto poi il giro d'Italia, uscendo su diverse testate, ma ve ne leggo uno, un testo corto, non so se sia il più inusuale.
È una poesia tratta dal mio libro D'amore (ed. Interno Poesia)
Nere, verdi e gialle
che tristi e belle
le pompe
dei distributori di benzina;
come sono pronte
e ordinate e snelle;
aironi senza volo,
soldate al servizio
di stazioni di servizio.
Modeste sentinelle,
a testa china dentro un buco;
fatte per rifornire, capaci solo
di dare;
recluse, incatenate,
tutto il giorno a non guardare
qualcuno che va via".