Katia Ricci presenta a Stornara il libro “Lupini Violetti dietro il filo spinato- Artiste e Poetesse a Ravensbruck”
L’incontro e promosso è organizzato da Stornara Life APS nella sede associativa in Via Zara 14
5 Reali Siti - lunedì 22 gennaio 2024
E' uno sguardo al femminile, quello che permea il libro di Katia Ricci, scrittrice originaria di Rignano Garganico ma residente a Foggia, che sarà presentato a Stornara venerdì 26 Gennaio alle ore 18. Scritto nel 2020 per Tufani Editrice, il volume si intitola "Lupini Violetti dietro il filo spinato- Artiste e poetesse a Ravensbruck", ed è- come ha dichiarato l'autrice stessa- tratto da una lettera di Etty Hillesum scritta durante il suo internamento a Westerbork in cui esprime la sua capacità di cogliere la bellezza anche in condizioni estreme.
L' autrice si è chiesta quali forme di vita assumono le donne pur in condizioni estreme ed atroci, rinchiuse nel campo di concentramento di Ravenbruck, il più grande campo di concentramento femminile in Germania. La risposta, dopo anni di ricerche, ha scaturito pagine commoventi e di grande impatto emotivo.
"Da Ravensbrück ci sono pervenuti fortunosamente disegni e poesie di donne che, nonostante le sofferenze, le violenze e le privazioni a cui erano sottoposte, hanno mantenuto la loro umanità ricorrendo alla creatività e alle relazioni in una dimensione di trascendenza per riaffermare il primato della vita. Le prigioniere, utilizzate come schiave nelle fabbriche di guerra, erano detenute per reati comuni, politiche di varia nazionalità che militavano in organizzazioni antifasciste, ebree, zingare, omosessuali. Che cosa ha spinto quelle donne a comporre poesie e a disegnare clandestinamente in un luogo in cui rischiavano la vita soltanto per procurarsi un pezzetto di carta o un mozzicone di matita?
Certo c'era il desiderio di testimoniare. Ma sicuramente c'è anche molto altro. Incredibile la sproporzione tra la disumana realtà del campo e il desiderio di fare arte: la prima mirava ad annullare la personalità, il secondo, invece, a rafforzare la consapevolezza di sé perché l'arte è frutto ed esaltazione della singolarità. La volontà di sopravvivere, di lasciare una traccia di sé, di non essere ingoiata dalla mostruosità del campo dava a quelle poetesse e artiste la forza di esprimersi. La poesia, così come il disegno, si prestava a descrivere l'esperienza di sofferenza e di disperazione, ma anche a realizzare l'insopprimibile bisogno di bellezza, sia per la forma sintetica sia per la possibilità di tradurre in immagine un discorso che altrimenti sarebbe stato incomprensibile se misurato con lo strumento della logica".
Le parole dell'autrice suscitano emozioni e sentimenti di vicinanza, e l'incontro organizzato da Stornara Life è un'ottima occasione per dimostrare, ancora una volta, quanto la bellezza artistica sia in grado di affermarsi sempre, anche in situazioni di grande privazione e dolore.
Introduce Lino Lombardi, Presidente di Stornara Life, dialoga con l'autrice la prof.ssa di Arte Enza Rutigliano.
L' autrice si è chiesta quali forme di vita assumono le donne pur in condizioni estreme ed atroci, rinchiuse nel campo di concentramento di Ravenbruck, il più grande campo di concentramento femminile in Germania. La risposta, dopo anni di ricerche, ha scaturito pagine commoventi e di grande impatto emotivo.
"Da Ravensbrück ci sono pervenuti fortunosamente disegni e poesie di donne che, nonostante le sofferenze, le violenze e le privazioni a cui erano sottoposte, hanno mantenuto la loro umanità ricorrendo alla creatività e alle relazioni in una dimensione di trascendenza per riaffermare il primato della vita. Le prigioniere, utilizzate come schiave nelle fabbriche di guerra, erano detenute per reati comuni, politiche di varia nazionalità che militavano in organizzazioni antifasciste, ebree, zingare, omosessuali. Che cosa ha spinto quelle donne a comporre poesie e a disegnare clandestinamente in un luogo in cui rischiavano la vita soltanto per procurarsi un pezzetto di carta o un mozzicone di matita?
Certo c'era il desiderio di testimoniare. Ma sicuramente c'è anche molto altro. Incredibile la sproporzione tra la disumana realtà del campo e il desiderio di fare arte: la prima mirava ad annullare la personalità, il secondo, invece, a rafforzare la consapevolezza di sé perché l'arte è frutto ed esaltazione della singolarità. La volontà di sopravvivere, di lasciare una traccia di sé, di non essere ingoiata dalla mostruosità del campo dava a quelle poetesse e artiste la forza di esprimersi. La poesia, così come il disegno, si prestava a descrivere l'esperienza di sofferenza e di disperazione, ma anche a realizzare l'insopprimibile bisogno di bellezza, sia per la forma sintetica sia per la possibilità di tradurre in immagine un discorso che altrimenti sarebbe stato incomprensibile se misurato con lo strumento della logica".
Le parole dell'autrice suscitano emozioni e sentimenti di vicinanza, e l'incontro organizzato da Stornara Life è un'ottima occasione per dimostrare, ancora una volta, quanto la bellezza artistica sia in grado di affermarsi sempre, anche in situazioni di grande privazione e dolore.
Introduce Lino Lombardi, Presidente di Stornara Life, dialoga con l'autrice la prof.ssa di Arte Enza Rutigliano.