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Territorio

Intervista ad Alessandro Bellière: la sfida dello “Squalo”

Oggi alle 18, in Villa Comunale, ci sarà l'accoglienza pubblica

"Il GPS mi indicava di andare dritto, percorrendo altri 1800 metri, e alla fine della strada avrei trovato un bivio. Arrivato lì, ho in realtà trovato dei silos, con una cancellata alta, muri e filo spinato".
Quando si percorrono 6000 km, attraversando tutta l'Italia, può capitare di avere la sensazione di essersi persi. Ma Alessandro Belliére, questa volta, nei pressi di Cerignola ha trovato qualcuno ad accoglierlo, per fare tappa nel centro ofantino, la numero 152 del suo avventuroso viaggio a piedi che si concluderà a Palermo il 24 ottobre, nel giorno del suo 83esimo compleanno. Ed è stato semplice ritrovare la strada giusta.

D: Partiamo da una domanda che sicuramente le avranno fatto in molti: chi glielo fa fare?
R: Perché sono un matto! (ride, ndr) Ma un matto buono: noi paracadutisti siamo amanti del pericolo, però sappiamo bene quello che dobbiamo fare e lo facciamo consci del rischio. Questa camminata per l'Italia, oltre che molto lunga, è anche pericolosa, perché camminando sulle strade passano auto e Tir a pochi centimetri di distanza, così come c'è il rischio di perdersi (e infatti proprio oggi stava accadendo!). Anche se, devo dire, sono in collegamento con mio figlio, che sa in qualsiasi momento dove sono localizzato.

D: Due anni fa è giunto a Cerignola ma non ha trovato nessuno ad accoglierlo…
R: Esatto, era di sabato e un certo assessore, Marcello Moccia, era in contatto con me fino a due giorni prima. Poi è scomparso. Quando sono arrivato nei pressi di Cerignola, avrò fatto venti chiamate e nessuno rispondeva. Questa volta, invece, ho trovato davvero una bella accoglienza. Sono molto contento di essere a Cerignola.

D: Cerignola, come tante realtà in Italia, è una città con i suoi problemi, fra cui la disoccupazione giovanile, che porta i ragazzi a scoraggiarsi nel cercare un obiettivo nella vita, portandoli in brutti giri. Ha mai pensato che la sua storia possa servire per dare motivazioni ai giovani e allontanarli da cattive esperienze?
R: Guardi, specialmente questa sfida l'ho intrapresa per parlare ai giovani. Una volta, invitato in un teatro a Udine davanti a 250 giovani, dissi loro: "Ragazzi, il computer è bello, lo smartphone è bellissimo, però dedicate meno tempo alla tecnologia e fate qualsiasi tipo di sport, perché difficilmente poi fumerete, berrete, proverete droghe, proprio perché avrete uno scopo nella vita. Io mi rivolgo anche ai diversamenti abili: in un centro a Venezia (e questa è anche una cosa un po' commovente), c'era una donna di circa 60 anni che non camminava senza il bastone. Allora l'ho presa sotto braccio, prendendole il bastone da parte, e abbiamo iniziato a fare dei passi. Lei ha camminato poco (50 metri), però lo ha fatto senza bastone. Con questo voglio dire che l'aspetto mentale conta molto. Più in generale, molte persone, anche di una certa età, hanno iniziato a fare lunghe camminate dopo avermi conosciuto.

D: Fra le sue passioni, c'è la fotografia subacquea. Dove trova il coraggio di nuotare fra gli squali per fotografarli da vicino?
R: E' una domanda che mi hanno fatto spesso anche quando sono stato ospite in trasmissioni Rai. Noi alpini paracadutisti abbiamo indubbiamente un coraggio innato. Io che faccio foto agli squali (tanto che il mio nome è "Squalo", mi chiamano così persino i miei figli), ho nuotato in tutti i mari del mondo. Generalmente, vado giù con la macchina fotografica ma lo faccio in zone dov'è pieno di pesci, e quindi generalmente gli squali sono già sazi. Oltre al paracadutismo, poi, ho fatto anche il deltaplano, che trasmette forti emozioni.

D: Lei ha girato tutte le regioni e con quest'anno tutte le province italiane. C'è un posto che l'ha impressionata di più?
R: Sembrerò banale, ma sono tutte belle. Anche posti come la piana di Orgosolo, in Sardegna, hanno il loro fascino. Il mondo lo conosco tutto; posti belli come in Italia non ce ne sono: i laghi, i mari, le montagne... In qualsiasi posto c'è la storia, la cultura, il cibo. In Italia si dovrebbe vivere solo con il turismo, per tutte le bellezze che ci sono.

D: Quali sono i suoi propositi per il futuro?
R: E' l'ultimo anno che intraprendo questa sfida (è dal 2013 che, ogni anno, gira l'Italia a piedi ndr). Tornerò a fare quello che facevo prima, cioè star via 7-8 giorni e fare trekking sulle Dolomiti, sul Cervino, sul Monte Bianco. E poi, sono quattro anni che non faccio un giorno di mare! Durante l'anno cammino tutti i giorni in un percorso a Bologna per 25 km, perché per fare questa cosa qua bisogna allenarsi bene, non si può improvvisare. Quando mi lanciano la sfida, dev'essere superiore a quella dell'anno precedente, altrimenti non mi cimento. E per iniziarla devo essere certo all'80% di farcela, poi l'altro 20% è l'aiuto che mi viene dato dalle accoglienze.

Alle ore 18:00, in Villa Comunale, si terrà l'accoglienza pubblica per questo signore, un fiume in piena di quasi 83 anni con la voglia di vivere di un ragazzino di 15.
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