
Incontro/testimonianza al Righi contro la violenza sulle donne
Nell'ambito del "Progetto di formazione e prevenzione sulla violenza di genere"
Cerignola - mercoledì 25 novembre 2015
10.52
Si è tenuto ieri, presso l'IIS Righi, nell'ambito del "Progetto di formazione e prevenzione sulla violenza di genere", e in collaborazione con l'Inner Wheel, un incontro di approfondimento su questo tema, secondo appuntamento del progetto. Tale evento s'inserisce in concomitanza con la "Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne", che si celebra il 25 novembre di ogni anno.
Dopo i saluti istituzionali del Dirigente Scolastico dell'ISS Righi, Irene Patrizia Sasso, è intervenuta la Prof.ssa Lara Vinciguerra, la quale ha ricordato che tale Giornata fu istituita nel 1999 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite perché, il 25 novembre del 1960, si verificò un grave e noto episodio: tre sorelle dominicane, andando a trovare i rispettivi mariti in carcere, furono uccise a bastonate in quanto donne che avevano preso opposizione contro il regime dittatoriale, ma per nascondere questa terribile vicenda fu simulato un incidente di un veicolo precipitato da un dirupo. La Vinciguerra ha ricordato che, nel corso dei decenni, alcune tappe significative hanno indubbiamente restituito maggiore dignità al genere femminile, come l'abolizione delle disposizioni sul delitto d'onore previste dal nostro codice penale, o la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, ma che è necessario compiere degli ulteriori passi in avanti, soprattutto in certi Paesi del mondo.
Successivamente c'è stata la preziosa testimonianza di Fatima Naghit, una donna di origine marocchina (ma residente da tanti anni a Sannicandro Garganico), fondatrice di un'associazione che si occupa di integrazione di immigrati, e che ha spesso fatto da mediatrice interculturale fra le forze dell'ordine e donne che avevano subito atti di violenza da uomini. La Naghit sostiene che la violenza dell'uomo, di per sé atto ingiustificabile e volto a colpire specificatamente la donna in quanto tale, tende a crescere gradualmente quando le donne assecondano e non denunciano. Situazioni di violenza domestica rischiano, inoltre, di trasferirsi anche sui figli maschi che, cresciuti nel contesto padre/padrone, tendono a considerare "normali" determinati atti quando spesso, invece, l'utilizzo della forza è sinonimo di debolezza.
Dalla Naghit è arrivato, infine, l'invito rivolto ai tanti ragazzi e ragazze che riempivano la sala a dialogare sempre e discutere di tutti i problemi di coppia, anche quelli apparentemente meno importanti: "solo riflettendo e dialogando si può prevenire la violenza di genere, altrimenti è silenzio".
Dopo i saluti istituzionali del Dirigente Scolastico dell'ISS Righi, Irene Patrizia Sasso, è intervenuta la Prof.ssa Lara Vinciguerra, la quale ha ricordato che tale Giornata fu istituita nel 1999 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite perché, il 25 novembre del 1960, si verificò un grave e noto episodio: tre sorelle dominicane, andando a trovare i rispettivi mariti in carcere, furono uccise a bastonate in quanto donne che avevano preso opposizione contro il regime dittatoriale, ma per nascondere questa terribile vicenda fu simulato un incidente di un veicolo precipitato da un dirupo. La Vinciguerra ha ricordato che, nel corso dei decenni, alcune tappe significative hanno indubbiamente restituito maggiore dignità al genere femminile, come l'abolizione delle disposizioni sul delitto d'onore previste dal nostro codice penale, o la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, ma che è necessario compiere degli ulteriori passi in avanti, soprattutto in certi Paesi del mondo.
Successivamente c'è stata la preziosa testimonianza di Fatima Naghit, una donna di origine marocchina (ma residente da tanti anni a Sannicandro Garganico), fondatrice di un'associazione che si occupa di integrazione di immigrati, e che ha spesso fatto da mediatrice interculturale fra le forze dell'ordine e donne che avevano subito atti di violenza da uomini. La Naghit sostiene che la violenza dell'uomo, di per sé atto ingiustificabile e volto a colpire specificatamente la donna in quanto tale, tende a crescere gradualmente quando le donne assecondano e non denunciano. Situazioni di violenza domestica rischiano, inoltre, di trasferirsi anche sui figli maschi che, cresciuti nel contesto padre/padrone, tendono a considerare "normali" determinati atti quando spesso, invece, l'utilizzo della forza è sinonimo di debolezza.
Dalla Naghit è arrivato, infine, l'invito rivolto ai tanti ragazzi e ragazze che riempivano la sala a dialogare sempre e discutere di tutti i problemi di coppia, anche quelli apparentemente meno importanti: "solo riflettendo e dialogando si può prevenire la violenza di genere, altrimenti è silenzio".