Attualità
In uscita il libro “Il virus nella mente”
Dal Prof. Antonello Bellomo, Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Policlinico Riuniti di Foggia, un’analisi dei comportamenti reiterati dalle popolazioni nelle grandi epidemie della storia
Foggia - lunedì 14 settembre 2020
15.41 Comunicato Stampa
E' in libreria "Il virus nella mente" (Wip edizioni), disponibile anche in versione ebook, l'ultimo saggio del Prof. Antonello Bellomo, Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Policlinico Riuniti di Foggia e Professore Ordinario di Psichiatria presso l'Università degli Studi di Foggia.
L'autore ha effettuato un percorso storico-narrativo delle principali epidemie della storia dell'uomo, dall'antichità ai nostri giorni, soffermandosi su quelle maggiormente documentate (Peste Nera, Febbre Spagnola, Tubercolosi, Aids, Pandemie influenzali del XX secolo) al fine di valutarne i principali effetti psico-sociali. Ha voluto cioè evidenziare quali credenze, comportamenti e reazioni psicologiche sono state messe in atto dalla popolazione nelle condizioni prodotte da queste calamità naturali, al fine di evidenziare quelle che si ripetevano più frequentemente.
L'analisi condotta ha evidenziato che spesso ripetiamo sempre gli stessi pensieri o comportamenti, ancorché con modalità culturali diverse, se esposti alla stessa tipologia di minaccia, anche a distanza di alcuni secoli.
Ne è emersa dunque una sorta di "coazione a ripetere" collettiva sui cui meccanismi sarebbe auspicabile una riflessione costruttiva al fine di cogliere gli aspetti formativi che la storia, da sempre maestra di vita, mette generosamente a nostra disposizione.
"Il lavoro ha lo scopo di evidenziare se le reiterazioni dei comportamenti e delle reazioni psicologiche messe in atto dalla popolazione nel corso delle più importanti epidemie della storia possano fornire utili indicazioni atte a modificare i nostri atteggiamenti e comportamenti nei confronti di situazioni analoghe nel presente e nel futuro" – ha dichiarato il Prof. Antonello Bellomo - Un obiettivo intelligente potrebbe essere quello di apprendere dal passato per controllare meglio il futuro, ma anche quello di poter intervenire, laddove possibile, al fine di evitare nuovi episodi di pregiudizio, discriminazione, segregazione che in passato si sono rivelati inutili, se non dannosi. Ovvero, come affermò George Orwell in 1984, «chi controlla il passato, controlla il futuro»".
L'autore ha effettuato un percorso storico-narrativo delle principali epidemie della storia dell'uomo, dall'antichità ai nostri giorni, soffermandosi su quelle maggiormente documentate (Peste Nera, Febbre Spagnola, Tubercolosi, Aids, Pandemie influenzali del XX secolo) al fine di valutarne i principali effetti psico-sociali. Ha voluto cioè evidenziare quali credenze, comportamenti e reazioni psicologiche sono state messe in atto dalla popolazione nelle condizioni prodotte da queste calamità naturali, al fine di evidenziare quelle che si ripetevano più frequentemente.
L'analisi condotta ha evidenziato che spesso ripetiamo sempre gli stessi pensieri o comportamenti, ancorché con modalità culturali diverse, se esposti alla stessa tipologia di minaccia, anche a distanza di alcuni secoli.
Ne è emersa dunque una sorta di "coazione a ripetere" collettiva sui cui meccanismi sarebbe auspicabile una riflessione costruttiva al fine di cogliere gli aspetti formativi che la storia, da sempre maestra di vita, mette generosamente a nostra disposizione.
"Il lavoro ha lo scopo di evidenziare se le reiterazioni dei comportamenti e delle reazioni psicologiche messe in atto dalla popolazione nel corso delle più importanti epidemie della storia possano fornire utili indicazioni atte a modificare i nostri atteggiamenti e comportamenti nei confronti di situazioni analoghe nel presente e nel futuro" – ha dichiarato il Prof. Antonello Bellomo - Un obiettivo intelligente potrebbe essere quello di apprendere dal passato per controllare meglio il futuro, ma anche quello di poter intervenire, laddove possibile, al fine di evitare nuovi episodi di pregiudizio, discriminazione, segregazione che in passato si sono rivelati inutili, se non dannosi. Ovvero, come affermò George Orwell in 1984, «chi controlla il passato, controlla il futuro»".