Vita di città
Immigrati, una storia di inclusione e amicizia a Cerignola
Stefania Tampone racconta la sua esperienza con una famiglia del Senegal conosciuta tre anni fa
Cerignola - mercoledì 1 marzo 2023
14.39
Mentre sono ancora vivi lo sdegno e l'impotenza dinanzi all'ennesima tragedia avvenuta qualche giorno sulle coste calabresi, a Cutro, dove hanno perso la vita 64 disperati, tra cui alcune famiglie con bambini, noi vogliamo raccontare una storia che sa di inclusione vera, vissuta.
E' la storia di una donna, Stefania Tampone, 44 anni, di Cerignola, che in un momento assai particolare della sua vita ha incontrato una famiglia di immigrati proveniente dal Senegal. Maria, il marito e i due bambini tre anni fa sono andati ad abitare proprio nell'edificio accanto al quale Stefania ha un'attività commerciale. Fatima è nata proprio nel periodo del Covid, ora ha tre anni. Più tardi è arrivato anche Falou, un vispissimo bambino color cioccolato che oggi ha otto mesi.
Dopo un primo periodo di isolamento (a causa della pandemia) e di legittima diffidenza (a causa della scorsa conoscenza della lingua italiana), la famigliola ha cominciato a stringere amicizia con Stefania e la sua mamma, che trascorrono al negozio molte ore della giornata. Anche il marito di Stefania, Enzo, si è lasciato piacevolmente trascinare in questa inaspettata conoscenza tra culture diverse.
"Un giorno Maria e il marito ci chiesero informazioni su dove trovare una sanitaria per comprare del latte alla bambina. Fu così che ci conoscemmo, e piano piano abbiamo stretto un rapporto fatto di fiducia e stima reciproca. Fatima aveva pochi mesi, e quando l'ho vista così piccola e indifesa è stato amore a prima vista", racconta Stefania.
Poi, a poco a poco, giorno dopo giorno, gli occhi di Fatima hanno fatto il resto. "Purtroppo, all'inizio, subito dopo il Covid, la bambina era impaurita in nostra presenza, perché nei primi mesi di vita aveva visto soltanto i genitori e non era abituata a nessun'altro. Ma, dopo i momenti iniziali, ci siamo guardate negli occhi ed è scattato subito qualcosa. E' difficile da spiegare, ci siamo piaciute all'istante, e la magia prosegue tutt'ora", prosegue Stefania.
Qualche tempo dopo Maria, che lavora a tempo determinato presso aziende conserviere a Cerignola e dintorni, ha chiesto a Stefania di indicarle una baby-sitter a cui affidare la bambina quando lei deve recarsi al lavoro. "Mi è venuto spontaneo offrirmi io per tenere la bambina, visto che già avevo imparato a conoscerla. Poi, tra l'altro, non sarebbe stato facile trovare una baby-sitter che potesse prendere servizio alle 3 e mezza del mattino, quando Maria e il marito lasciavano la casa per andare a lavorare. Io lo faccio senza problemi, mi sono organizzata grazie all'aiuto di mia madre. Al mattino prendo Fatima, la porto a casa, le faccio fare colazione e poi la porto all'asilo. Maria e il marito mi dissero che se non ci fossi stata io, forse avrebbero rimandato Fatima in Senegal, dalla nonna materna. Per me invece è fondamentale che il nucleo familiare resti unito, costi quel che costi".
Stefania è una donna che ha sempre combattuto, una guerriera che si è guadagnata tutto lavorando e sacrificandosi con grande impegno e determinazione. "Non sono riuscita a diventare mamma, mi è stato negato questo dono, ma oggi io mi sento appagata perché sto sperimentando con Fatima e la sua bella famiglia che l'amore non ha limiti, non conosce pregiudizi di razza, religione, provenienza. Ho imparato anche a pregare con Maria, lei è musulmana ed io sono ammirata dalla sua spiritualità e religiosità".
Le parole di Stefania squarciano un muro fatto di incomprensioni, guerre di razza, lotte di potere. Decidiamo di rivolgerle alcune domande per direzionare il fiume in piena del suo bellissimo racconto d'amore.
Cosa ti auguri per Fatima, un giorno? Non hai paura che un domani possa andare via, oppure scegliere di ritornare con la sua famiglia in Senegal?
Fatima ora ha tre anni soltanto, ma è una bambina con una marcia in più. E' intelligente, vivace, come diremmo a Cerignola, "sa il fatto suo". Mi auguro che non debba mai soffrire la povertà e che non sperimenti il razzismo e la mancanza di inclusione. Nei miei sogni vorrei che studiasse per diventare un medico per aiutare gli altri, ma poi chissà. Suo padre spesso mi ripete che sicuramente Fatima deciderà di restare in Italia con me, ma io non sono egoista e non le tarperò le ali. Anzi, la lascerò volare.
Cosa stai imparando da questa esperienza di vita?
Nessuna donna dovrebbe sentirsi di serie B solo perché non ha avuto la possibilità di mettere al mondo un figlio. Io con Fatima sto provando cosa vuol dire sentirsi madre, mi sento responsabile per lei, coadiuvo i genitori nelle scelte più importanti, sono presente nella loro vita senza mai defilarmi. Ma non vado mai oltre. Fatima ha i genitori, e io questo non lo dimentico mai.
Tua mamma invece aiuta nella gestione del piccolo Falou, fratellino di Fatima.
Mia madre, nonostante la sua età, è ringiovanita occupandosi del vispo Falou, che ora ha otto mesi. Questa esperienza ci sta cambiando la vita, in meglio, e ringraziamo Dio per aver messo sulla nostra strada Fatima e la sua bellissima famiglia. Dobbiamo e possiamo imparare molto dalle persone come loro: mai voltarsi dall'altro lato, anzi. Tali esperienze arricchiscono e ci rendono uomini e donne migliori.
Cosa provi dinanzi alle immagini strazianti degli sbarchi sulle coste, di chi affronta l'ignoto alla ricerca di una vita più dignitosa?
Mi si bloccano le parole, è assurdo che vi siano persone che arrivano a strumentalizzare queste situazioni tragiche. Siamo tutti responsabili di quei morti, e soprattutto quando si tratta di bambini innocenti.
E' la storia di una donna, Stefania Tampone, 44 anni, di Cerignola, che in un momento assai particolare della sua vita ha incontrato una famiglia di immigrati proveniente dal Senegal. Maria, il marito e i due bambini tre anni fa sono andati ad abitare proprio nell'edificio accanto al quale Stefania ha un'attività commerciale. Fatima è nata proprio nel periodo del Covid, ora ha tre anni. Più tardi è arrivato anche Falou, un vispissimo bambino color cioccolato che oggi ha otto mesi.
Dopo un primo periodo di isolamento (a causa della pandemia) e di legittima diffidenza (a causa della scorsa conoscenza della lingua italiana), la famigliola ha cominciato a stringere amicizia con Stefania e la sua mamma, che trascorrono al negozio molte ore della giornata. Anche il marito di Stefania, Enzo, si è lasciato piacevolmente trascinare in questa inaspettata conoscenza tra culture diverse.
"Un giorno Maria e il marito ci chiesero informazioni su dove trovare una sanitaria per comprare del latte alla bambina. Fu così che ci conoscemmo, e piano piano abbiamo stretto un rapporto fatto di fiducia e stima reciproca. Fatima aveva pochi mesi, e quando l'ho vista così piccola e indifesa è stato amore a prima vista", racconta Stefania.
Poi, a poco a poco, giorno dopo giorno, gli occhi di Fatima hanno fatto il resto. "Purtroppo, all'inizio, subito dopo il Covid, la bambina era impaurita in nostra presenza, perché nei primi mesi di vita aveva visto soltanto i genitori e non era abituata a nessun'altro. Ma, dopo i momenti iniziali, ci siamo guardate negli occhi ed è scattato subito qualcosa. E' difficile da spiegare, ci siamo piaciute all'istante, e la magia prosegue tutt'ora", prosegue Stefania.
Qualche tempo dopo Maria, che lavora a tempo determinato presso aziende conserviere a Cerignola e dintorni, ha chiesto a Stefania di indicarle una baby-sitter a cui affidare la bambina quando lei deve recarsi al lavoro. "Mi è venuto spontaneo offrirmi io per tenere la bambina, visto che già avevo imparato a conoscerla. Poi, tra l'altro, non sarebbe stato facile trovare una baby-sitter che potesse prendere servizio alle 3 e mezza del mattino, quando Maria e il marito lasciavano la casa per andare a lavorare. Io lo faccio senza problemi, mi sono organizzata grazie all'aiuto di mia madre. Al mattino prendo Fatima, la porto a casa, le faccio fare colazione e poi la porto all'asilo. Maria e il marito mi dissero che se non ci fossi stata io, forse avrebbero rimandato Fatima in Senegal, dalla nonna materna. Per me invece è fondamentale che il nucleo familiare resti unito, costi quel che costi".
Stefania è una donna che ha sempre combattuto, una guerriera che si è guadagnata tutto lavorando e sacrificandosi con grande impegno e determinazione. "Non sono riuscita a diventare mamma, mi è stato negato questo dono, ma oggi io mi sento appagata perché sto sperimentando con Fatima e la sua bella famiglia che l'amore non ha limiti, non conosce pregiudizi di razza, religione, provenienza. Ho imparato anche a pregare con Maria, lei è musulmana ed io sono ammirata dalla sua spiritualità e religiosità".
Le parole di Stefania squarciano un muro fatto di incomprensioni, guerre di razza, lotte di potere. Decidiamo di rivolgerle alcune domande per direzionare il fiume in piena del suo bellissimo racconto d'amore.
Cosa ti auguri per Fatima, un giorno? Non hai paura che un domani possa andare via, oppure scegliere di ritornare con la sua famiglia in Senegal?
Fatima ora ha tre anni soltanto, ma è una bambina con una marcia in più. E' intelligente, vivace, come diremmo a Cerignola, "sa il fatto suo". Mi auguro che non debba mai soffrire la povertà e che non sperimenti il razzismo e la mancanza di inclusione. Nei miei sogni vorrei che studiasse per diventare un medico per aiutare gli altri, ma poi chissà. Suo padre spesso mi ripete che sicuramente Fatima deciderà di restare in Italia con me, ma io non sono egoista e non le tarperò le ali. Anzi, la lascerò volare.
Cosa stai imparando da questa esperienza di vita?
Nessuna donna dovrebbe sentirsi di serie B solo perché non ha avuto la possibilità di mettere al mondo un figlio. Io con Fatima sto provando cosa vuol dire sentirsi madre, mi sento responsabile per lei, coadiuvo i genitori nelle scelte più importanti, sono presente nella loro vita senza mai defilarmi. Ma non vado mai oltre. Fatima ha i genitori, e io questo non lo dimentico mai.
Tua mamma invece aiuta nella gestione del piccolo Falou, fratellino di Fatima.
Mia madre, nonostante la sua età, è ringiovanita occupandosi del vispo Falou, che ora ha otto mesi. Questa esperienza ci sta cambiando la vita, in meglio, e ringraziamo Dio per aver messo sulla nostra strada Fatima e la sua bellissima famiglia. Dobbiamo e possiamo imparare molto dalle persone come loro: mai voltarsi dall'altro lato, anzi. Tali esperienze arricchiscono e ci rendono uomini e donne migliori.
Cosa provi dinanzi alle immagini strazianti degli sbarchi sulle coste, di chi affronta l'ignoto alla ricerca di una vita più dignitosa?
Mi si bloccano le parole, è assurdo che vi siano persone che arrivano a strumentalizzare queste situazioni tragiche. Siamo tutti responsabili di quei morti, e soprattutto quando si tratta di bambini innocenti.