Attualità
Il “pacco da giù” in una tesi di laurea: l’idea di uno studente pugliese fuori sede
L’usanza affonda le radici in una tradizione dei migranti del passato
Puglia - lunedì 22 luglio 2024
9.32
Negli anni della grande migrazione italiana, quando un gran numero di pugliesi abbandonava i paesi d'origine per trasferirsi nel Nord Italia, è nata una pratica che è ancora diffusa non solo in Puglia, ma anche in tutto il Meridione.
Si tratta del "pacco di giù": l'abitudine di riempire scatole di cartone di alimenti, cibi ed eccellenze tipici del proprio paese di origine (pasta fresca, taralli, olio) e spedirli nel luogo in cui figli, amici e parenti lontani abitano, è un vero e proprio rito d'amore che si rinnova con grande piacere sia da parte di chi lo fa che di chi lo riceve.
Il "pacco di giù" contiene cibi ed alimenti che sicuramente servono a rendere più agevole la vita di uno studente fuorisede, ma è anche ricco di sapori, odori ed emozioni della terra da cui-per motivi di studio o di lavoro- si è dovuti andare via.
Sulla scorta di tale elemento emozionale, che rende questa abitudine sicuramente unica, lo studente pugliese Mattia Scaroni, 25enne originario di Santeramo e residente a Torino, ha deciso di dedicarvi la sua tesi di laurea.
Mattia ha analizzato la questione meridionale dei flussi migratori sin dagli esordi, per poi spostare la riflessione ai nostri giorni. La tesi si sofferma però soprattutto sui legami che il pacco di giù aiuta a rinforzare e rinsaldare, in una società sempre più tecnologica e veloce.
Aspettare il pacco di cartone e trovarvi poi un biglietto scritto dalla mamma o con i saluti della nonna è un momento che fa bene al cuore, e che spesso rende più sopportabile un esame rimandato, un lavoro poco gratificante, le ferie lontane e qualsiasi altra contrarietà della vita quotidiana.
Nel "pacco di giù" c'è tutta la cura e l'attenzione di chi lo ha preparato, pensando ai gusti e alle preferenze della persona che lo aprirà. E' una dichiarazione d'amore che si perpetua nel tempo, che non perde mai bellezza e attualità.
Per questo è giusto immortalarlo in una tesi di laurea, perché dietro questo rito comune e apparentemente banale, c'è la storia di una terra sempre in cerca di riscatto, attraverso i volti e i sorrisi delle nuove generazioni.
Si tratta del "pacco di giù": l'abitudine di riempire scatole di cartone di alimenti, cibi ed eccellenze tipici del proprio paese di origine (pasta fresca, taralli, olio) e spedirli nel luogo in cui figli, amici e parenti lontani abitano, è un vero e proprio rito d'amore che si rinnova con grande piacere sia da parte di chi lo fa che di chi lo riceve.
Il "pacco di giù" contiene cibi ed alimenti che sicuramente servono a rendere più agevole la vita di uno studente fuorisede, ma è anche ricco di sapori, odori ed emozioni della terra da cui-per motivi di studio o di lavoro- si è dovuti andare via.
Sulla scorta di tale elemento emozionale, che rende questa abitudine sicuramente unica, lo studente pugliese Mattia Scaroni, 25enne originario di Santeramo e residente a Torino, ha deciso di dedicarvi la sua tesi di laurea.
Mattia ha analizzato la questione meridionale dei flussi migratori sin dagli esordi, per poi spostare la riflessione ai nostri giorni. La tesi si sofferma però soprattutto sui legami che il pacco di giù aiuta a rinforzare e rinsaldare, in una società sempre più tecnologica e veloce.
Aspettare il pacco di cartone e trovarvi poi un biglietto scritto dalla mamma o con i saluti della nonna è un momento che fa bene al cuore, e che spesso rende più sopportabile un esame rimandato, un lavoro poco gratificante, le ferie lontane e qualsiasi altra contrarietà della vita quotidiana.
Nel "pacco di giù" c'è tutta la cura e l'attenzione di chi lo ha preparato, pensando ai gusti e alle preferenze della persona che lo aprirà. E' una dichiarazione d'amore che si perpetua nel tempo, che non perde mai bellezza e attualità.
Per questo è giusto immortalarlo in una tesi di laurea, perché dietro questo rito comune e apparentemente banale, c'è la storia di una terra sempre in cerca di riscatto, attraverso i volti e i sorrisi delle nuove generazioni.