Ieri a Cerignola Giampiero Ingrassia come dottor Faust: intervista al regista Reali
Un approfondimento sui temi e sui significati dell'esilarante commedia che fa riflettere sull'amore
Cerignola - venerdì 18 novembre 2022
12.15
Si è tenuta ieri sera, nel Roma Teatro di Cerignola, la rappresentazione della commedia "Il dottor Faust e la ricerca dell'eterna giovinezza". Uno spettacolo appassionante con un cast di spessore. Il protagonista è Giampiero Ingrassia, figlio di Ciccio Ingrassia, accompagnato da Emy Bergamo e Mimmo Ruggiero. Di seguito un approfondimento sullo spettacolo attraverso un'intervista a Stefano Reali, autore e regista della commedia.
Com'è nata l'idea di scrivere "Il dottor Faust e l'eterna giovinezza"?
«È un progetto che avevo in mente da tempo. Mi piaceva molto l'idea che Mefistofele fosse una figura ombra dello stesso Faust. Non riuscivo a immaginarmi lo spettacolo in chiave drammatica, così gli ho dato un taglio comico. Noi abbiamo conoscenza di una serie di archetipi narrativi antichissimi, invece Faust è un tipo narrativo piuttosto giovane, nato nel 1600 per intenderci, insieme al don Giovanni».
Qual è stato il riscontro dello spettacolo da parte del pubblico?
«Ottimo. Alcuni all'inizio sono spaventati dal titolo, perché pensano a un contenuto impegnativo da seguire. Ma il mio spettacolo è è un piccolo musical con sei canzoni all'interno. Contiene omaggi alla rivista, a Totò, alla commedia all'italiana ed è una mescolanza di generi. I francesi lo definirebbero un "pastiche", ossia uno spettacolo in cui convivono più generi, dal comico al drammatico, passando per il brillante e il sentimentale».
Cosa colpisce gli spettatori rispetto all'interpretazione degli attori?
«Il protagonista si deve sdoppiare per interpretare due ruoli, è una prova mattatoriale. Ma il tema del doppio vale anche per gli altri due personaggi. Lo spettacolo diventa, così, un posto in cui ogni personaggio è sia se stesso sia la sua ombra. Ognuno di loro fa due cose. Prendo l'esempio di Emy Bergamo, che veste sia i panni di Elena di Troia sia quelli di Margherita, rappresentando, al contempo, purezza e malvagità».
Qual è il messaggio che il dottor Faust lascia agli spettatori?
«L'unica vera risposta al problema dell'immortalità è l'amore. Oggi siamo immersi nei social, dove si fa a gara, la gente ricorre ai ritocchi perché non si piace. Tutti vorrebbero rimanere congelati in una fase senza tempo. Questo avviene perché manca l'amore. Niente da aggiungere».
Com'è nata l'idea di scrivere "Il dottor Faust e l'eterna giovinezza"?
«È un progetto che avevo in mente da tempo. Mi piaceva molto l'idea che Mefistofele fosse una figura ombra dello stesso Faust. Non riuscivo a immaginarmi lo spettacolo in chiave drammatica, così gli ho dato un taglio comico. Noi abbiamo conoscenza di una serie di archetipi narrativi antichissimi, invece Faust è un tipo narrativo piuttosto giovane, nato nel 1600 per intenderci, insieme al don Giovanni».
Qual è stato il riscontro dello spettacolo da parte del pubblico?
«Ottimo. Alcuni all'inizio sono spaventati dal titolo, perché pensano a un contenuto impegnativo da seguire. Ma il mio spettacolo è è un piccolo musical con sei canzoni all'interno. Contiene omaggi alla rivista, a Totò, alla commedia all'italiana ed è una mescolanza di generi. I francesi lo definirebbero un "pastiche", ossia uno spettacolo in cui convivono più generi, dal comico al drammatico, passando per il brillante e il sentimentale».
Cosa colpisce gli spettatori rispetto all'interpretazione degli attori?
«Il protagonista si deve sdoppiare per interpretare due ruoli, è una prova mattatoriale. Ma il tema del doppio vale anche per gli altri due personaggi. Lo spettacolo diventa, così, un posto in cui ogni personaggio è sia se stesso sia la sua ombra. Ognuno di loro fa due cose. Prendo l'esempio di Emy Bergamo, che veste sia i panni di Elena di Troia sia quelli di Margherita, rappresentando, al contempo, purezza e malvagità».
Qual è il messaggio che il dottor Faust lascia agli spettatori?
«L'unica vera risposta al problema dell'immortalità è l'amore. Oggi siamo immersi nei social, dove si fa a gara, la gente ricorre ai ritocchi perché non si piace. Tutti vorrebbero rimanere congelati in una fase senza tempo. Questo avviene perché manca l'amore. Niente da aggiungere».