Territorio
I ristoratori di Cerignola non aprono, esempio di responsabilità e rispetto
“Non accettiamo più scelte scellerate e ci comportiamo di conseguenza. In mancanza di tutele chiare da parte di chi ci governa, siamo costretti noi a dare un forte segnale di esempio”
Cerignola - domenica 6 dicembre 2020
10.51
La Puglia è zona gialla, come da ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza, e le disposizioni prevedono l'apertura fino alle ore 18:00 dei ristoranti, delle pizzerie e dei bar. In zona gialla, quindi, sarà possibile pranzare a tavolo, consumare e degustare mentre, dalle ore 18:00 in poi, prenotare per l'asporto. Zona gialla, per ora, la provincia di Foggia che conta un disarmante numero di positivi, un drammatico numero di decessi, un preoccupante numero di persone in quarantena, zona gialla Cerignola che piange ancora le sue vittime, i suoi insegnanti deceduti, i suoi imprenditori scomparsi, i suoi positivi che respirano solo grazie alle bombole di ossigeno, i suoi contagiati aggrappati all'ultimo spiraglio di speranza in un letto del reparto Malattie Infettive, i suoi malati oncologici che abbisognano di cure che, purtroppo, stanno avendo meno, i suoi malati cardiologici ai quali è stato letteralmente scippato da settimane il reparto di cardiologia.
Alle disposizioni del Ministro Speranza, però, i ristoratori cerignolani non ci stanno, rinunciano al proprio lavoro per il bene della comunità, rinunciano all'apertura per contrastare il contagio, rinunciano all'economia per tutelare i propri clienti e la propria città e, in queste rinunce, si creano ad hoc un proprio DPCM che non conta innumerevoli articoli ma uno solo… RESPONSABILITA', non conta fasce orarie diversificate ma una sola… NON APRIREMO, non conta innumerevoli comma ma il solo indispensabile… RISPETTO.
"Abbiamo il dovere di dimostrare senso di responsabilità perché prima di essere ristoratori siamo genitori, figli, cittadini – spiegano telefonicamente alla nostra redazione Valeria e Dino, titolari del Ristorante Pizzeria "Il Paladino" – A noi interessa poco vivere in virtù di un colore, interessa tanto, invece, vivere nella consapevolezza che la nostra comunità stia meglio, sia serena e , purtroppo, questo momento è drammatico. Decessi, amici che stanno male, conoscenti che vivono il dramma del contagio, clienti che non riescono più a dormire la notte dopo aver appreso di essere stati a contatto con un positivo.
Aprire il ristorante a pranzo per fare cosa? Per contribuire a fare del male alla nostra comunità? Ci rifiutiamo categoricamente anche se le disposizioni governative ci consentono aperture, queste le ragioni che giustificano al nostra scelta, "Il Paladino" non riaprirà a pranzo, continueremo con il servizio di asporto e domicilio per il solo fine di tutelare la nostra clientela, in nostri lavoratori, i nostri figli, la nostra comunità, noi stessi. Fino a che la curva epidemiologica non avrà il tanto atteso e sperato calo la nostra decisione resterà ferma, abbiamo il dovere di contribuire a costruire un futuro più sereno».
«Noi ormai non accettiamo più scelte scellerate e ci comportiamo di conseguenza, non apriremo a pranzo e lavoreremo solo con l'asporto il sabato e la domenica – dichiarano alla nostra redazione Franco e alcuni membri dello staff del Ristorante Pizzeria "La Mimosa" – La nostra comunità ha il diritto di essere tutelata e, in mancanza di tutele chiare da parte di chi ci governa, siamo costretti noi a dare un forte segnale di esempio. La non apertura a pranzo non va letta come segno di protesta ma come segno di rispetto nei confronti dei nostri concittadini, di responsabilità nei confronti dei nostri clienti, di tutela nei confronti dei nostri assunti, solidarietà nei confronti di coloro ai quali sono venuti a mancare affetti familiari, coloro che soffrono per la positività dei loro cari. La nostra scelta è chiarissima, non apriamo a pranzo per il bene della nostra comunità, non apriamo a pranzo per sostituirci a chi avrebbe dovuto effettuare scelte importanti ma, purtroppo, non ha avuto il coraggio ».
"Ci sono decisioni che non avremmo mai voluto prendere come quella di restare ancora chiusi con il nostro amatissimo ristorante- dichiarano a mezzo social Franco e Nicola, titolari della Trattoria "Il gatto nero" - ma vista la difficoltà che noi e tutto il nostro paese sta attraversando il ristorante resterà chiuso, sperando sempre che questo difficile periodo di crisi economica e non solo, possa concludersi per tutti. Ci sembra giusto fare questo sacrificio ora tutti insieme!! Anche noi aderiamo all'iniziativa dei nostri colleghi. Saremo comunque operativi con il servizio delivery e asporto".
"Questa è l'unica decisione possibile, decidiamo di non riaprire il ristorante, di non far accomodare nessuno nelle nostre sale, ai nostri tavoli – dichiarano a mezzo social i titolari del "Mistella Vino Pizza e Cucina - La nostra cucina, il nostro ristorante, sono come una seconda casa, noi amiamo prenderci cura di chi ci sceglie.
Ma non possiamo dire che la pandemia sia finita, soprattutto nella nostra città.
Non riaprire è necessario adesso. Per far sì che questo Natale passi senza altri contagi, senza ulteriori vittime. Ci auguriamo che questo periodo finisca il prima possibile, per tornare a riservare tavoli, a servire vino nei calici, a stupirvi con i nostri piatti. Torneremo a brindare insieme, di questo ne siamo sicuri.
Ma non ora, non ancora".
"Mi scuso con i miei clienti, ma proprio non me la sento di mettere a rischio la vostra salute – dichiara a mezzo social Vincenzo Fiorino, titolare del "Sayuri Japanese Cult e Style (Cerignola) e Sakura Bisceglie" - E' per questo motivo che ho deciso di non riaprire al pubblico i miei ristoranti nonostante la legge adesso me lo consenta.
Ritengo che dopo i sacrifici fatti sin ora e visto l'imminente impiego della vaccinazione collettiva, riaprire 15/20 giorni ed essere contenitore di rischio per me, per i miei collaboratori e per la mia clientela, non abbia alcun senso.
Nulla da dire sui miei colleghi che assumono decisioni opposte, dato che questa è una scelta che faccio con la mia testa, senza pregiudizio alcuno sulle decisioni degli altri.
Pertanto, per il momento, continuerò a coccolarvi in sicurezza con il servizio Delivery".
Alle disposizioni del Ministro Speranza, però, i ristoratori cerignolani non ci stanno, rinunciano al proprio lavoro per il bene della comunità, rinunciano all'apertura per contrastare il contagio, rinunciano all'economia per tutelare i propri clienti e la propria città e, in queste rinunce, si creano ad hoc un proprio DPCM che non conta innumerevoli articoli ma uno solo… RESPONSABILITA', non conta fasce orarie diversificate ma una sola… NON APRIREMO, non conta innumerevoli comma ma il solo indispensabile… RISPETTO.
"Abbiamo il dovere di dimostrare senso di responsabilità perché prima di essere ristoratori siamo genitori, figli, cittadini – spiegano telefonicamente alla nostra redazione Valeria e Dino, titolari del Ristorante Pizzeria "Il Paladino" – A noi interessa poco vivere in virtù di un colore, interessa tanto, invece, vivere nella consapevolezza che la nostra comunità stia meglio, sia serena e , purtroppo, questo momento è drammatico. Decessi, amici che stanno male, conoscenti che vivono il dramma del contagio, clienti che non riescono più a dormire la notte dopo aver appreso di essere stati a contatto con un positivo.
Aprire il ristorante a pranzo per fare cosa? Per contribuire a fare del male alla nostra comunità? Ci rifiutiamo categoricamente anche se le disposizioni governative ci consentono aperture, queste le ragioni che giustificano al nostra scelta, "Il Paladino" non riaprirà a pranzo, continueremo con il servizio di asporto e domicilio per il solo fine di tutelare la nostra clientela, in nostri lavoratori, i nostri figli, la nostra comunità, noi stessi. Fino a che la curva epidemiologica non avrà il tanto atteso e sperato calo la nostra decisione resterà ferma, abbiamo il dovere di contribuire a costruire un futuro più sereno».
«Noi ormai non accettiamo più scelte scellerate e ci comportiamo di conseguenza, non apriremo a pranzo e lavoreremo solo con l'asporto il sabato e la domenica – dichiarano alla nostra redazione Franco e alcuni membri dello staff del Ristorante Pizzeria "La Mimosa" – La nostra comunità ha il diritto di essere tutelata e, in mancanza di tutele chiare da parte di chi ci governa, siamo costretti noi a dare un forte segnale di esempio. La non apertura a pranzo non va letta come segno di protesta ma come segno di rispetto nei confronti dei nostri concittadini, di responsabilità nei confronti dei nostri clienti, di tutela nei confronti dei nostri assunti, solidarietà nei confronti di coloro ai quali sono venuti a mancare affetti familiari, coloro che soffrono per la positività dei loro cari. La nostra scelta è chiarissima, non apriamo a pranzo per il bene della nostra comunità, non apriamo a pranzo per sostituirci a chi avrebbe dovuto effettuare scelte importanti ma, purtroppo, non ha avuto il coraggio ».
"Ci sono decisioni che non avremmo mai voluto prendere come quella di restare ancora chiusi con il nostro amatissimo ristorante- dichiarano a mezzo social Franco e Nicola, titolari della Trattoria "Il gatto nero" - ma vista la difficoltà che noi e tutto il nostro paese sta attraversando il ristorante resterà chiuso, sperando sempre che questo difficile periodo di crisi economica e non solo, possa concludersi per tutti. Ci sembra giusto fare questo sacrificio ora tutti insieme!! Anche noi aderiamo all'iniziativa dei nostri colleghi. Saremo comunque operativi con il servizio delivery e asporto".
"Questa è l'unica decisione possibile, decidiamo di non riaprire il ristorante, di non far accomodare nessuno nelle nostre sale, ai nostri tavoli – dichiarano a mezzo social i titolari del "Mistella Vino Pizza e Cucina - La nostra cucina, il nostro ristorante, sono come una seconda casa, noi amiamo prenderci cura di chi ci sceglie.
Ma non possiamo dire che la pandemia sia finita, soprattutto nella nostra città.
Non riaprire è necessario adesso. Per far sì che questo Natale passi senza altri contagi, senza ulteriori vittime. Ci auguriamo che questo periodo finisca il prima possibile, per tornare a riservare tavoli, a servire vino nei calici, a stupirvi con i nostri piatti. Torneremo a brindare insieme, di questo ne siamo sicuri.
Ma non ora, non ancora".
"Mi scuso con i miei clienti, ma proprio non me la sento di mettere a rischio la vostra salute – dichiara a mezzo social Vincenzo Fiorino, titolare del "Sayuri Japanese Cult e Style (Cerignola) e Sakura Bisceglie" - E' per questo motivo che ho deciso di non riaprire al pubblico i miei ristoranti nonostante la legge adesso me lo consenta.
Ritengo che dopo i sacrifici fatti sin ora e visto l'imminente impiego della vaccinazione collettiva, riaprire 15/20 giorni ed essere contenitore di rischio per me, per i miei collaboratori e per la mia clientela, non abbia alcun senso.
Nulla da dire sui miei colleghi che assumono decisioni opposte, dato che questa è una scelta che faccio con la mia testa, senza pregiudizio alcuno sulle decisioni degli altri.
Pertanto, per il momento, continuerò a coccolarvi in sicurezza con il servizio Delivery".