Vita di città
I ricordi di Palazzo Campaniello a Cerignola: “Mia nonna Sinella e il suo minimarket in Via Don Minzoni”
A raccontare la storia, uno spaccato di vita cerignolana, è Antonella Lamanuzzi, che in quel luogo ci è cresciuta
Cerignola - domenica 19 marzo 2023
7.40
Quando cade un palazzo, con le sue fondamenta crollano anche ricordi, pezzi di vita, storie di persone che in quel quartiere sono nate e vissute. Qualche giorno fa le ruspe hanno eliminato un edificio antico, ubicato in pieno centro, nella storica Via Don Minzoni a Cerignola. Denominato Palazzo Campaniello, lo stabile comprendeva anche alcuni locali a piano terra. Quello in cui abitava la signora Teresa Preziuso (conosciuta dai più come "Sinella del negozio") si trovava in Via Luigi Barriello, angolo via Don Minzoni.
A raccontare di lei e del suo minimarket è la nipote Antonella Lamanuzzi, che ha sofferto molto per la demolizione del palazzo, e del locale in cui sua nonna abitava e teneva il negozio di alimentari.
"Mia nonna era conosciuta e benvoluta nell'intero quartiere, per questo ci tengo a ricordarla proprio in questi giorni in cui la casa e l'attività di alimentari che gestiva sono state completamente demolite", dichiara Antonella Lamanuzzi, mamma di quattro figli e attenta osservatrice della realtà locale cittadina.
"Era una donna forte, capace di dare attenzioni e amore a chiunque, incoraggiava e aiutava sempre chi ne aveva bisogno. E' stata una mamma di cinque figli maschi e una femmina. Una donna che non si stancava mai, inarrestabile direi. Era una maestra sartoriale da uomo, insegnava il lavoro alle "discepole", così si chiamavano prima.
Poi, quando mia madre aveva cinque anni, si trasferì nella zona di Sant'Antonio e comprò casa in Via Luigi Barriello, angolo via Don Minzoni, con l'intento di aprire un'attività commerciale. Infatti, nel giro di due anni dal trasferimento presso la nuova casa, aprì la "Fiaschetteria" nel 1957, che poi dopo un anno diventò "Alimentari".
Da subito divenne punto di riferimento nel centro storico del Carmine e oltre. Come succedeva a quei tempi, mia nonna era abilitata alla vendita di alimentari e drogheria, ma in realtà vendeva di tutto. Si può dire che il suo fosse un minimarket in cui non mancava nulla.
Spesso si ritrovava le sue clienti a chiederle la spesa anche fuori orario, perché magari avevano dimenticato di acquistare qualcosa che serviva. Infatti (e anche questo in passato era molto frequente) il negozio era comunicante con la sua abitazione.
I ricordi di Antonella sono nitidi e nostalgici. "Proprio perché il negozio era sito in Via Don Minzoni, essendo una via principale, passavano tutte le processioni e ogni volta era motivo di gioia e di festa. Ci si riuniva davanti al negozio: i parenti, gli amici, ma anche i semplici conoscenti. In quella casa, non grandissima, nonna ci faceva entrare davvero tutti: ricordo feste, balli, pranzi. Ho un'altra immagine viva nella mia mente: i bambini che entravano nel negozio, le chiedevano le caramelle e lei gliele porgeva con un sorriso. Nonna regalava la spesa a chi non aveva nulla da mangiare, e questa cosa le faceva davvero onore.
Mia nonna chiuse l'attività dopo trenta anni, esattamente nel 1987, quando divenne obbligatorio l'uso dei registratori di cassa e dopo la perdita di mio nonno, Giuseppe Cannone. In ogni caso, nonostante le avversità, lei non perdeva mai il sorriso e le battute spiritose. Per me lei è stata una seconda mamma, un esempio di vita.
La data in cui la sua casa è stata demolita per sempre mi ha segnato per sempre, ha segnato la mia vita, i miei ricordi di bambina e di adolescente. Sono trascorsi quasi 25 anni da non c'è più, e oggi è come aver vissuto nuovamente la sua perdita. Il mio cuore e quello della gente che l'ha conosciuta è lì, in quella casa, e seppure sia stata abbattuta, nulla potrà cancellare ciò che per molti ha rappresentato quell'abitazione e quel negozio".
Un racconto personale che diventa storia: di una strada, di un quartiere, di un passato che non ritorna.
A raccontare di lei e del suo minimarket è la nipote Antonella Lamanuzzi, che ha sofferto molto per la demolizione del palazzo, e del locale in cui sua nonna abitava e teneva il negozio di alimentari.
"Mia nonna era conosciuta e benvoluta nell'intero quartiere, per questo ci tengo a ricordarla proprio in questi giorni in cui la casa e l'attività di alimentari che gestiva sono state completamente demolite", dichiara Antonella Lamanuzzi, mamma di quattro figli e attenta osservatrice della realtà locale cittadina.
"Era una donna forte, capace di dare attenzioni e amore a chiunque, incoraggiava e aiutava sempre chi ne aveva bisogno. E' stata una mamma di cinque figli maschi e una femmina. Una donna che non si stancava mai, inarrestabile direi. Era una maestra sartoriale da uomo, insegnava il lavoro alle "discepole", così si chiamavano prima.
Poi, quando mia madre aveva cinque anni, si trasferì nella zona di Sant'Antonio e comprò casa in Via Luigi Barriello, angolo via Don Minzoni, con l'intento di aprire un'attività commerciale. Infatti, nel giro di due anni dal trasferimento presso la nuova casa, aprì la "Fiaschetteria" nel 1957, che poi dopo un anno diventò "Alimentari".
Da subito divenne punto di riferimento nel centro storico del Carmine e oltre. Come succedeva a quei tempi, mia nonna era abilitata alla vendita di alimentari e drogheria, ma in realtà vendeva di tutto. Si può dire che il suo fosse un minimarket in cui non mancava nulla.
Spesso si ritrovava le sue clienti a chiederle la spesa anche fuori orario, perché magari avevano dimenticato di acquistare qualcosa che serviva. Infatti (e anche questo in passato era molto frequente) il negozio era comunicante con la sua abitazione.
I ricordi di Antonella sono nitidi e nostalgici. "Proprio perché il negozio era sito in Via Don Minzoni, essendo una via principale, passavano tutte le processioni e ogni volta era motivo di gioia e di festa. Ci si riuniva davanti al negozio: i parenti, gli amici, ma anche i semplici conoscenti. In quella casa, non grandissima, nonna ci faceva entrare davvero tutti: ricordo feste, balli, pranzi. Ho un'altra immagine viva nella mia mente: i bambini che entravano nel negozio, le chiedevano le caramelle e lei gliele porgeva con un sorriso. Nonna regalava la spesa a chi non aveva nulla da mangiare, e questa cosa le faceva davvero onore.
Mia nonna chiuse l'attività dopo trenta anni, esattamente nel 1987, quando divenne obbligatorio l'uso dei registratori di cassa e dopo la perdita di mio nonno, Giuseppe Cannone. In ogni caso, nonostante le avversità, lei non perdeva mai il sorriso e le battute spiritose. Per me lei è stata una seconda mamma, un esempio di vita.
La data in cui la sua casa è stata demolita per sempre mi ha segnato per sempre, ha segnato la mia vita, i miei ricordi di bambina e di adolescente. Sono trascorsi quasi 25 anni da non c'è più, e oggi è come aver vissuto nuovamente la sua perdita. Il mio cuore e quello della gente che l'ha conosciuta è lì, in quella casa, e seppure sia stata abbattuta, nulla potrà cancellare ciò che per molti ha rappresentato quell'abitazione e quel negozio".
Un racconto personale che diventa storia: di una strada, di un quartiere, di un passato che non ritorna.