I Massa, maestri apparatori
L’origine del lavoro di apparatori a Cerignola si può collocare verso la metà dell’Ottocento, con Alfonso Massa (1829-1904), figlio del fornaio Giuseppe.
Cerignola - mercoledì 5 settembre 2018
11.21 Comunicato Stampa
L'apparatore è legato alla fenomenologia della festa, per cui le chiese, le piazze e le strade vengono trasfigurate da apparati effimeri. L'origine del lavoro di apparatori a Cerignola si può collocare verso la metà dell'Ottocento, con Alfonso Massa (1829-1904), figlio del fornaio Giuseppe. Due figli di Alfonso, Vincenzo (1862-1941) e Salvatore (1872-1939), esercitarono l'arte dell'addobbo operando in Cerignolae nel meridione, per feste civili, religiose, nuziali e celebrazioni funebri. Un loro fratello, Paolo, si trasferì a Orta Novaesercitando la stessa attività.
L'apparato esterno, composto da luminarie, era allestito con festoni, pali posti a distanza ravvicinata arricchiti da bandiere, avvolti in stoffa di raso multicolore, ai quali venivano sospesi lumi ad olio detti "bicchierini", sostenuti da elementi ricurvi in ferro per creare particolari effetti. Nel 1906 a Cerignola l'illuminazione stradale diventò elettrica. Intanto alle luminarie ad olio seguirono quelle ad acetilene. Questo gas, contenuto in un serbatoio chiamato in gergo u caldaréine, sistemato all'interno d'ogni palo, mediante tubi arrivava fino ai numerosi punti luce (tazze di vetro colorate), le cui fiammelle producevano un effetto scenografico suggestivo. Nel 1928 le travi e i vecchi archi per la festa patronale della Madonna di Ripalta furono aboliti, per adottare lampadine su festoni floreali aerei usati anche nei festeggiamenti del 1929, come fu illustrato nella mostra Artigianiartisti. Addobbi e luminarie della ditta Massa per la festa della Madonna di Ripalta, a cura di Angelo Disanto e Gioacchino Albanese, Cerignola 3-10 settembre 1995.I fratelli Vincenzo e Salvatore lavorarono insieme fino al 1937 nel loro originario magazzino sito in via Gala, adiacente all'arco di Carbutto, con ingresso anche in via Tredici Italiani nella Terra Vecchia. Poi in questa sede rimase Vincenzo con il figlio Francesco (1902-1985), mentre Salvatore con il figlio Michele (1903-1960) si trasferì in Piazza Pasquale Bona, n. 9.
Salvatore morì nel 1939, a seguito di una caduta dalla scala, lavorando nella chiesa del Purgatorio di Cerignola, mentre col figlio Michele preparava l'addobbo per il Venerdì Santo. Vincenzo morì nel 1941. Dei due fratelli il più anziano, Vincenzo, si occupava dei lavori di preparazione, allestendo i manufatti di carta, mentre Salvatore eseguiva la messa in opera.
Le arcate per le luminarie erano realizzate con ferro e listelli di legno, e decorate con dipinti riproducenti simboli dell'epoca, quali lo stemma sabaudo, il fascio littorio e l'aquila imperiale.
Tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '60 i Massa adottarono le luminarie di tipo barese, con grandi lampade bianche su arcate o spalliere. Dagli anni '80 si dedicarono ad illuminare le feste secondo lo stile napoletano, con lampade mignon colorate e ad intermittenza.
L'addobbo per le chiese veniva ideato e disegnato fino al 1937 dai fratelli Vincenzo e Salvatore che, dopo l'approvazione della committenza, realizzavano l'apparato con drappi e mantovane. Utilizzavano tessuti tra i quali la mussolina, detta in gergo 'u muselléine, e drappi di velluto crèmisi, raso, seta, broccato, e'u purtire, pesante tendaggio. Questi tessuti di vari colori venivano lavorati dagli apparatori in diverse forme: a nocche, a pieghe e a "trippa di vaccina". Tutta la famiglia, comprese le donne, era mobilitata per la preparazione delle frange, fatte di bastoncini rivestiti di carta, e di galloni stretti.
Per l'apparato in chiesa era necessario disporre di un'armatura lignea che sosteneva la parte centrale dell'addobbo chiamata "macchina", nella quale era collocata l'immagine sacra.L'addobbo era completato da drappeggi ancorati a strisce di legno sostenute da funi legate ad anelli e carrucole, predisposte sulle pareti delle chiese. Il tutto era illuminato da candelieri e lampadine pensili, come ad esempio nell'apparato dei Sepolcri per il Giovedì Santo o per le Quarantore(esposizione solenne annuale dell'Eucarestia).
Il "dossello" dell'apparato era solitamente di stile barocco. Spesso era in uso un manto regale con frange annodato nei due punti estremi, creando dei fiocchi sui quali a volte si ponevano delle palmette o delle volute sulle quali erano posate delle lance. Il manto era sormontato da una corona regale di legno ricoperta di carta dorata.
A continuare l'arte dell'addobbo furono Michele, figlio di Salvatore, e suo cugino Francesco, figlio di Vincenzo. Di Michele, valente ebanista, si conservano i disegni, tra i quali quello acquerellato su carta del 16 luglio 1919 per luminarie (cfr. A. Disanto, Ripalta. La Madonna pellegrina, Claudio Grenzi Editore, Foggia 2010, p. 94). Francesco frequentò la scuola di elettronica a Napoli, dove apprese nuove tecniche che applicò alle luminarie elettriche per la prima volta a Cerignola negli anni '20. A Cerignola egli operò fino ai primi anni '50; poi si trasferì a Milano, continuando l'attività con il figlio adottivo Alfonso Conte, alle dipendenze della ditta Way.
La famiglia Massa in passato in occasione delle festività religiose allestiva casse armoniche, sulle quali si esibivano le bande musicali. Ricordiamo quella realizzata da Michele Massa durante la seconda guerra mondiale, alta 16 metri e del diametro di 10 metri, che aveva la cupola metallica fatta con testiere di letti. Egli continuò l'attività coadiuvato dai figli, in particolare Mario (1934-2015) e Dario Donato (1937-2000). Oggi Michele, Pio e Rocco, figli di Mario, continuano a mantenere viva con tenacia e orgoglio la tradizione familiare, da veri artigiani-artisti dell'addobbo.
Dott. Angelo Disanto