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Grano, Coldiretti Puglia: prezzo in calo di 7 euro a tonnellata a Foggia

Con i dazi USA la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare

Con il prezzo del grano pugliese che scende di altri 7 euro a tonnellata alla borsa merci di Foggia e le importazioni di grano canadese in aumento del 68% nel 2024, è importante tutelare le aziende agricole e i consumatori assicurando reciprocità delle regole e trasparenza in etichetta.

E' quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base di un'analisi su dati Dg Agri relativi alla campagna commerciale 2024/2025 (da luglio a dicembre 2024). in occasione della Borsa merci di Foggia con il prezzo del grano sceso a 315 euro a tonnellata, mentre le importazioni di grano straniero hanno raggiunto il quantitativo di oltre 2,8 miliardi di chili nel 2024.

E' SOS invasione di grano canadese, infatti, con 392mila tonnellate di grano duro importate in Italia, con un incremento del 68% rispetto allo stesso periodo della campagna 2023/2024 e stime di un ulteriore incremento ad inizio anno. Grano che viene trattato in pre raccolta con il glifosato, con una modalità vietata nel nostro Paese. Coldiretti è favorevole agli scambi commerciali ma serve un'armonizzazione delle regole basate sul principio di reciprocità e di trasparenza. Una situazione che rischia peraltro di peggiorare a causa dei dazi. Secondo il rapporto della Commissione per lo Sviluppo del Grano del Saskatchewan la guerra commerciale tra Usa e Canada potrebbe far calare gli acquisti di cereali canadesi negli States spingendo di fatto a indirizzarli verso altri mercati.

"Gli arrivi massicci di grano dall'estero confermano un trend che negli ultimi anni ha visto una serie di Paesi, dal Canada alla Turchia, fino alla Russia, alternarsi di fatto nell'inondare il mercato italiano di prodotto, spesso in coincidenza con il periodo di raccolta", denuncia Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia nel sottolineare che "il risultato è di fatto il crollo delle quotazioni del nostro grano. La concorrenza di prodotto straniero sta avendo un effetto negativo anche sulle semine, con le prime stime che parlano di un calo sia di semine che conseguentemente del raccolto", insiste de Matteo.

Secondo le prime stime il quadro tendenziale è quello di un calo significativo delle superfici a grano duro in media del 6-7% con punte del 10% fra la Puglia e la Sicilia dove di fatto di concentra la produzione nazionale. Alla concorrenza sleale dall'estero si sono sommati, nelle aziende agricole italiane, gli effetti dell'aumento dei costi di produzione legato alla difficile situazione internazionale e quelli dei cambiamenti climatici, con la siccità che lo scorso anno ha tagliato la produzione nazionale di un quinto. Non è un caso che a livello globale le stime per l'annata agraria 2024-25 prevedono una riduzione dal 6% al 4% per le scorte complessive di grano nell'Unione Europea, mentre la quota delle scorte per gli Stati Uniti e la Cina è prevista in aumento, rispettivamente all'8% e al 53%.

La minor disponibilità di prodotto non ha però effetto sui prezzi pagati agli agricoltori, proprio a causa delle importazioni sleali di cereali coltivati usando spesso prodotti da anni vietati in Europa. Nella coltivazione del grano turco vengono usate, ad esempio, sostanze da anni vietate in Europa, dal Carbendazim, un fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, al Malathion un altro fungicida tossico per le api, dal Cyflutrin, insetticida anch'esso cancerogeno, al Glifosato, l'essiccante vietato in Italia in pre raccolta e usato anche sul grano canadese e su quello russo, che viene prodotto utilizzando un'altra sostanza non permessa nella Ue, l'erbicida Fenoxaprop P ethyl.

Il grano ucraino viene, invece prodotto usando il Chlorothalonil, un fungicida sospetto cancerogeno.

Uno scandalo contro il quale Coldiretti si è mobilitata nei porti per verificare gli arrivi di grano straniero per chiedere più controlli alle frontiere sulla qualità e sulla salubrità delle merci importate e il rispetto del principio di reciprocità, così da garantire che tutti i prodotti agroalimentari che entrano nel nostro Paese rispettino gli stessi standard a livello ambientale, di sicurezza e di rispetto dei diritti dei lavoratori, che sono garantiti dagli agricoltori italiani.
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