Territorio
Grano, Cia Puglia: “Navi dall’estero e speculazione per tenere bassi i prezzi”
Carrabba: “Bloccare temporaneamente l’import per fermare le manovre speculative”
Puglia - giovedì 3 giugno 2021
13.07 Comunicato Stampa
Navi cariche di grano estero, un via vai di Tir dal porto di Manfredonia, il prezzo del duro biologico che crolla, mentre restano inchiodate verso il basso le quotazioni del 'fino', del buono mercantile e del duro mercantile. "Appare evidente come in prossimità delle trebbiature, e quindi dell'immissione sul mercato del nuovo prodotto, si siano attivate le manovre speculative dei commercianti del grano attraverso la ripresa massiccia delle importazioni dall'estero", ha commentato amaramente Michele Ferrandino, presidente di CIA Capitanata. Il problema riguarda tutta la Puglia, ed è messo in evidenza dal listino delle quotazioni cerealicole di Altamura, Bari e Foggia. Nel capoluogo dauno, rispetto ai valori del 17 febbraio 2021, il grano duro ha perso complessivamente 10 euro alla tonnellata di valore: il 26 maggio, il fino è stato quotato a 290-295 euro per tonnellata.
Non va meglio a Bari, dove nelle ultime settimane il cereale di punta dell'agricoltura pugliese ha perso 8 euro sui minimi e 10 sui massimi rispetto alla miglior quotazione raggiunta la scorsa estate, attestandosi alla quota attuale di 288-291 euro per tonnellata. Stessa quotazione anche ad Altamura. "Anche in questo caso", ha dichiarato Felice Ardito, presidente di CIA Levante, "siamo ben al di sotto dei 300 euro per tonnellata, un livello che sarebbe comunque basso".
"C'è una questione centrale nell'agricoltura italiana", ha aggiunto Raffaele Carrabba, presidente di CIA Puglia, "ed è quella dello squilibrio tra il prezzo accordato ai produttori, sempre al di sotto di un livello che garantisca la giusta redditività alle aziende agricole, e i profitti crescenti degli anelli successivi delle filiere, vale a dire commercianti, industrie di trasformazione, Grande Distribuzione Organizzata. Il problema, infatti, non riguarda soltanto il grano ma tutte le produzioni. In questi giorni abbiamo messo in evidenza il meccanismo perverso che porta le nostre ciliegie a essere vendute fino a 16 euro al chilo nei supermercati del Nord, mentre ai produttori quelle stesse ciliegie sono pagate anche 10 volte di meno". Tornando al settore cerealicolo, la CIA Agricoltori Italiani della Puglia ha denunciato quanto sta avvenendo per il grano duro biologico, con le importazioni aumentate del 30% negli ultimi due anni e il crollo del valore riconosciuto ai produttori.
La Puglia produce più del 25% del grano duro italiano. Nel 2020, complessivamente le province pugliesi arrivarono a produrre 9,5 milioni di quintali del prezioso cereale, il 35% della produzione nazionale, impiegando una superficie pari a 344.300 ettari. Da sola, la provincia di Foggia nel 2020 riuscì a produrre 7.125.000 quintali su una superficie di 240mila ettari, con una resa media per ettaro di 29,68 quintali. "Il mercato è libero e globalizzato, occorre tuttavia tutelare il futuro di una filiera strategica che troppo spesso è penalizzata dalle massicce importazioni dall'estero, con grano duro straniero che, per una serie di ragioni molto concrete, presenta diverse incognite dal punto di vista della qualità e della salubrità. Per limitare la tentazione di manovre speculative", ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, "bisognerebbe valutare bene la possibilità di sospendere temporaneamente le importazioni in determinati periodi dell'anno".
Non va meglio a Bari, dove nelle ultime settimane il cereale di punta dell'agricoltura pugliese ha perso 8 euro sui minimi e 10 sui massimi rispetto alla miglior quotazione raggiunta la scorsa estate, attestandosi alla quota attuale di 288-291 euro per tonnellata. Stessa quotazione anche ad Altamura. "Anche in questo caso", ha dichiarato Felice Ardito, presidente di CIA Levante, "siamo ben al di sotto dei 300 euro per tonnellata, un livello che sarebbe comunque basso".
"C'è una questione centrale nell'agricoltura italiana", ha aggiunto Raffaele Carrabba, presidente di CIA Puglia, "ed è quella dello squilibrio tra il prezzo accordato ai produttori, sempre al di sotto di un livello che garantisca la giusta redditività alle aziende agricole, e i profitti crescenti degli anelli successivi delle filiere, vale a dire commercianti, industrie di trasformazione, Grande Distribuzione Organizzata. Il problema, infatti, non riguarda soltanto il grano ma tutte le produzioni. In questi giorni abbiamo messo in evidenza il meccanismo perverso che porta le nostre ciliegie a essere vendute fino a 16 euro al chilo nei supermercati del Nord, mentre ai produttori quelle stesse ciliegie sono pagate anche 10 volte di meno". Tornando al settore cerealicolo, la CIA Agricoltori Italiani della Puglia ha denunciato quanto sta avvenendo per il grano duro biologico, con le importazioni aumentate del 30% negli ultimi due anni e il crollo del valore riconosciuto ai produttori.
La Puglia produce più del 25% del grano duro italiano. Nel 2020, complessivamente le province pugliesi arrivarono a produrre 9,5 milioni di quintali del prezioso cereale, il 35% della produzione nazionale, impiegando una superficie pari a 344.300 ettari. Da sola, la provincia di Foggia nel 2020 riuscì a produrre 7.125.000 quintali su una superficie di 240mila ettari, con una resa media per ettaro di 29,68 quintali. "Il mercato è libero e globalizzato, occorre tuttavia tutelare il futuro di una filiera strategica che troppo spesso è penalizzata dalle massicce importazioni dall'estero, con grano duro straniero che, per una serie di ragioni molto concrete, presenta diverse incognite dal punto di vista della qualità e della salubrità. Per limitare la tentazione di manovre speculative", ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, "bisognerebbe valutare bene la possibilità di sospendere temporaneamente le importazioni in determinati periodi dell'anno".