Vita di città
Giuseppe Pavoncelli, oggi l'anniversario della nascita
Nasceva a Cerignola 186 anni fa il proprietario terriero che propose la realizzazione dell'Acquedotto Pugliese
Cerignola - mercoledì 24 agosto 2022
12.53
Ai cerignolani è inutile spiegare chi è Giuseppe Pavoncelli. In breve, il più grande possidente terriero che la città abbia mai conosciuto. Giuseppe nasce a Cerignola 186 anni fa il 24 agosto del 1836, primogenito di Federico e Antonia Traversi e in città la sua presenza è ancora viva. Accanto al Piano delle Fosse Granarie c'è Via Pavoncelli lungo la quale si trova il palazzo di famiglia, uno degli edifici più caratteristici di Cerignola, a suo nome ha intitolati l'istituto Agrario e una scuola media e sulla strada vicinale di Santo Stefano è ancora attivo l'oleificio che porta il suo nome.
Come riporta La Treccani, Pavoncelli costruisce la sua fortuna dedicandosi con il padre al commercio del grano. Nel tempo il patrimonio di Giuseppe e dei suoi tre figli arrivò a contare circa 15.000 ettari di terreni (8000 nella provincia di Foggia e 7000 nell'agro di Mondragone). Ma non c'è solo il commercio nel curriculum di Pavoncelli che ha scalato anche la politica fino a coprire posizioni di vertice.
Nel 1874 diventa deputato per la prima volta nelle file della destra liberale, dove resta quasi ininterrottamente fino alla morte il 2 maggio 1910. Nel 1897 raggiunge l'apice della carriera politica, quando diventa ministro dei lavori pubblici del quarto governo Di Rudinì, ed è proprio questa posizione che gli permette di incidere concretamente sul suo territorio. L'opera più importante che gli si riconosce è l'avvio dei lavori per la realizzazione dell'Acquedotto Pugliese inaugurato dopo la sua morte nel 1923.
Agli inizi del Novecento Pavoncelli è protagonista assieme ad un altro cerignolano illustre, l'adolescente Giuseppe Di Vittorio, della stagione degli scontri tra padroni e bracciati che finivano negli scioperi di massa talvolta repressi nel sangue. Di Vittorio diventò il simbolo dello scontro con la famiglia dei "padroni" Pavoncelli. Un proverbio in dialetto cerignolano che i più anziani citavano ai bambini schizzinosi sintetizza l'ironia pungente ma non il disprezzo che separava le due classi, tradotto recita: "I figli di Pavoncelli per punizione mangiavano pane e provola".
Come riporta La Treccani, Pavoncelli costruisce la sua fortuna dedicandosi con il padre al commercio del grano. Nel tempo il patrimonio di Giuseppe e dei suoi tre figli arrivò a contare circa 15.000 ettari di terreni (8000 nella provincia di Foggia e 7000 nell'agro di Mondragone). Ma non c'è solo il commercio nel curriculum di Pavoncelli che ha scalato anche la politica fino a coprire posizioni di vertice.
Nel 1874 diventa deputato per la prima volta nelle file della destra liberale, dove resta quasi ininterrottamente fino alla morte il 2 maggio 1910. Nel 1897 raggiunge l'apice della carriera politica, quando diventa ministro dei lavori pubblici del quarto governo Di Rudinì, ed è proprio questa posizione che gli permette di incidere concretamente sul suo territorio. L'opera più importante che gli si riconosce è l'avvio dei lavori per la realizzazione dell'Acquedotto Pugliese inaugurato dopo la sua morte nel 1923.
Agli inizi del Novecento Pavoncelli è protagonista assieme ad un altro cerignolano illustre, l'adolescente Giuseppe Di Vittorio, della stagione degli scontri tra padroni e bracciati che finivano negli scioperi di massa talvolta repressi nel sangue. Di Vittorio diventò il simbolo dello scontro con la famiglia dei "padroni" Pavoncelli. Un proverbio in dialetto cerignolano che i più anziani citavano ai bambini schizzinosi sintetizza l'ironia pungente ma non il disprezzo che separava le due classi, tradotto recita: "I figli di Pavoncelli per punizione mangiavano pane e provola".