Attualità
Giornata Internazionale dell’Infermiere: la storia di Paolo, originario di Cerignola, in servizio a Milano
Da circa 30 anni vive e lavora nel capoluogo lombardo, dove ha trovato “spirito di sacrificio e coesione”
Cerignola - venerdì 12 maggio 2023
15.10
Il 12 Maggio si celebra, in tutto il mondo, la Giornata internazionale dell'infermiere. Istituita nel 1965 dal Consiglio Internazionale degli Infermieri, la ricorrenza annuale ha lo scopo di valorizzare l'apporto ed il contributo professionale di questa figura sanitaria. Nei giorni precedenti e in quello che sancisce la Giornata internazionale sono numerose, in tutta Italia, le iniziative intraprese per accendere i riflettori sulle esigenze e le priorità della professione infermieristica in una società che muta così rapidamente.
Secondo le recenti stime della FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) si prevede che nei prossimi 10 anni andranno in pensione circa 100 mila infermieri, che potrebbero non essere sostituiti dalle nuove leve provenienti dall'università, considerando anche l'elevato numero di quelli che scelgono di andare a lavorare all'estero. Pare che, nell'ultimo ventennio, circa 50mila infermieri abbiano lasciato l'Italia.
Abbiamo deciso di riportare la testimonianza di un infermiere di origine cerignolana, che da più di trenta anni ormai vive e lavora a Milano, città che lo ha ormai "adottato" a tutti gli effetti. Paolo S. ha lasciato Cerignola dopo aver preso il titolo da infermiere (quando ancora non c'era bisogno di un corso di laurea per diventarlo), per raggiungere il capoluogo milanese, dove poi ha messo su famiglia.
Paolo ha affrontato con coraggio e determinazione anche il periodo confuso e incerto del Covid, proprio nei luoghi più colpiti dal contagio, e lontano dalla città di origine. "E' stata una prova complicata, in ogni senso"
Dell'ambiente professionale in cui lavora non può che dire bene: "Si lavora giorno per giorno per migliorare, c'è spirito di sacrificio da parte di tutti e grande coesione, a tutti i livelli. Ognuno cerca di dare il meglio di sé stesso, in qualsiasi circostanza, anche la più critica".
Da pugliese doc, Paolo ha messo a disposizione non solo le sue competenze e la sua professionalità, ma anche la solarità del suo carattere e la cordialità insita nel suo modo di essere. "E' necessario non perdere mai il sorriso e la gentilezza nei confronti dei pazienti e anche dei colleghi. L'unione, in questi casi, è davvero la nostra forza", ha dichiarato.
Come succede in tutti i mestieri e le professioni, anche per un infermiere ci sono le giornate "no" e i periodi difficili in cui non si riesce a sorridere o stare rilassati con i pazienti.
Ma in una società come la nostra, in cui i malati tendono a diventare sempre più numeri e meno persone, uno come Paolo fa davvero la differenza.
Secondo le recenti stime della FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) si prevede che nei prossimi 10 anni andranno in pensione circa 100 mila infermieri, che potrebbero non essere sostituiti dalle nuove leve provenienti dall'università, considerando anche l'elevato numero di quelli che scelgono di andare a lavorare all'estero. Pare che, nell'ultimo ventennio, circa 50mila infermieri abbiano lasciato l'Italia.
Abbiamo deciso di riportare la testimonianza di un infermiere di origine cerignolana, che da più di trenta anni ormai vive e lavora a Milano, città che lo ha ormai "adottato" a tutti gli effetti. Paolo S. ha lasciato Cerignola dopo aver preso il titolo da infermiere (quando ancora non c'era bisogno di un corso di laurea per diventarlo), per raggiungere il capoluogo milanese, dove poi ha messo su famiglia.
Paolo ha affrontato con coraggio e determinazione anche il periodo confuso e incerto del Covid, proprio nei luoghi più colpiti dal contagio, e lontano dalla città di origine. "E' stata una prova complicata, in ogni senso"
Dell'ambiente professionale in cui lavora non può che dire bene: "Si lavora giorno per giorno per migliorare, c'è spirito di sacrificio da parte di tutti e grande coesione, a tutti i livelli. Ognuno cerca di dare il meglio di sé stesso, in qualsiasi circostanza, anche la più critica".
Da pugliese doc, Paolo ha messo a disposizione non solo le sue competenze e la sua professionalità, ma anche la solarità del suo carattere e la cordialità insita nel suo modo di essere. "E' necessario non perdere mai il sorriso e la gentilezza nei confronti dei pazienti e anche dei colleghi. L'unione, in questi casi, è davvero la nostra forza", ha dichiarato.
Come succede in tutti i mestieri e le professioni, anche per un infermiere ci sono le giornate "no" e i periodi difficili in cui non si riesce a sorridere o stare rilassati con i pazienti.
Ma in una società come la nostra, in cui i malati tendono a diventare sempre più numeri e meno persone, uno come Paolo fa davvero la differenza.