Gender e scuola, quando l'allarmismo supera i limiti del parossismo
Tra falsità, paure e disinformazione
Cerignola - venerdì 21 agosto 2015
20.58
Da diversi giorni è partita (tra social, messaggi e volantini) la crociata apocalittica contro la cosiddetta ideologia gender (che tradotto dall'inglese vuol dire 'genere') e l'educazione sessuale nella scuole. Secondo certi sedicenti paladini, a partire da settembre, insieme alla grammatica e alla matematica, gli alunni, fin dalla più tenera età, dovrebbero 'imparare' pratiche sessuali alla stregua del pornografico. Un allarmismo determinato da una preoccupante quanto radicata disinformazione e cattiva informazione che genera un terrorismo psicologico ingiustificato.
La legge del 13 luglio 2015, n. 107, al punto 16 recita: "Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93" (Norme in materia di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori).
Ciò significa che tale provvedimento didattico è atto ad educare al rispetto verso coloro che la società imborghesita, perbenista e indottrinata considera negativamente diversi e meritevoli di repressione e frustrazione. Ma insegnare il rispetto delle diversità non significa infondere la voglia di essere diversi: "i piani dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società" (Articolo 1, comma 2). Insomma, l'obiettivo è quello di garantire a tutti pari opportunità e diritti e di insegnare l'uguaglianza della diversità, in quanto esseri umani, a prescindere dalla scelta della propria identità, che rimane soggettiva e svincolata dalla realtà anatomica, religiosa e sociale.
Eredità di questa nevrastenica crociata è anche la profonda confusione che si ha riguardo l'educazione sessuale, perché ancora non si comprende che tale formazione ha a che fare con una visione olistica che mette in luce come la sessualità sia un'area determinante nello sviluppo della persona comprendendo fattori fisici, cognitivi, emotivi, sociali e relazionali.
In merito, gli 'Standard per l'educazione sessuale in Europa' indicano, all'interno del piano didattico, "ciò che bambini e ragazzi, nelle diverse età, dovrebbero sapere e comprendere, quali situazioni o sfide dovrebbero essere in grado di gestire a tali età e quali valori e atteggiamenti è necessario che essi maturino per poter crescere in modo gratificante, positivo e sano per quanto attiene la sessualità" specificando che "l'educazione sessuale è adeguata per l'età rispetto al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, è sensibile rispetto alla cultura, alla società e al genere e rapportata alle realtà di vita di bambini o ragazzi". In tutto questo non risultano pratiche di autoerotismo atte a traumatizzare o 'deviare' il bambino o il ragazzo. Anzi, si tratta di un piano attuato nel più completo rispetto della privacy e dei confini individuali e nella stretta collaborazione con i genitori e con la comunità "al fine di costruire un ambiente circostante che sia di sostegno". I genitori inoltre saranno informati prima dell'inizio e avranno la possibilità di esprimere i loro desideri e le loro riserve. Si tratta poi di corsi facoltativi che hanno anche l'importante e attualissimo obiettivo di prevenire il fenomeno ormai dilagante del bullismo.
La scuola è l'ultimo luogo in cui possa dominare quell'ignoranza e arretratezza che buona parte della società bigotta, impreparata e repressiva tende a difendere. La scuola deve concorrere alla formazione dell'individuo, nel completo rispetto delle molteplici sfaccettature che gli appartengono ma che spesso, soprattutto l'integralismo religioso, tende a soffocare. A voi la scelta!
La legge del 13 luglio 2015, n. 107, al punto 16 recita: "Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93" (Norme in materia di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori).
Ciò significa che tale provvedimento didattico è atto ad educare al rispetto verso coloro che la società imborghesita, perbenista e indottrinata considera negativamente diversi e meritevoli di repressione e frustrazione. Ma insegnare il rispetto delle diversità non significa infondere la voglia di essere diversi: "i piani dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società" (Articolo 1, comma 2). Insomma, l'obiettivo è quello di garantire a tutti pari opportunità e diritti e di insegnare l'uguaglianza della diversità, in quanto esseri umani, a prescindere dalla scelta della propria identità, che rimane soggettiva e svincolata dalla realtà anatomica, religiosa e sociale.
Eredità di questa nevrastenica crociata è anche la profonda confusione che si ha riguardo l'educazione sessuale, perché ancora non si comprende che tale formazione ha a che fare con una visione olistica che mette in luce come la sessualità sia un'area determinante nello sviluppo della persona comprendendo fattori fisici, cognitivi, emotivi, sociali e relazionali.
In merito, gli 'Standard per l'educazione sessuale in Europa' indicano, all'interno del piano didattico, "ciò che bambini e ragazzi, nelle diverse età, dovrebbero sapere e comprendere, quali situazioni o sfide dovrebbero essere in grado di gestire a tali età e quali valori e atteggiamenti è necessario che essi maturino per poter crescere in modo gratificante, positivo e sano per quanto attiene la sessualità" specificando che "l'educazione sessuale è adeguata per l'età rispetto al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, è sensibile rispetto alla cultura, alla società e al genere e rapportata alle realtà di vita di bambini o ragazzi". In tutto questo non risultano pratiche di autoerotismo atte a traumatizzare o 'deviare' il bambino o il ragazzo. Anzi, si tratta di un piano attuato nel più completo rispetto della privacy e dei confini individuali e nella stretta collaborazione con i genitori e con la comunità "al fine di costruire un ambiente circostante che sia di sostegno". I genitori inoltre saranno informati prima dell'inizio e avranno la possibilità di esprimere i loro desideri e le loro riserve. Si tratta poi di corsi facoltativi che hanno anche l'importante e attualissimo obiettivo di prevenire il fenomeno ormai dilagante del bullismo.
La scuola è l'ultimo luogo in cui possa dominare quell'ignoranza e arretratezza che buona parte della società bigotta, impreparata e repressiva tende a difendere. La scuola deve concorrere alla formazione dell'individuo, nel completo rispetto delle molteplici sfaccettature che gli appartengono ma che spesso, soprattutto l'integralismo religioso, tende a soffocare. A voi la scelta!