Fratelli d’Italia Cerignola su Decaro: “Indecente difesa di Bonito che attacca lo Stato”
Il gruppo politico locale insorge contro le recenti dichiarazioni del Sindaco nei confronti del primo cittadino di Bari
Cerignola - mercoledì 20 marzo 2024
14.52 Comunicato Stampa
Scendono in campo anche i membri del gruppo politico di Fratelli d'Italia Cerignola sulla questione Decaro. Ecco di seguito il comunicato stampa che hanno diffuso sui social.
"Gravissime le parole di un ex magistrato oggi sindaco, che, in spregio alle istituzioni che dovrebbe rappresentare degnamente, «protesta nei confronti di un provvedimento di polizia», accusando il Governo Meloni di essere «di ispirazione fascista». Tutto perché, dopo 130 arresti eccellenti e pesantissimi legati all'amministrazione, lo Stato sta facendo lo Stato e ha mandato la commissione per accertare infiltrazioni mafiose a Bari. E Bonito che fa? Insorge contro lo Stato e lo fa dai canali istituzionali.
Francesco Bonito ha superato se stesso stavolta. La città a stento gli perdona il suo atavico immobilismo amministrativo, difficilmente avrebbe capito l'affidamento di una progettazione (stadio) a chi potrebbe avere implicazioni gravi e pesanti con la camorra, con troppa fatica comprende come mai nell'indagine per frodi previdenziali sia coinvolto uno dei più suffragati esponenti della sua maggioranza. E invece, si desta all'improvviso per puntare il dito contro il Viminale.
Per i sinistri, «l'ipotesi di scioglimento del Comune di Bari è un atto di guerra». Le indagini ipotizzano un'ingerenza elettorale politico-mafiosa nelle Comunali 2019. La Commissione ministeriale è un accertamento dovuto che chiunque abbia a cuore la legge dovrebbe apprezzare ed accogliere di buon grado, se con la coscienza a posto. Senza sbraitare a seconda della tessera di partito del sindaco colpito. E invece Bonito addirittura si scopre capopopolo, aizzando l'insurrezione di tutti i sindaci pugliesi. Evidentemente la fiducia nello Stato è ad intermittenza. A convenienza".
"Gravissime le parole di un ex magistrato oggi sindaco, che, in spregio alle istituzioni che dovrebbe rappresentare degnamente, «protesta nei confronti di un provvedimento di polizia», accusando il Governo Meloni di essere «di ispirazione fascista». Tutto perché, dopo 130 arresti eccellenti e pesantissimi legati all'amministrazione, lo Stato sta facendo lo Stato e ha mandato la commissione per accertare infiltrazioni mafiose a Bari. E Bonito che fa? Insorge contro lo Stato e lo fa dai canali istituzionali.
Francesco Bonito ha superato se stesso stavolta. La città a stento gli perdona il suo atavico immobilismo amministrativo, difficilmente avrebbe capito l'affidamento di una progettazione (stadio) a chi potrebbe avere implicazioni gravi e pesanti con la camorra, con troppa fatica comprende come mai nell'indagine per frodi previdenziali sia coinvolto uno dei più suffragati esponenti della sua maggioranza. E invece, si desta all'improvviso per puntare il dito contro il Viminale.
Per i sinistri, «l'ipotesi di scioglimento del Comune di Bari è un atto di guerra». Le indagini ipotizzano un'ingerenza elettorale politico-mafiosa nelle Comunali 2019. La Commissione ministeriale è un accertamento dovuto che chiunque abbia a cuore la legge dovrebbe apprezzare ed accogliere di buon grado, se con la coscienza a posto. Senza sbraitare a seconda della tessera di partito del sindaco colpito. E invece Bonito addirittura si scopre capopopolo, aizzando l'insurrezione di tutti i sindaci pugliesi. Evidentemente la fiducia nello Stato è ad intermittenza. A convenienza".