Territorio
Franco Metta parla di confraternite, GE.CO.CI, cimitero
“Polemiche pretestuose, insultanti e offensive nei confronti del nostro Vescovo. Vi racconto cosa è successo partendo dal’appalto cimitero di Giannatempo”
Cerignola - lunedì 30 dicembre 2019
18.39
Nella trasmissione radiofonica "Il cielo è sempre più blu" andata in onda sui canali della emittente cittadina TRC nella giornata di ieri, domenica 29 Dicembre, il sospeso Sindaco di Cerignola, avv. Francesco Metta, ha fatto chiarezza sui rapporti che hanno caratterizzato la collaborazione tra Amministrazione Comunale - Confraternite - GE.CO.CI. - Vescovo Mons. Luigi Renna in merito alla gestione del cimitero e delle lampade votive, argomento centrale che vede, in questi giorni, il Vescovo al centro di attacchi e, come definite da Franco Metta "Polemiche pretestuose, insultanti, offensive e ingiuriose nei confronti del nostro Vescovo"
L'avv. Francesco Metta ha introdotto la trasmissione radiofonica partendo da quella che fu la gara di appalto per la gestione del cimitero e delle lampade votive, bandita dalla Amministrazione Grannatempo, vinta dalla SCEAP srl di Andria nel marzo 2015, sempre sotto l'Amministrazione Giannatempo. Un progetto di finanza di circa 12 milioni e 300mila euro, la cui gestione fu affidata dalla SCEAP alla GE.CO.CI. nel 2016.
«Chi ci amministrava prima, l'amministrazione Giannatempo, con una mano aveva appaltato la gara di gestione del cimitero, compresa a quelle delle lampade votive, vinta da SCEAP, che poi aveva affidato la gestione a GE.CO.CI., con l'altra mano la gestione delle stesse lampade votive l'aveva concessa alle Confraternite. Senza fare complicazioni, l'Amministrazione Giannatempo aveva affidato la gestione della stessa cosa a due soggetti diversi ed era fatale che questi arrivassero ad un conflitto.
Cosa poteva succedere? Un contenzioso infinito con danni per tutti, per la GE.CO.CI., per le Confraternite, per l'Amministrazione Comunale, per i cittadini che avrebbero pagato un aumento indiscriminato del canone delle lampade votive. Poteva succedere che il servizio si paralizzasse per una serie di veti incrociati tra confraternite e GE.CO.CI.. Cosa fecero il Sindaco ed il Vescovo?
Non avevamo nessun tipo di interesse, non c'era da prendere un euro per le casse comunali, per il Vescovo o per la Curia. Cera soltanto da evitare un disservizio, una serie di giudizi il cui esito si sarebbe atteso per anni, evitare aumenti pesanti e incriminati, c'era solo da gestire e garantire tutto ciò. Lo abbiamo fatto noi, io in qualità di Sindaco ed il Vescovo».
In quel periodo, come tutti possono ricordare, le Confraternite invitarono gli utenti a non versare la quota di € 31,50 per le lampade votive e, nel contempo, sospesero il servizio nelle tombe confraternali, motivo per cui furono denunciate per interruzione di pubblico servizio dalla GE.CO.CI. Scontri legali e denunce tra confraternite e GE.CO.CI., ricorso al Presidente della Repubblica avanzato dalle stesse confraternite.
«Abbiamo invitato i due soggetti contendenti a sedersi intorno ad un tavolo. Ricordiamo che le due parti avevano già messo in movimento i loro avvocati con diffide, contestazioni, c'era addirittura pendenza di giudizi che non si sapeva come andavano a finire, a favore o contro chi sarebbero andati. Io e il Vescovo ci siamo seduti ai due capi dello stesso tavolo, abbiamo invitato in contendenti a stare allo stesso tavolo mettendoli d'accordo avendo come scopo quello di evitare giudizi inappropriati, garantire ai cittadini che non si sarebbe interrotto il servizio, garantire che si adeguasse il costo del servizio, bloccato da tempo, e che non raggiungesse un peso economico esagerato. Abbiamo speso la nostra autorità, morale e spirituale il Vescovo, politica il Sindaco, per favorire un accordo. Abbiamo avuto la collaborazione di tante persone di buona volontà da ambedue le parti, abbiamo avuto i sobillatori che speravano succedesse qualcosa. Abbiamo trovato un giusto equilibrio, una giusta compensazione ed un accordo che vedeva protagonisti le Confraternite soddisfatte, la GE.CO.CI. soddisfatta, soddisfazione da parte de Sindaco e del vescovo che erano riusciti ad evitare conflitti e contrapposizioni esagerate. Il Vescovo, pur non essendo in nessun modo interessato alla questione, ha esercitato la sua autorità morale nei confronti delle Confraternite, che sono autonome ma rispettano il ruolo di guida dei Vescovi. Non è successo nulla di drammatico, nessuno si è arricchito a scapito di un altro e abbiamo messo una pezza ad un errore, ad una decisione contraddittoria della Amministrazione Giannatempo che aveva affidato la gestione delle stesse lampade votive con una mano alle Gecoci e con l'altra alle Confraternite».
L'avv. Francesco Metta entra nel merito della relazione prefettizia di scioglimento del Consiglio Comunale di Cerignola per infiltrazioni mafiose, nella quel viene citata la società GE.CO.CI. motivo per cui sono nate le contestazioni al Vescovo e alla Chiesa cerignolana "rea" di aver trattato con società infiltrate dalla mafia.
«Si è detto "La GE.CO.CI. è società citata nella relazione prefettizia", questa è una enorme falsità. La GE.CO.CI. viene citata senza che si faccia alcun appunto , contestazione, nulla di nulla, c'è un rigo nella relazione nel quale si dice che la GE.CO.CI., subentrata a SCEAP, che vinse l'appalto con la Amministrazione Giannatempo e di cui io non centro nulla in quanto l'ho trovato già nelle mie carte, e che diede in subappalto ad una ditta una certa quantità di lavori edili che non supera il 4% dell'ammontare dell'appalto, come da disciplinare di gara, legittimamente senza alcuna violazione di legge. Poi hanno scoperto che il titolare di questa ditta che ha avuto il subappalto, 20 anni prima, aveva avuto un problema con la legge, problema largamente superato, per il quale è stato riabilitato 20 anni prima e che con la mafia e con la delinquenza non ha nulla a che vedere».
Infine la stoccata da parte del già Sindaco Metta alla società GE.CO.CI. incapace di difendersi, colpevolmente silente rispetto alla moltitudine di accuse diffamatorie che hanno causato la gogna mediatica nei confronti del Vescovo Mons. Luigi Renna.
«L'unico rimprovero che mi sento di fare e diretto alla GE.CO.CI., visto che è stata tirata in ballo in questa polemica. Io contesto loro di essere una società priva di attributi. Evidentemente la GE.CO.CI. non si sa far rispettare perché quando qualcuno mette in discussione il buon nome di una azienda che nulla ha a che vedere con attività illecite e mafiose , questa dovrebbe difendersi e reagire. Ma, a quanto pare, il rappresentante legale della GE.CO.CI. è un mollaccione e questi sono i risultati perché quando si tace e non ci si difende è evidente che poi si inneschi un meccanismo in base al quale le bugie che dice uno, senza fondamento, diventano simil verità».
L'avv. Francesco Metta ha introdotto la trasmissione radiofonica partendo da quella che fu la gara di appalto per la gestione del cimitero e delle lampade votive, bandita dalla Amministrazione Grannatempo, vinta dalla SCEAP srl di Andria nel marzo 2015, sempre sotto l'Amministrazione Giannatempo. Un progetto di finanza di circa 12 milioni e 300mila euro, la cui gestione fu affidata dalla SCEAP alla GE.CO.CI. nel 2016.
«Chi ci amministrava prima, l'amministrazione Giannatempo, con una mano aveva appaltato la gara di gestione del cimitero, compresa a quelle delle lampade votive, vinta da SCEAP, che poi aveva affidato la gestione a GE.CO.CI., con l'altra mano la gestione delle stesse lampade votive l'aveva concessa alle Confraternite. Senza fare complicazioni, l'Amministrazione Giannatempo aveva affidato la gestione della stessa cosa a due soggetti diversi ed era fatale che questi arrivassero ad un conflitto.
Cosa poteva succedere? Un contenzioso infinito con danni per tutti, per la GE.CO.CI., per le Confraternite, per l'Amministrazione Comunale, per i cittadini che avrebbero pagato un aumento indiscriminato del canone delle lampade votive. Poteva succedere che il servizio si paralizzasse per una serie di veti incrociati tra confraternite e GE.CO.CI.. Cosa fecero il Sindaco ed il Vescovo?
Non avevamo nessun tipo di interesse, non c'era da prendere un euro per le casse comunali, per il Vescovo o per la Curia. Cera soltanto da evitare un disservizio, una serie di giudizi il cui esito si sarebbe atteso per anni, evitare aumenti pesanti e incriminati, c'era solo da gestire e garantire tutto ciò. Lo abbiamo fatto noi, io in qualità di Sindaco ed il Vescovo».
In quel periodo, come tutti possono ricordare, le Confraternite invitarono gli utenti a non versare la quota di € 31,50 per le lampade votive e, nel contempo, sospesero il servizio nelle tombe confraternali, motivo per cui furono denunciate per interruzione di pubblico servizio dalla GE.CO.CI. Scontri legali e denunce tra confraternite e GE.CO.CI., ricorso al Presidente della Repubblica avanzato dalle stesse confraternite.
«Abbiamo invitato i due soggetti contendenti a sedersi intorno ad un tavolo. Ricordiamo che le due parti avevano già messo in movimento i loro avvocati con diffide, contestazioni, c'era addirittura pendenza di giudizi che non si sapeva come andavano a finire, a favore o contro chi sarebbero andati. Io e il Vescovo ci siamo seduti ai due capi dello stesso tavolo, abbiamo invitato in contendenti a stare allo stesso tavolo mettendoli d'accordo avendo come scopo quello di evitare giudizi inappropriati, garantire ai cittadini che non si sarebbe interrotto il servizio, garantire che si adeguasse il costo del servizio, bloccato da tempo, e che non raggiungesse un peso economico esagerato. Abbiamo speso la nostra autorità, morale e spirituale il Vescovo, politica il Sindaco, per favorire un accordo. Abbiamo avuto la collaborazione di tante persone di buona volontà da ambedue le parti, abbiamo avuto i sobillatori che speravano succedesse qualcosa. Abbiamo trovato un giusto equilibrio, una giusta compensazione ed un accordo che vedeva protagonisti le Confraternite soddisfatte, la GE.CO.CI. soddisfatta, soddisfazione da parte de Sindaco e del vescovo che erano riusciti ad evitare conflitti e contrapposizioni esagerate. Il Vescovo, pur non essendo in nessun modo interessato alla questione, ha esercitato la sua autorità morale nei confronti delle Confraternite, che sono autonome ma rispettano il ruolo di guida dei Vescovi. Non è successo nulla di drammatico, nessuno si è arricchito a scapito di un altro e abbiamo messo una pezza ad un errore, ad una decisione contraddittoria della Amministrazione Giannatempo che aveva affidato la gestione delle stesse lampade votive con una mano alle Gecoci e con l'altra alle Confraternite».
L'avv. Francesco Metta entra nel merito della relazione prefettizia di scioglimento del Consiglio Comunale di Cerignola per infiltrazioni mafiose, nella quel viene citata la società GE.CO.CI. motivo per cui sono nate le contestazioni al Vescovo e alla Chiesa cerignolana "rea" di aver trattato con società infiltrate dalla mafia.
«Si è detto "La GE.CO.CI. è società citata nella relazione prefettizia", questa è una enorme falsità. La GE.CO.CI. viene citata senza che si faccia alcun appunto , contestazione, nulla di nulla, c'è un rigo nella relazione nel quale si dice che la GE.CO.CI., subentrata a SCEAP, che vinse l'appalto con la Amministrazione Giannatempo e di cui io non centro nulla in quanto l'ho trovato già nelle mie carte, e che diede in subappalto ad una ditta una certa quantità di lavori edili che non supera il 4% dell'ammontare dell'appalto, come da disciplinare di gara, legittimamente senza alcuna violazione di legge. Poi hanno scoperto che il titolare di questa ditta che ha avuto il subappalto, 20 anni prima, aveva avuto un problema con la legge, problema largamente superato, per il quale è stato riabilitato 20 anni prima e che con la mafia e con la delinquenza non ha nulla a che vedere».
Infine la stoccata da parte del già Sindaco Metta alla società GE.CO.CI. incapace di difendersi, colpevolmente silente rispetto alla moltitudine di accuse diffamatorie che hanno causato la gogna mediatica nei confronti del Vescovo Mons. Luigi Renna.
«L'unico rimprovero che mi sento di fare e diretto alla GE.CO.CI., visto che è stata tirata in ballo in questa polemica. Io contesto loro di essere una società priva di attributi. Evidentemente la GE.CO.CI. non si sa far rispettare perché quando qualcuno mette in discussione il buon nome di una azienda che nulla ha a che vedere con attività illecite e mafiose , questa dovrebbe difendersi e reagire. Ma, a quanto pare, il rappresentante legale della GE.CO.CI. è un mollaccione e questi sono i risultati perché quando si tace e non ci si difende è evidente che poi si inneschi un meccanismo in base al quale le bugie che dice uno, senza fondamento, diventano simil verità».