
Vita di città
Festa della Madonna di Ripalta: tra sacro e profano
Inizia oggi la tre giorni della Festa Patronale a Cerignola
Cerignola - giovedì 7 settembre 2017
9.54
"Dopo la Madonna": è l'usuale frase che si pronuncia a Cerignola, per rinviare ancora un po' la ripresa lavorativa, dopo le ferie estive, anche per chi non fa le ferie. Serve per rinviare ancora di qualche giorno certi impegni e certe incombenze.
"Dopo la Madonna" lo si dice anche con un senso di malinconia, attenuata dalla gioia della Festa, con tutti i suoi risvolti soprattutto ricreativi.
Non manca l'aspetto religioso, per i fedelissimi della Madonna di Ripalta, anche se per molti di questi la sacralità della ricorrenza e della religione termina con i fuochi dell'8 settembre.
E' una festa che, per vari motivi, è molto sentita ed è l'occasione per molti emigrati, anche senza valigia di cartone, di tornare nel proprio paese natio, per rivedere la propria città di nascita, per rivivere i ricordi di fanciullezza o gioventù, e per incontrare ancora una volta i parenti e gli amici (miseri!) che sono rimasti in città. Ma potranno godere quei momenti di ritorno a casa con piacere e con entusiasmo (tanto sanno che poi andranno via, anche se alcuni lo faranno a malincuore) e vivere dei giorni diversi dalla routine quotidiana delle città di adozione.
Magari andranno via pure lamentandosi di certe arretratezze e di alcune brutte abitudini che tardano a scomparire, ma con la convinzione che, in ogni caso, è la loro città e la loro festa. Forse la rabbia è talmente forte perché attendono quell'evoluzione che anche tutti gli "indigeni" desiderano, per poter vivere in una città prosperosa e serena. Ma la festa è la Festa e, se molti storceranno il naso per la confusione creata dalle giostre che sporcano e disturbano chi non l'accetta di buon grado e non vedono l'ora che tutto finisca, gli stessi dovranno "rispettare" la festa di tutti e viverla, anche se di riflesso.
E' un momento per alcuni di farsi "vedere", di uscire dalla "tana" del proprio quartiere e indossare il vestito buono. E' vero che non è più la situazione di decenni fa, quando per il corso "strusciava" la nonna ottantenne che non usciva dalla liberazione dell'Italia o della figlia (femmina) che finalmente metteva il naso fuori di casa per farsi ammirare da qualche ragazzotto, che diversamente non avrebbe potuto conoscere. Però, l'occasione è ghiotta per stare nella calca, per dire "ci sono anch'io", per vivere un momento di confusione di una volta all'anno.
La festa finirà, conserveremo gli strumenti della festa e aspetteremo impazienti l'anno prossimo: per fortuna noi Cerignolani abbiamo l'appendice del ritorno della Madonna nella sua casa in campagna.
"Dopo la Madonna" lo si dice anche con un senso di malinconia, attenuata dalla gioia della Festa, con tutti i suoi risvolti soprattutto ricreativi.
Non manca l'aspetto religioso, per i fedelissimi della Madonna di Ripalta, anche se per molti di questi la sacralità della ricorrenza e della religione termina con i fuochi dell'8 settembre.
E' una festa che, per vari motivi, è molto sentita ed è l'occasione per molti emigrati, anche senza valigia di cartone, di tornare nel proprio paese natio, per rivedere la propria città di nascita, per rivivere i ricordi di fanciullezza o gioventù, e per incontrare ancora una volta i parenti e gli amici (miseri!) che sono rimasti in città. Ma potranno godere quei momenti di ritorno a casa con piacere e con entusiasmo (tanto sanno che poi andranno via, anche se alcuni lo faranno a malincuore) e vivere dei giorni diversi dalla routine quotidiana delle città di adozione.
Magari andranno via pure lamentandosi di certe arretratezze e di alcune brutte abitudini che tardano a scomparire, ma con la convinzione che, in ogni caso, è la loro città e la loro festa. Forse la rabbia è talmente forte perché attendono quell'evoluzione che anche tutti gli "indigeni" desiderano, per poter vivere in una città prosperosa e serena. Ma la festa è la Festa e, se molti storceranno il naso per la confusione creata dalle giostre che sporcano e disturbano chi non l'accetta di buon grado e non vedono l'ora che tutto finisca, gli stessi dovranno "rispettare" la festa di tutti e viverla, anche se di riflesso.
E' un momento per alcuni di farsi "vedere", di uscire dalla "tana" del proprio quartiere e indossare il vestito buono. E' vero che non è più la situazione di decenni fa, quando per il corso "strusciava" la nonna ottantenne che non usciva dalla liberazione dell'Italia o della figlia (femmina) che finalmente metteva il naso fuori di casa per farsi ammirare da qualche ragazzotto, che diversamente non avrebbe potuto conoscere. Però, l'occasione è ghiotta per stare nella calca, per dire "ci sono anch'io", per vivere un momento di confusione di una volta all'anno.
La festa finirà, conserveremo gli strumenti della festa e aspetteremo impazienti l'anno prossimo: per fortuna noi Cerignolani abbiamo l'appendice del ritorno della Madonna nella sua casa in campagna.