Attualità
“Essere giovani oggi è tremendo”: dalle dichiarazioni di Ultimo ai racconti di cinque ragazzi di Cerignola
Il cantautore ha sottolineato che la maggior parte dei giovani non vota e non va in Chiesa
Cerignola - mercoledì 29 maggio 2024
7.15
Quella di oggi è davvero una generazione "allo sbaraglio"? I giovani di questa generazione non hanno più valori e hanno perso i punti di riferimento importanti? A tali domande sarebbe opportuno rispondere con la dovuta cautela, anzi sarebbe meglio astenersi, in quanto il rischio di generalizzazione è molto concreto.
Eppure c'è chi, senza alcuna remora, si lascia andare ad affermazioni generiche ed anche fuorvianti circa le nuove generazioni e ciò che le contraddistingue rispetto a quelle del passato.
Di recente, il cantautore italiano Ultimo, assai amato dai più giovani, ha affermato: "Essere giovani oggi è tremendo. Sei senza punti di riferimento. Non conosco nessun ragazzo della mia età che vada a votare e nessuno che vada in Chiesa".
Il punto di vista di Ultimo è condivisibile, ma opinabile. Sulla scorta di ciò, abbiamo raccolto alcune testimonianze di ragazzi di Cerignola che, con il loro stile di vita, raccontano un'altra realtà.
Fabiana, Michelangelo, Alessandro, Giuseppe M., Giuseppe A. sono giovanissimi studenti, accomunati dalla condivisione di valori e dal medesimo modo di vivere la loro splendida età.
Salve, ragazzi. La prima domanda che vogliamo rivolgervi riguarda la parte iniziale della dichiarazione di Ultimo. Vi sentite privi di punti di riferimento? Ritenete che essere giovani oggi sia "tremendo" come il cantautore ha affermato?
In realtà, essere giovani ai giorni d'oggi non è così "tremendo" come qualcuno può pensare. Ovviamente la nostra generazione viene etichettata perché costituita da ragazzi delinquenti, privi di talento, che proprio per questo nella vita non concluderanno nulla. A dire il vero non è affatto così, ci sono tanti giovani che possiedono doti e talenti anche nascosti. Come ha detto San Giovanni Bosco, "se vuoi che i giovani facciano quello che tu ami, ama quello che piace ai giovani" (Fabiana D'Alessandro, 17 anni, 4° anno liceo).
Essere un giovane oggi è qualcosa di indescrivibile, ci sono troppe cose da descrivere che non basterebbe un libro per farlo. (Michelangelo Cristiano, 17 anni, 4° anno liceo).
Sì, è vero, purtroppo essere giovani oggi è molto difficile, poiché senti di vivere in una società che non offre validi punti di riferimento, e dove tutto sembra privo di senso. A mio parere è proprio questo il motivo per cui regna sovrana l'indifferenza, e noi giovani siamo chiamati a dare un segno di speranza e cambiamento per un futuro migliore. (Alessandro Ricci, 18 anni, 4° anno Liceo Classico).
La società moderna ha assistito a una trasformazione culturale senza precedenti, che ha inevitabilmente influenzato le nuove generazioni, ed oggi ci troviamo di fronte a una realtà in cui i giovani sembrano avere perso di vista i valori fondamentali.
È importante riflettere su come sia possibile recuperare il senso di comunità e il valore delle relazioni umane autentiche, al fine di costruire un futuro più equilibrato e sostenibile per tutti noi.
Crediamo fortemente che non vi sia una perdita di valori ma che, come in ogni generazione, vi siano dei cambiamenti di prospettive e di priorità: tra i valori che affiorano maggiormente tra noi giovani vi sono l'empatia, l'uguaglianza, la sostenibilità, la creatività e l'autenticità.
Questi valori riflettono la ricerca di una società più inclusiva, equa e rispettosa dell'ambiente. In un'era caratterizzata dalla tecnologia e dalla globalizzazione, è fondamentale ritrovare e promuovere tali valori per il benessere individuale e collettivo e noi pensiamo di essere una generazione attenta a questo tipo di valori. A dispetto di quanto possa affermare e pensare Ultimo e/o chi come lui. (Giuseppe Matera, 18 anni, 4° anno scuola superiore).
Nella società odierna scarseggiano purtroppo punti di riferimento per noi ragazzi, mancano persone mature e coerenti. Solo grazie a queste noi giovani possiamo migliorarci sempre di più.
Secondo me oggi essere un ragazzo/a non è affatto tremendo. Piuttosto è una sfida per fare sempre meglio e migliorare la società. Noi siamo il presente, noi siamo il futuro. (Giuseppe Abate, 19 anni, 5° anno Liceo).
La seconda domanda è in realtà un commento alla seconda parte della dichiarazione di Ultimo. Voi invece andrete a votare e frequentate regolarmente la Parrocchia. Vi sentite "diversi" dai ragazzi descritti dal cantautore?
Io sono una ragazza che andrà a votare e frequenta la Chiesa. Anche se Ultimo ritiene "diversi" i giovani che compiono azioni del genere, io non mi sento così fuori dagli schemi per essere definita diversa. Ognuno di noi possiede nel proprio animo qualcosa che non ci farà mai sentire fuori dal mondo rispetto ai nostri coetanei che scelgono altro. (Fabiana D'Alessandro)
Noi ragazzi che frequentiamo la Parrocchia ci differenziamo dagli altri solo se questi hanno una mentalità stupida ed infantile, pur avendo la stessa età. (Michelangelo Cristiano)
Molte volte mi sono sentito "diverso" da altri miei coetanei. Personalmente cerco sempre di dare il mio contributo e portare fuori dall'ambiente parrocchiale ciò che imparo, anche se purtroppo a volte si viene giudicati e non compresi. (Alessandro Ricci).
La Chiesa non è il nostro castello in cui ci proteggiamo dall'influsso del mondo, anzi, in questo modo cerchiamo una via che apra le porte del castello e vada fuori per incontrare la gente, per aiutare la gente, per sostenere il futuro, per credere ancora che una umanità bella possa esistere e germogliare in un incastro senza precedenti.
La maggior parte della gente è fuori ma se Dio chiama i giovani, chiama anche i giovani che non vengono da noi; siamo noi la sua missione, quella di trasmettere questa vocazione. La sua chiamata.
Quando usciamo dal nostro "castello", ci accorgiamo che dobbiamo cambiare lingua, perché la gente parla un altro linguaggio, ha un altro modo di pensare e, per arrivare al cuore e all'anima della gente, dobbiamo saper parlare con la loro lingua.
Andremo a votare per un Paese che possa e sappia fare la differenza e continueremo ad andare in chiesa affinché quella differenza diventi sale del mondo e luce della vita. (Giuseppe Matera)
Noi giovani siamo stati chiamati a votare perché è un nostro diritto/dovere, il nostro voto può fare la differenza nella società. Io frequento la Parrocchia dei Sacri Cuori con altri ragazzi della mia età , e non ci sentiamo affatto diversi dagli altri, perché siamo tutti uguali, anche se ovviamente con pensieri e valori differenti. Proprio per questo dobbiamo far capire agli adulti che devono restarci accanto, dandoci sempre il buon esempio, in modo da poter migliorare insieme la società. (Giuseppe Abate)
Di fronte a dichiarazioni "forti" come quelle di Ultimo che potrebbero influenzare la psiche di alcuni ragazzi, voi cosa sentite di rispondere?
Molte volte, oggi, noi giovani non veniamo ascoltati e compresi. Gli adulti dovrebbero offrire soltanto un po' di supporto ed avere maggiore empatia verso il mondo giovanile. (Fabiana D'Alessandro)
Andare in Chiesa o frequentare la comunità parrocchiale non è solo una questione religiosa, ma anche di crescita personale, a prescindere dalla situazione familiare, se un ragazzo sente il desiderio di nutrire il proprio intelletto e la propria anima non dovrebbe sprecare il suo tempo restando nell'ignoranza. (Michelangelo Cristiano).
Per noi ragazzi, purtroppo, non è facile farsi una propria personale opinione sulle varie questioni di attualità oggetto di discussioni come questa, perché la maggior parte di noi ha paura di essere "scartata" dalla società. Il risultato è l'omologazione, che porta tanti giovani alla mancanza di personalità e di un pensiero critico. (Alessandro Ricci).
Ogni generazione ha le sue fragilità, non solo la nostra. E' fondamentale fornire punti di riferimento per aiutarci ad avere un maggiore senso della realtà e della responsabilità. Ognuno dovrebbe capire che crescere non fa così paura, e che per ogni problema esiste una soluzione. Bisogna tornare a sperare e credere nel futuro. (Giuseppe Matera).
Noi ragazzi non dobbiamo avere paura di crescere e dei pregiudizi che vi sono nella società, bisogna essere consapevoli e scegliere sempre il bene anziché il male. Grazie ai nostri comportamenti potremo migliorare il futuro e chi verrà dopo di noi. (Giuseppe Abate)
Perché, secondo la vostra esperienza, un giovane dovrebbe frequentare una Parrocchia e andare a votare, se gli adulti invece ritengono di aver perso fiducia nella politica e nella Chiesa?
Un ragazzo/a della mia età dovrebbe andare a votare o frequentare la Chiesa per arricchire la propria formazione personale, per acquisire una responsabilità civica e contribuire ad una società migliore. Questo indipendentemente dai pregiudizi o dalla sfiducia che gli adulti provano, non facciamoci influenzare! (Fabiana D'Alessandro)
Invece di seguire falsi idoli, è forse il momento di svegliarsi e mettere la testa a posto! (Michelangelo Cristiano)
A mio parere al giorno d'oggi è molto importante frequentare una parrocchia, perché permette di vivere quei valori che si stanno perdendo ed anche perché è un luogo che permette di fare un cammino sia di fede che di crescita, fa comprendere l'importanza e la bellezza di stare insieme, e si diventa una grande famiglia. Molto importante è l'esempio e la guida degli adulti, che sono chiamati a dare fiducia e speranza a noi giovani, anche se spesso non accade, e forse è per questo che molti coetanei scelgono di allontanarsi e di non frequentare la chiesa. (Alessandro Ricci)
Dobbiamo dare un'immagine dinamica di Dio, altrimenti la chiesa non può essere dinamica perché i giovani cambiano sempre. Riaggiustarsi sulle generazioni che cambiano significa stare e rimanere aperti a Dio e essere fedeli alla missione. La missione deve farli cambiare; la conversione pastorale avviene nell'incontro che i pastori hanno con la gente, soprattutto con gli adulti che sono disillusi e hanno smesso di credere. Credo che di esempio possono essere non sono solo gli adulti, ma possiamo esserlo anche noi per loro. (Giuseppe Matera)
Ogni giovane dovrebbe frequentare la Parrocchia, perché è un posto sicuro che offre opportunità di crescita e di condivisione. La parrocchia è segno di amore e casa che accoglie. Come disse Don Bosco, ogni ragazzo/a è chiamato a questa vocazione, ossia crescere nell'amore di Dio. Molte volte viene detto che gli adulti sono dei punti di riferimento per noi, ma io vi chiedo: perché noi giovani non possiamo esserlo per loro? I tempi sono cambiati e la società deve essere pronta ad evolvere. Ecco perché anche il nostro voto fa la differenza. (Giuseppe Abate).
La nostra società è ormai omologata e "massifica" tutto, anche i comportamenti. Cosa consigliate ai vostri coetanei che invece non si omologano e vogliono distinguersi "nel bene"?
In un mondo sempre più omologato, è sempre più difficile "fare la differenza", anzi potrebbe essere considerata una vera e propria sfida. Il consiglio che sento di dare ai miei coetanei è di essere positivi e optare per la buona educazione e la creatività in ogni ambiente che si frequenta. (Fabiana D'Alessandro)
Ai miei coetanei vorrei dire: non importa quante volte vi sentirete strani o diversi, l'importante è continuare a seguire la strada giusta, anche se ciò vi costerà l'addio ad alcuni che non condividono le vostre idee. (Michelangelo Cristiano)
Il mio invito è di continuare per la loro strada perché possono essere un segno di distinzione nella nostra società omologata. Certamente ciò costa fatica, si viene giudicati "diversi" dalla massa perché si va controcorrente, ma ciò non deve scoraggiare. Bisogna avere il coraggio di fare la differenza! (Alessandro Ricci)
Carlo Acutis, un giovane beato che presto diventerà santo diceva: "Tutti nascono originali, ma molti muoiono fotocopie". Credo che, in queste parole, vi sia proprio tutto il pensiero del nostro tempo: nasciamo in un'originalità unica ma spesso ci trasformiamo in mere fotocopie che nulla danno al nostro tempo.
Il processo di omologazione serve ai giovani per sentirsi parte di qualcosa. Noi esseri umani siamo infatti degli animali sociali e abbiamo bisogno del gruppo per sopravvivere e crescere e se non ci si omologa, si viene etichettati come diversi.
Questa diversità può essere giudicata come positiva ed essere oggetto di ammirazione, oppure può essere vista come una stranezza che porta ad esclusione o, nei casi peggiori, a bullismo. Come per qualsiasi cosa, penso che la soluzione migliore sia nel mezzo: se da un lato è importante sperimentare momenti di omologazione e condivisione, dall'altro è indispensabile riconoscere le nostre differenze individuali.
Questo equilibrio permette di abbracciare ogni stranezza con occhio curioso ed interessato, come se stessimo mostrando o osservando ciò che ci contraddistingue gli uni dagli altri e ci rende unici. (Giuseppe Matera)
Oggi si tende a seguire la massa, ma invito i giovani e i miei coetanei a riflettere sulle parole di Carlo Acutis, che a breve sarà canonizzato dal Santo Padre: "Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie". Prendiamo esempio da lui, e cerchiamo di costruire un futuro migliore, con giovani che non seguono ciò che fa la massa, ma si distinguono scegliendo la strada del bene. Credete sempre nei vostro sogni: il presente ed il futuro è nelle nostre mani! (Giuseppe Abate)
Eppure c'è chi, senza alcuna remora, si lascia andare ad affermazioni generiche ed anche fuorvianti circa le nuove generazioni e ciò che le contraddistingue rispetto a quelle del passato.
Di recente, il cantautore italiano Ultimo, assai amato dai più giovani, ha affermato: "Essere giovani oggi è tremendo. Sei senza punti di riferimento. Non conosco nessun ragazzo della mia età che vada a votare e nessuno che vada in Chiesa".
Il punto di vista di Ultimo è condivisibile, ma opinabile. Sulla scorta di ciò, abbiamo raccolto alcune testimonianze di ragazzi di Cerignola che, con il loro stile di vita, raccontano un'altra realtà.
Fabiana, Michelangelo, Alessandro, Giuseppe M., Giuseppe A. sono giovanissimi studenti, accomunati dalla condivisione di valori e dal medesimo modo di vivere la loro splendida età.
Salve, ragazzi. La prima domanda che vogliamo rivolgervi riguarda la parte iniziale della dichiarazione di Ultimo. Vi sentite privi di punti di riferimento? Ritenete che essere giovani oggi sia "tremendo" come il cantautore ha affermato?
In realtà, essere giovani ai giorni d'oggi non è così "tremendo" come qualcuno può pensare. Ovviamente la nostra generazione viene etichettata perché costituita da ragazzi delinquenti, privi di talento, che proprio per questo nella vita non concluderanno nulla. A dire il vero non è affatto così, ci sono tanti giovani che possiedono doti e talenti anche nascosti. Come ha detto San Giovanni Bosco, "se vuoi che i giovani facciano quello che tu ami, ama quello che piace ai giovani" (Fabiana D'Alessandro, 17 anni, 4° anno liceo).
Essere un giovane oggi è qualcosa di indescrivibile, ci sono troppe cose da descrivere che non basterebbe un libro per farlo. (Michelangelo Cristiano, 17 anni, 4° anno liceo).
Sì, è vero, purtroppo essere giovani oggi è molto difficile, poiché senti di vivere in una società che non offre validi punti di riferimento, e dove tutto sembra privo di senso. A mio parere è proprio questo il motivo per cui regna sovrana l'indifferenza, e noi giovani siamo chiamati a dare un segno di speranza e cambiamento per un futuro migliore. (Alessandro Ricci, 18 anni, 4° anno Liceo Classico).
La società moderna ha assistito a una trasformazione culturale senza precedenti, che ha inevitabilmente influenzato le nuove generazioni, ed oggi ci troviamo di fronte a una realtà in cui i giovani sembrano avere perso di vista i valori fondamentali.
È importante riflettere su come sia possibile recuperare il senso di comunità e il valore delle relazioni umane autentiche, al fine di costruire un futuro più equilibrato e sostenibile per tutti noi.
Crediamo fortemente che non vi sia una perdita di valori ma che, come in ogni generazione, vi siano dei cambiamenti di prospettive e di priorità: tra i valori che affiorano maggiormente tra noi giovani vi sono l'empatia, l'uguaglianza, la sostenibilità, la creatività e l'autenticità.
Questi valori riflettono la ricerca di una società più inclusiva, equa e rispettosa dell'ambiente. In un'era caratterizzata dalla tecnologia e dalla globalizzazione, è fondamentale ritrovare e promuovere tali valori per il benessere individuale e collettivo e noi pensiamo di essere una generazione attenta a questo tipo di valori. A dispetto di quanto possa affermare e pensare Ultimo e/o chi come lui. (Giuseppe Matera, 18 anni, 4° anno scuola superiore).
Nella società odierna scarseggiano purtroppo punti di riferimento per noi ragazzi, mancano persone mature e coerenti. Solo grazie a queste noi giovani possiamo migliorarci sempre di più.
Secondo me oggi essere un ragazzo/a non è affatto tremendo. Piuttosto è una sfida per fare sempre meglio e migliorare la società. Noi siamo il presente, noi siamo il futuro. (Giuseppe Abate, 19 anni, 5° anno Liceo).
La seconda domanda è in realtà un commento alla seconda parte della dichiarazione di Ultimo. Voi invece andrete a votare e frequentate regolarmente la Parrocchia. Vi sentite "diversi" dai ragazzi descritti dal cantautore?
Io sono una ragazza che andrà a votare e frequenta la Chiesa. Anche se Ultimo ritiene "diversi" i giovani che compiono azioni del genere, io non mi sento così fuori dagli schemi per essere definita diversa. Ognuno di noi possiede nel proprio animo qualcosa che non ci farà mai sentire fuori dal mondo rispetto ai nostri coetanei che scelgono altro. (Fabiana D'Alessandro)
Noi ragazzi che frequentiamo la Parrocchia ci differenziamo dagli altri solo se questi hanno una mentalità stupida ed infantile, pur avendo la stessa età. (Michelangelo Cristiano)
Molte volte mi sono sentito "diverso" da altri miei coetanei. Personalmente cerco sempre di dare il mio contributo e portare fuori dall'ambiente parrocchiale ciò che imparo, anche se purtroppo a volte si viene giudicati e non compresi. (Alessandro Ricci).
La Chiesa non è il nostro castello in cui ci proteggiamo dall'influsso del mondo, anzi, in questo modo cerchiamo una via che apra le porte del castello e vada fuori per incontrare la gente, per aiutare la gente, per sostenere il futuro, per credere ancora che una umanità bella possa esistere e germogliare in un incastro senza precedenti.
La maggior parte della gente è fuori ma se Dio chiama i giovani, chiama anche i giovani che non vengono da noi; siamo noi la sua missione, quella di trasmettere questa vocazione. La sua chiamata.
Quando usciamo dal nostro "castello", ci accorgiamo che dobbiamo cambiare lingua, perché la gente parla un altro linguaggio, ha un altro modo di pensare e, per arrivare al cuore e all'anima della gente, dobbiamo saper parlare con la loro lingua.
Andremo a votare per un Paese che possa e sappia fare la differenza e continueremo ad andare in chiesa affinché quella differenza diventi sale del mondo e luce della vita. (Giuseppe Matera)
Noi giovani siamo stati chiamati a votare perché è un nostro diritto/dovere, il nostro voto può fare la differenza nella società. Io frequento la Parrocchia dei Sacri Cuori con altri ragazzi della mia età , e non ci sentiamo affatto diversi dagli altri, perché siamo tutti uguali, anche se ovviamente con pensieri e valori differenti. Proprio per questo dobbiamo far capire agli adulti che devono restarci accanto, dandoci sempre il buon esempio, in modo da poter migliorare insieme la società. (Giuseppe Abate)
Di fronte a dichiarazioni "forti" come quelle di Ultimo che potrebbero influenzare la psiche di alcuni ragazzi, voi cosa sentite di rispondere?
Molte volte, oggi, noi giovani non veniamo ascoltati e compresi. Gli adulti dovrebbero offrire soltanto un po' di supporto ed avere maggiore empatia verso il mondo giovanile. (Fabiana D'Alessandro)
Andare in Chiesa o frequentare la comunità parrocchiale non è solo una questione religiosa, ma anche di crescita personale, a prescindere dalla situazione familiare, se un ragazzo sente il desiderio di nutrire il proprio intelletto e la propria anima non dovrebbe sprecare il suo tempo restando nell'ignoranza. (Michelangelo Cristiano).
Per noi ragazzi, purtroppo, non è facile farsi una propria personale opinione sulle varie questioni di attualità oggetto di discussioni come questa, perché la maggior parte di noi ha paura di essere "scartata" dalla società. Il risultato è l'omologazione, che porta tanti giovani alla mancanza di personalità e di un pensiero critico. (Alessandro Ricci).
Ogni generazione ha le sue fragilità, non solo la nostra. E' fondamentale fornire punti di riferimento per aiutarci ad avere un maggiore senso della realtà e della responsabilità. Ognuno dovrebbe capire che crescere non fa così paura, e che per ogni problema esiste una soluzione. Bisogna tornare a sperare e credere nel futuro. (Giuseppe Matera).
Noi ragazzi non dobbiamo avere paura di crescere e dei pregiudizi che vi sono nella società, bisogna essere consapevoli e scegliere sempre il bene anziché il male. Grazie ai nostri comportamenti potremo migliorare il futuro e chi verrà dopo di noi. (Giuseppe Abate)
Perché, secondo la vostra esperienza, un giovane dovrebbe frequentare una Parrocchia e andare a votare, se gli adulti invece ritengono di aver perso fiducia nella politica e nella Chiesa?
Un ragazzo/a della mia età dovrebbe andare a votare o frequentare la Chiesa per arricchire la propria formazione personale, per acquisire una responsabilità civica e contribuire ad una società migliore. Questo indipendentemente dai pregiudizi o dalla sfiducia che gli adulti provano, non facciamoci influenzare! (Fabiana D'Alessandro)
Invece di seguire falsi idoli, è forse il momento di svegliarsi e mettere la testa a posto! (Michelangelo Cristiano)
A mio parere al giorno d'oggi è molto importante frequentare una parrocchia, perché permette di vivere quei valori che si stanno perdendo ed anche perché è un luogo che permette di fare un cammino sia di fede che di crescita, fa comprendere l'importanza e la bellezza di stare insieme, e si diventa una grande famiglia. Molto importante è l'esempio e la guida degli adulti, che sono chiamati a dare fiducia e speranza a noi giovani, anche se spesso non accade, e forse è per questo che molti coetanei scelgono di allontanarsi e di non frequentare la chiesa. (Alessandro Ricci)
Dobbiamo dare un'immagine dinamica di Dio, altrimenti la chiesa non può essere dinamica perché i giovani cambiano sempre. Riaggiustarsi sulle generazioni che cambiano significa stare e rimanere aperti a Dio e essere fedeli alla missione. La missione deve farli cambiare; la conversione pastorale avviene nell'incontro che i pastori hanno con la gente, soprattutto con gli adulti che sono disillusi e hanno smesso di credere. Credo che di esempio possono essere non sono solo gli adulti, ma possiamo esserlo anche noi per loro. (Giuseppe Matera)
Ogni giovane dovrebbe frequentare la Parrocchia, perché è un posto sicuro che offre opportunità di crescita e di condivisione. La parrocchia è segno di amore e casa che accoglie. Come disse Don Bosco, ogni ragazzo/a è chiamato a questa vocazione, ossia crescere nell'amore di Dio. Molte volte viene detto che gli adulti sono dei punti di riferimento per noi, ma io vi chiedo: perché noi giovani non possiamo esserlo per loro? I tempi sono cambiati e la società deve essere pronta ad evolvere. Ecco perché anche il nostro voto fa la differenza. (Giuseppe Abate).
La nostra società è ormai omologata e "massifica" tutto, anche i comportamenti. Cosa consigliate ai vostri coetanei che invece non si omologano e vogliono distinguersi "nel bene"?
In un mondo sempre più omologato, è sempre più difficile "fare la differenza", anzi potrebbe essere considerata una vera e propria sfida. Il consiglio che sento di dare ai miei coetanei è di essere positivi e optare per la buona educazione e la creatività in ogni ambiente che si frequenta. (Fabiana D'Alessandro)
Ai miei coetanei vorrei dire: non importa quante volte vi sentirete strani o diversi, l'importante è continuare a seguire la strada giusta, anche se ciò vi costerà l'addio ad alcuni che non condividono le vostre idee. (Michelangelo Cristiano)
Il mio invito è di continuare per la loro strada perché possono essere un segno di distinzione nella nostra società omologata. Certamente ciò costa fatica, si viene giudicati "diversi" dalla massa perché si va controcorrente, ma ciò non deve scoraggiare. Bisogna avere il coraggio di fare la differenza! (Alessandro Ricci)
Carlo Acutis, un giovane beato che presto diventerà santo diceva: "Tutti nascono originali, ma molti muoiono fotocopie". Credo che, in queste parole, vi sia proprio tutto il pensiero del nostro tempo: nasciamo in un'originalità unica ma spesso ci trasformiamo in mere fotocopie che nulla danno al nostro tempo.
Il processo di omologazione serve ai giovani per sentirsi parte di qualcosa. Noi esseri umani siamo infatti degli animali sociali e abbiamo bisogno del gruppo per sopravvivere e crescere e se non ci si omologa, si viene etichettati come diversi.
Questa diversità può essere giudicata come positiva ed essere oggetto di ammirazione, oppure può essere vista come una stranezza che porta ad esclusione o, nei casi peggiori, a bullismo. Come per qualsiasi cosa, penso che la soluzione migliore sia nel mezzo: se da un lato è importante sperimentare momenti di omologazione e condivisione, dall'altro è indispensabile riconoscere le nostre differenze individuali.
Questo equilibrio permette di abbracciare ogni stranezza con occhio curioso ed interessato, come se stessimo mostrando o osservando ciò che ci contraddistingue gli uni dagli altri e ci rende unici. (Giuseppe Matera)
Oggi si tende a seguire la massa, ma invito i giovani e i miei coetanei a riflettere sulle parole di Carlo Acutis, che a breve sarà canonizzato dal Santo Padre: "Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie". Prendiamo esempio da lui, e cerchiamo di costruire un futuro migliore, con giovani che non seguono ciò che fa la massa, ma si distinguono scegliendo la strada del bene. Credete sempre nei vostro sogni: il presente ed il futuro è nelle nostre mani! (Giuseppe Abate)